L’acquisto di gas americano non risolve la partita dei dazi

Trump tratta con l’Ue su gas e cannoni per pareggiare i conti. Ma contratti blindati, mercato limitato e il Green Deal rendono il piano tutt’altro che semplice

Il negoziato commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea è iniziato, e si giocherà su due partite: gas e cannoni. Questo è ciò che Trump intende venderci, per ristabilire almeno parzialmente la bilancia commerciale che ora pende a favore dell’Europa per circa 50 miliardi di euro tra beni e servizi.

L’ipotesi più concreta è l’aumento degli ordini europei di gas naturale liquefatto (gnl), come suggerito da Von der Leyen e Meloni. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, in questo caso l’Oceano Atlantico che le navi metaniere devono attraversare per trasportare il metano tra le due sponde.

Guardiamo i numeri. Nel 2024 l’Italia ha pagato circa 1,7 miliardi di euro per il gas liquefatto in arrivo dagli Stati Uniti. Si è trattato di circa un terzo di tutto il metano rigassificato nei quattro – presto cinque – impianti presenti sulle coste italiane. Vale a dire circa il 10 per cento dell’intero consumo nazionale, che dipende per buona parte dal gas che arriva via tubo da Azerbaijan, Algeria, Libia e Nord Europa. Non è poco, ma certo si può fare di più. Altri stati europei già lo fanno: la Grecia importa dagli Usa l’81 per cento del gas liquefatto, i Paesi Bassi il 68 per cento, l’Unione Europea nel suo complesso il 41. Ma qui sorge una prima complicazione: i contratti di acquisto di metano non sono firmati dalla presidente del Consiglio, bensì dalle aziende private importatrici. Con cui il governo può avere un canale diretto – come nel caso di Eni ed Enel – oppure no. Comprare più gnl dagli Usa significherebbe ridurre gli acquisti dagli altri mercati, in particolare Algeria e Qatar, con cui abbiamo firmato contratti di fornitura decennali conditi con ogni probabilità da esose penali. E non sarebbe questo l’unico extra-costo: se gli operatori privati già oggi non si approvvigionano maggiormente dagli Stati Uniti è perché evidentemente la piazza americana non risulta più conveniente rispetto ad altri mercati. Altrimenti la mano invisibile del mercato del gnl avrebbe già fatto il suo lavoro, e non sarebbe necessario un pressing governativo.

Ma questo non è l’unico nodo che verrà al pettine. Il mercato del gas liquefatto è piuttosto limitato: nel complesso l’Italia ha sborsato poco meno di 5 miliardi di euro per il gnl nel 2024. Anche abbandonando tutti gli altri fornitori e approvvigionandosi solo dai terminali americani, il nostro surplus commerciale con gli Stati Uniti resterebbe comunque ampiamente positivo. Per di più se il prezzo europeo del metano dovesse diminuire ulteriormente, eventualità possibile qualora Trump riuscisse a mediare una soluzione tra Russia e Ucraina. Questo paradosso è già visibile: nel 2024 l’Italia ha acquistato quasi il 50 per cento in più di gas liquefatto Usa rispetto al 2022, ma la bolletta pagata agli americani si è dimezzata (da 3,7 miliardi a 1,7). Perché? Il motivo sta nel prezzo: nel 2022 ci trovavamo nel pieno della crisi energetica, e per la stessa nave metaniera in arrivo dagli Stati Uniti eravamo disposti a pagare 3-4 volte il prezzo attuale.

Una soluzione a tutti questi problemi in effetti ci sarebbe. Aumentare ulteriormente i nostri consumi di gas naturale. Invertendo il trend di riduzione iniziato proprio con la guerra in Ucraina e supportato dall’installazione di nuovi impianti rinnovabili. Ma significherebbe dire addio al Green Deal, che prevede un dimezzamento dei consumi di gas entro il 2030, e all’ambizione di ridurre i costi energetici pagati da imprese e famiglie italiane.

Va detto che questi potrebbero non essere degli ostacoli per Trump. Il presidente americano potrebbe aver bisogno di una semplice vittoria sulla carta con cui giustificare un accordo con l’Unione Europea. Uno scalpo da ostentare. Proprio come avvenne nel 2018, quando l’allora presidente della Commissione Juncker volò a Washington e trovò un accordo con Trump per porre fine alla prima guerra commerciale. Anche in quel caso la promessa europea fu di comprare più gas americano. Come andò a finire? In due anni gli Stati Uniti vendettero all’intera Unione Europea poco più di 3 miliardi di euro di gas. Meno dell’1 per cento del deficit commerciale americano.

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