Gli ultimi giorni parigini della star dei Doors e il nome misterioso di Jean de Breteuil. Lungo il filo della perdizione
“Tutti i protagonisti di questa triste storia sono morti, tranne me”. Questo disse, con l’amarezza di chi si ritiene sopravvissuta per caso, l’allora sessantasettenne Marianne Faithfull, durante un’intervista rilasciata nel 2014 alla rivista “Mojo” in occasione dell’uscita del suo album Give my love to London. La triste storia a cui si riferisce riguarda la controversa scomparsa di Jim Morrison, avvenuta a Parigi nella notte fra il 2 e il 3 luglio 1971, a proposito della quale la Faithfull aggiunge un particolare che ha tutta l’aria di una rivelazione: “Lo uccise il mio fidanzato.”
L’allora fidanzato di Marianne, da lei stessa definito “un essere orribile, quel genere di persone che sembrano strisciare sotto i sassi”, si chiamava Jean de Breteuil, un nome che quasi nessuno conosce, sebbene sia drammaticamente legato al destino di personaggi leggendari.
Nato nel 1949 in seno a un’aristocratica famiglia francese, Jean eredita una considerevole fortuna alla morte del padre, proprietario della maggior parte dei quotidiani francesi venduti nell’Africa settentrionale francofona. E’ giovane, bello, ricco, e non ha nessuna intenzione di lavorare. Come molti suoi coetanei benestanti preferisce viaggiare, partecipare ai parties e soprattutto drogarsi. Essendo però un tipo scaltro, non gli basta fare uso personale della droga. Lui punta più in alto e per distinguersi dagli altri si butta nel commercio, o per meglio dire, nello spaccio. Approfittando delle conoscenze paterne in Nordafrica, de Breteuil imbastisce rapporti con agenti corrotti dell’ambasciata marocchina con i quali comincia a trafficare prima in hashish e poi in eroina. Ben presto diventa il dealer più ricercato del jet set parigino e londinese, ma dopo un po’ si stufa e si trasferisce in California, ufficialmente per studiare all’università (si iscrive a UCLA), in realtà per incrementare i suoi commerci. Siamo nel 1967, Jean ha da poco compiuto diciotto anni. Nel giro di pochi mesi riesce a corrompere l’autista del consolato marocchino con lo scopo di farsi consegnare la posta diplomatica prima che venga recapitata in ambasciata. Facile intuire il contenuto di certi pacchi. “Il Conte”, come lo chiamano tutti, diventa ben presto un punto di riferimento non soltanto per gli studenti del campus. Nel suo appartamento a Westwood circolano attachés diplomatici, gente di spettacolo, bohémiens altolocati e varia umanità, tutti attratti dalla stessa merce che Jean distribuisce a piene mani. Fra loro c’è una bella ragazza dai capelli rossi. Si chiama Pamela Courson, è fidanzata con Jim Morrison, frontman della band più in voga del momento, grazie al successo clamoroso dell’album di debutto The Doors uscito proprio quell’anno. La relazione con Jim, seppur fusionale, si uniforma ai dettami della controcultura hippie che inneggia all’amore libero. Pamela è attratta da Jean, dalle sue origini nobiliari, e soprattutto dal fatto che insieme a lui può coltivare un vizio che invece Morrison disprezza: l’eroina. A questo si aggiunge l’opportunità di rifornire il suo negozio Themis, dono del fidanzato, di stoffe e oggetti esotici che acquista grazie alle conoscenze di de Breteuil in Marocco e India. Insieme andranno a Marrakech, alloggiati nella proprietà della famiglia de Breteuil, una splendida villa moresca progettata negli anni ’20 da una discendente del Presidente degli Stati Uniti Ulysses Grant. Fra i tanti ospiti illustri, a Villa Taylor aveva soggiornato anche Winston Churchill dopo che Franklin D. Roosevelt, con il quale aveva siglato gli accordi di Casablanca nel 1943, lo aveva esortato a non ripartire senza aver visitato Marrakech. I due statisti si erano così regalati qualche giorno di vacanza nella villa, allora quartier generale americano. Di sera, sulla terrazza in cima alla torre, si rilassavano guardando il sole tramontare sui monti dell’Atlante, paesaggio che Churchill volle immortalare in un dipinto di cui fece dono al Presidente americano (il Primo Ministro inglese era un notevole pittore). Quando, venticinque anni dopo, Pamela Courson soggiornò nella villa insieme a Jean, il quadro stava ancora lì.
Ma ai due dei tramonti interessa poco. Mentre Pamela va a caccia di articoli per il suo negozio di abbigliamento losangelino, Jean si rifornisce di eroina per i suoi ricercati clienti. Fra loro, Janis Joplin. Molto probabilmente la dose di eroina che stroncò la cantante il 4 ottobre del 1970 in una stanza d’albergo derivava dalla partita importata da de Breteuil, unico in città a smerciare la micidiale Chinese, cinquanta volte più potente dell’eroina in circolazione. Ipotesi confermata dalla cantante Mercy Fontenot, usata come cavia dal diabolico de Breteuil. Preoccupato di finire nel mirino degli inquirenti dopo la morte di Joplin, si presenta in casa della Fontenot con l’intento di farle provare la stessa eroina al fine di escludere o confermarne la letalità. Quasi in overdose, la Fontenot si salva perché, al contrario di Joplin, non è sola: il previdente de Breteuil ha con sé sufficiente cocaina, nota per contrastare gli effetti degli oppioidi, che si premura di iniettarle egli stesso.
La scomparsa di Janis Joplin, avvenuta a sole due settimane di distanza da quella di Jimi Hendrix, morto per lo stesso motivo, solleva un enorme scalpore. De Breteuil capisce che è meglio sparire dalla circolazione. Se ne torna a Parigi, Pamela Courson lo segue. Morrison, che sta vivendo un momento difficile dovuto all’abuso di alcool conseguente alla difficoltà di governare un successo impressionante e al rifiuto di sottostare alle sue regole, partirebbe volentieri insieme a Pamela, tantopiù che sulla sua testa pende una denuncia per atti osceni in luogo pubblico (avrebbe mostrato i genitali durante un concerto) per la quale rischia l’arresto, ma ha un impegno che non può disattendere: deve portare a termine la registrazione dell’album LA Women. Dopodiché, ha deciso, si congederà dalla band, anche se gli altri componenti del gruppo ancora non lo sanno. Quello sarà l’ultimo disco dei Doors, e lo sarà in ogni senso.
E dunque, Parigi. La patria dei poeti che Jim tanto amava. Il 12 marzo 1971 Jim Morrison raggiunge Pamela che nel frattempo, grazie a de Breteuil, ha preso in affitto un bell’appartamento in rue Beautreillis, nel Marais (nel 2001 realizzai un documentario sul trentennale della morte di Jim Morrison e naturalmente andai a quell’indirizzo: mi sorprese l’assenza di una targa sui muri del palazzo, fatto curioso per una città i cui edifici sono ricoperti di lastre commemorative di personaggi famosi nati o morti al riparo di quei muri). I due dormono insieme ma di giorno fanno vite separate. Lui passa il tempo a scrivere poesie e pensieri. Se ne va in giro a esplorare la città in cerca di una nuova vita, letteraria, sobria e romantica. In pochi lo riconoscono: ha la barba e i capelli lunghi ed è notevolmente sovrappeso, beve come una spugna. Frequenta alcuni amici francesi, il fotografo Alain Ronay e una coppia di registi conosciuti a Los Angeles: Agnès Varda e il marito Jacques Demy, che va a trovare sul set durante le riprese di Pelle d’asino. Un video, girato dalla Varda, testimonia la visita improvvisata di Morrison che si aggira sperduto fra i personaggi fiabeschi ideati da Perrault. Trascorrono alcuni mesi fra alti e bassi, Pamela continua a farsi di eroina, Jim alterna periodi di sobrietà a giornate affogate nell’alcool. Nel frattempo de Breteuil fa su e giù da Londra, anche lì hanno bisogno di lui. Keith Richards ad esempio, al quale regala un portacipria… All’interno, una polvere rosa appena giunta dall’estremo oriente grazie ai contrabbandi della French Connection (ricordate il film di Friedkin con il grande Gene Hackman…?). Eroina purissima. In cambio Richards, che deve raggiungere i Rolling Stones in Costa Azzurra per registrare Exile on Main St. gli lascia in uso il suo appartamento. Poco distante abita Talitha Getty, da poco separata da John Paul Getty II, il filantropo miliardario. Anche lei diventerà una cliente abituale di de Breteuil (oltre che amante), anche lei morirà di overdose, anche lei nel 1971.
E’ a casa Getty che de Breteuil conosce Marianne Faithfull, indovinate cosa li lega…? “Era solo una faccenda di droga e sesso” dirà Faithfull nella famosa intervista. I due vanno insieme a Parigi, alloggiano all’Hôtel, l’albergo famoso per essere stato l’ultima dimora di Oscar Wilde, ed è nella loro stanza che la notte del 3 luglio squilla il telefono. All’altro capo del filo, Pamela Courson. Faithfull racconta che de Breteuil, agitato, si vestì e uscì di corsa dicendole che doveva andare da Jim Morrison: “Dopo ti spiego”. Il pomeriggio di quello stesso giorno il Conte era passato a casa di Jim e Pam: “Io non ci andai” ricorda la Faithfull “qualcosa mi diceva che era meglio evitare, così ho preso dei barbiturici e mi sono messa a dormire”.
All’alba Pamela chiama anche Agnès Varda. Risponde il comune amico Alain Ronay, ospite della regista. “Jim è incosciente e perde sangue..! Chiama un’ambulanza, io non parlo il francese…”. Ronay sveglia Agnès Varda che decide di chiamare i pompieri (“sono più veloci”). Ronay la prega di non fare il nome di Jim Morrison e insieme si precipitano nel Marais. Quando arrivano, i soccorsi li hanno preceduti. Pamela è in lacrime, ripete che Jim se n’è andato, Jim è morto. C’è confusione, la Varda chiede ai pompieri la conferma del decesso (polizia e medico legale non si sono ancora presentati), mentre Ronay nota un dettaglio che in un film meriterebbe un’inquadratura: gli stivali di Morrison, disposti uno poco più avanti dell’altro “come per camminare…”. Interpellato circa le generalità del morto, Ronay risponde: “Si chiamava Douglas Morrison, era americano e poeta…”. Si augura che non associno quel nome alla rockstar, in attesa di decidere cosa fare. Poi si apparta con Pam implorandola di raccontare cosa sia successo. “Siamo andati al cinema e quando siamo tornati a casa ci siamo messi a tirare eroina ascoltando la musica… siamo andati a dormire ma Jim aveva il respiro pesante… mi sono preoccupata, mi ha detto di stare tranquilla e di continuare a dormire, lui si sarebbe fatto un bagno caldo… Quando mi sono risvegliata e ho visto che non era tornato, sono andata in bagno… stava nella vasca, privo di sensi, gli usciva sangue dal naso…”. Nel frattempo si presenta anche de Breteuil, guardato con sospetto da Varda e Ronay: “Mi ha chiamato Pam”. I due gli suggeriscono di sparire prima che arrivi la polizia, lui se la svigna, ma non prima di essersi accertato che sia “tutto sparito”. Questa è la versione di Alain Ronay che riporta la versione di Pamela Courson, dallo stesso Ronay messa in dubbio (è convinto che Jim avesse tirato eroina credendo che fosse cocaina).
Ma ne esiste un’altra: secondo alcuni testimoni Morrison sarebbe morto di overdose nei bagni di un locale notturno dopo essere stato raggiunto da due scagnozzi di de Breteuil che gli avevano venduto la droga. Per evitare guai con la polizia il corpo sarebbe stato trasportato nell’appartamento per inscenare la versione concordata con Pamela. Non lo sapremo mai perché, come ha detto appunto Marianne Faithfull, “Sono tutti morti” (e ora lo sono davvero tutti, compresa lei, scomparsa a gennaio di quest’anno, a 79 anni…). Cinque mesi dopo anche de Breteuil muore di overdose, a Marrakech, dove era fuggito, insieme alla Faithfull, il giorno stesso della scomparsa di J.M. Il 25 aprile del ’74 se ne andrà Pamela Courson. Il referto, anche qui è scontato: “overdose”. Dopo aver analizzato sbrigativamente il corpo di Morrison, il medico legale aveva invece concluso che fosse morto per arresto cardiaco. Morte naturale… Ragione per cui non ci furono indagini e il corpo venne prontamente sepolto al Père Lachaise prima ancora di dare l’annuncio ufficiale della morte. Lo è davvero una storia triste, questa.
Al funerale parteciparono solo cinque persone: Varda, Demy, Ronay, Pamela e William Siddons, manager di Jim, accorso dagli Stati Uniti. Cinque giorni dopo lo piangerà il mondo intero.