Una foto ricordo a tre per questa congiura ai danni della storia

Putin, Trump e Xi il 9 maggio sulla Piazza Rossa per celebrare il mondo nuovo. Magari non succede, ma è come se fosse già successo. La nuova spartizione però ha un solo azionista di riferimento, e non è nessuno dei due venditori dell’Ucraina

La foto a due in San Pietro, con il pagliaccio compunto e ringraziato e il capo di stato serio come al solito, può essere una novità vera o un’illusione di teatro favorita da incenso e speranza papali. Ma l’incubo è quello di un’altra foto, a tre, che per fortuna ancora non abbiamo visto, ma. Magari poi non succede, perché c’è sempre di mezzo il golf e l’imprevedibilità del bullo, più la possibilità di un incidente di percorso favorito dalle trame delle volpi e dei leoni, ma tutto eccetto il clima e l’incenso dei funerali di Francesco si sta disponendo (tempistica maligna, accordo sulle spoglie di Ucraina e Europa, riflusso nel fake della guerra commerciale annunciata dal Messia dei dazi) per la grande foto a tre sulla Piazza Rossa, il 9 maggio, per celebrare con Putin, Trump e Xi la Grande Guerra Patriottica, la vittoria sul nazifascismo, il mondo nuovo con gli occhi a mandorla che scarta obnubila mette ai margini l’impianto democratico uscito dall’ultimo conflitto mondiale.

Steve Witkoff, quello della mano sul cuore al cospetto del capo moscovita, non risparmierà sforzi e pressanti consigli all’Impostore: Don, entra nella storia iconica del nuovo secolo, erigi la tua torre edilizia più alta tra le cipolle di san Basilio e le cupole del Cremlino, va’ dove ti ha sempre portato il cuore di tenebra del tuo ego, pensa a Roosevelt, Churchill e Stalin su quel terrazzo di Yalta nel 1945, riguardati il mantello nero di Franklin Delano, la divisa pacioccona e illusionista del maresciallo Stalin, l’eleganza vittoriana di Winston, e prendi quel volo per la nuova eternità, porta la tua meravigliosa parrucca nel museo delle cere che fisserà il tempo in uno scatto immortale. Magari poi non succede, sebbene non si veda chi possa al momento debellare la congiura degli immobiliaristi degli oligarchi e dei mercanti di seta ai danni della storia, ma se accadesse dovremmo desumerne con il filosofo che il “mondo è tutto ciò che accade”.

Verremo a patti. Aspetteremo. Faremo il possibile con l’arma del prevedibile e stabile mercantilismo euroccidentale. Intanto non ci resta che una didascalia. Che non si illudano. Quelli del 1945 avevano vinto una guerra vera, dopo aver perso in nome della pace a Monaco. Uno era un patrizio newyorkese che riscattò la depressione economica con lavori edilizi inutili, altro che Trump Tower. Un altro era un guerriero a cavallo della fine dell’Ottocento che sedeva tra i vincitori e perdeva l’impero vittoriano ma non il suo aplomb né il suo bastone da passeggio né il suo brandy e soda, altro che le patatine di McDonald’s. Il terzo era un macellaio di enorme talento emerso dalle brume della Rivoluzione d’Ottobre, e al posto di un Witkoff aveva i suoi Yagoda, i suoi Dzerginskij. Tutti e tre sapevano fare i disegnini a matita, immaginando il mondo necessario a quel punto, ed erano esperti nell’arte di tradire i popoli mentre li risollevavano dalla derelizione totalitaria. Storia e guerra non erano per loro nebbia e fumo, piccolo inganno, esazione di minerali a buon prezzo, demagogia populista. Tra i due nani dell’impostura, il Mago del Cremlino e il pagliaccio della Casa Bianca, ora nella foto si inserisce lo sguardo atono e trionfante del terzo incomodo, l’Imperatore della nuova borghesia commerciale e finanziaria a partito unico, il prestigiatore delle merci e delle navi da carico. Tanta fatica e tanto chiasso per una foto ricordo, ma la nuova spartizione ha un solo azionista di riferimento, e non è nessuno dei due venditori dell’Ucraina. Magari non succede, ma è come se fosse già successo. 9 maggio da ricordare, altro che prevedere.

  • Giuliano Ferrara
    Fondatore
  • “Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.

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