Salvini e Tajani, i due litiganti della politica che si ritrovano alleati ai funerali del Papa

Occhiali riflessivi per l’uno, sguardo meditativo per l’altro, i due vicepremier in piazza San Pietro spalla a spalla, come apostoli di Giorgia Meloni

Occhialini riflessivi per Matteo Salvini, sguardo rivolto a terra pieno di meditazione per Antonio Tajani. Due vicepremier in terza fila. I litiganti della politica italiana, che ogni santo giorno non se le mandano a dire, sono seduti, qui ai funerali di Papa Francesco, vicini. Spalla a spalla. Sono gli apostoli di Giorgia Meloni, che sta davanti a loro, vicina al presidente del Senato Ignazio La Russa con la segretaria Patrizia Scurti, non lontana.

Davanti alla premier, il capo dello Stato Sergio Mattarella e la figlia Laura, poi il presidente argentino Javier Milei. Il colpo d’occhio dall’alto del braccio di Carlo Magno, terrazza sul colonnato del Bernini regno di fotografi preziosissimi per i cronisti, non tradisce l’attesa. Una bara e i grandi della Terra, una bara e i cardinali, poi la folla dei pellegrini che tanto folle rispetto a precedenti esequie, per tutti quella di Giovanni Paolo II, tale non è. Ecco Alfredo Mantovano, cardinale politico di Palazzo Chigi, il sottosegretario con delega a San Pietro e ai rapporti con la Santa Sede. Si nota anche il presidente della Camera Lorenzo Fontana, il leghista teologo.

La piazza applaude quando l’omelia parla di pace. Applaude il presidente ucraino Zelensky, che come nelle migliori sceneggiature di Netflix ha incontrato dentro San Pietro il presidente americano Trump, dopo lo scontro alla Casa Bianca in diretta mondiale, a proposito di eventi globali. Applaudono, quando viene invocata l’esigenza della pace, anche Tajani e Salvini che per oggi forse faranno finta di essere buon alleati, scambiandosi una stretta di mano in segno di pace. Fino a domani.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d’autore.

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