Nel capoluogo torinese a una sessantina di militanti di Iv, Azione, + Europa, Radicali e Partito liberal democratico è stato impedito di partecipare al corteo: “Ci gridavano cose come ‘Non siete antifascisti veri’ e ‘via la Nato dal corteo'”
“Sono volati insulti, spintoni ed è partito anche qualche pugno. Per fortuna la polizia ha evitato il peggio, ma così alla fine non abbiamo potuto partecipare al corteo. Siamo rimasti in piazza Arbarello circondati dalle forze dell’ordine fino a quando il corteo non è partito, poi, abbiamo deciso di andarcene, ci siamo sentiti trattati davvero in modo fascista”, racconta Francesco Aglieri Rinella, coordinatore torinese del Partito liberal democratico fondato da Luigi Marattin e vicepresidente della Circoscrizione 3 di Torino. A lui come ad altre 50 persone di varie sigle del cosiddetto centro riformista – Italia viva, Azione, + Europa, Radicali, il movimento Drin, drin e il partito liberal democratico – giovedì scorso è stato impedito di partecipare alla fiaccolata della Liberazione organizzata dal comune, che, a differenza delle altre città, nel capoluogo piemontese si svolge nel tardo pomeriggio del 24 aprile, attraversando il centro di Torino da piazza Arbarello fino a piazza Castello. La loro colpa? Essere scesi in piazza con le bandiere dell’Ucraina e dell’Unione europea, le stesse che un gruppo di manifestanti ha bruciato poche ore dopo, quando il corteo, ormai privo del manipolo di manifestanti liberali, è giunto a piazza Castello.
“Siamo arrivati a piazza Arbarello per il corteo ed eravamo una sessantina di persone. Avevamo con noi le bandiere dell’Ucraina e dell’Europa”, racconta Aglieri Rinella. “Giusto il tempo di mettere piede nella piazza e siamo stati subito bloccati da cinque o sei persone, di cui un paio con la targhetta ‘staff’ appesa alla giacca, penso facessero parte del servizio d’ordine del corteo, anche se non saprei dire di che gruppo o sigla facessero parte”. A quel punto cos’è successo? “Ci hanno detto che non potevamo avvicinarci al corteo”. E perché mai? “Ce lo siamo chiesti anche noi, siamo tutti antifascisti e democratici e volevamo solo festeggiare il 25 aprile, la festa della Liberazione, ricordando anche chi, come gli ucraini, resiste oggi al nuovo fascismo di Putin. Lo abbiamo detto e abbiamo chiesto spiegazioni, rivendicando il nostro diritto a manifestare. Abbiamo chiesto se il problema fossero le bandiere che portavamo con noi”. E’ a quel punto che nella piazza del Quadrilatero di Torino i toni si alzano. “In questo frangente – prosegue nel raccolto Aglieri Rinella – un’altra trentina di persone ci ha circondato urlando cose come ‘fuori la Nato dal corteo’ oppure ‘noi siamo antifascisti veri e voi no’. I toni si sono inevitabilmente alzati e sono cominciati a volare schiaffi e spintoni. Solo il pronto intervento delle forze dell’ordine, che con una cinquantina di uomini hanno fatto un cordone intorno a noi, ha impedito che quella piccola scaramuccia diventasse qualcosa di peggio”. E in questa circostanza che dell’accaduto è stata avvertita anche Valeria Pernice, membro del direttivo nazionale del partito liberal democratico: “Mi hanno chiamato solo una volta che si erano messi in salvo grazie all’argine costituito dal cordone di polizia, ma sotto si sentivano ancora le urla degli insulti. E’ stato un grande shock, ma ho convenuto anche io con chi era lì che era meglio non cercare di seguire il corteo una volta partito per evitare ulteriori scontri”.
Il gruppuscolo di sigle riformiste torinese ha riparlato anche ieri durante una diretta su YouTube dell’accaduto. E anche in questo caso, nella sezione “commenti”, sono continuati a fioccare gli insulti. “Un ragazzo che Michele Boldrin (fondatore del movimento Drin, drin, ndr) ha fatto connettere per spiegare come mai continuasse ad attaccarci ci ha spiegato, con toni devo dire educati, cose insopportabili: ha detto che questa è la logica dei cortei, che non potevamo aspettarci un trattamento diverso, non rendendosi minimamente conto che questo è fascismo in purezza. Com’è possibile – si chiede Aglieri Rinella – che una piazza del genere non condivida i valori di democrazia e libertà per la quale i partigiani sono morti? Come può essere un affronto portare in piazza la bandiera di un paese che sta resistendo a un’invasione? E’ stata una grande delusione”.