Il leader della Lega testa un nuovo linguaggio social, pensa a Vannacci come suo vice, organizza un viaggio a Washington per risalire nei sondaggi e scalzare Forza Italia
Matteo Salvini stipa la Nutella in dispensa. E, come usa dire, butta via la chiave. Stavolta forse per davvero. Soprattutto per evitare patacche sui polsini, macchie sulla cravatta. Il vicepremier leghista, e ministro dei Trasporti, cambia d’abito e cambia gioco. Cambia persino regime alimentare, dicono. Fateci caso. Diminuiscono grassi saturi e post mangerecci sul web. Si riducono dirette all’olio di palma e – confermano fonti a lui vicine – si dispongono riunioni all’olio di gomito. “Meno Instagram e più incontri tecnici”, raccontano i parlamentari vicini al segretario della Lega, che poi sintetizzano: “Più cravatte e meno Nutella”. E’ questo il motto del riconfermato segretario.
Messo via il totem targato Ferrero, quindi, appena dopo il congresso federale del 6 aprile scorso che a Firenze lo aveva visto rieleggere per acclamazione – unico candidato alla guida del partito – la comunicazione si fa più essenziale, ma più incisiva. O, per citare il collega ministro Nello Musumeci, si fa più sobria. Leonardo Foa, figlio del giornalista Marcello, non è più l’esperto “responsabile della pianificazione e delle attività di promozione del vicepresidente del Consiglio”. Al suo posto arrivano il “preciso e cortese” Cristiano Bosco, addetto stampa del gruppo in Europa, e Massimo Pistolesi, già portavoce dell’ex presidente dell’Umbria Donatella Tesei. I comunicatori sono perciò due e, in due, si contemperano nelle emozioni soverchie con il resto dello staff guidato da Matteo Pandini.
Il primo passo di questa svolta – ancora tutta da testare – già lunedì scorso, nel giorno della morte di Papa Francesco. Allorché un minimale, biancastro, finanche anodino necrologio veniva postato in estremo onore del Pontefice sull’account social della Lega. “Un post sobrio”, spiegano, a riprova del calo di tono.
E i toni sono pure calati – rivelano i più vicini al ministro – anche rispetto ad altri fuochi. Altri stilemi della poetica, e politica, salviniana. Primo fra tutti il ministero dell’Interno. La terra promessa. Il Viminale e cioè il regno dei desideri che non invecchiano, quasi mai, con l’età. E che però adesso, s’è capito, conviene tacere. Perché più se ne parla, dei desideri, meno si realizzano. Come da maledizione popolare.
La strategia dell’understatement salviniano – che a qualcuno pare un ossimoro – troverebbe comunque riscontro in “sondaggi incoraggianti” non meno che in una figura. Un’ombra sempre più palpabile giacché sempre più rilievo, nell’ultima flessione del leghista, assume Armando Siri. L’ex senatore che nel 2014 appose il suo nome sul progetto flat tax. Siri che guida la scuola di formazione del partito e che oggi spinge per una strategia di lungo periodo. Quale? Centellinare la Nutella, spalmarne strati sottili, evitare di esorbitare, mettersi la cravatta.
L’obiettivo, perciò, è quello di accreditarsi quale mastice del governo Meloni. Forza coesiva e, giocoforza, appena subalterna al primo partito di maggioranza. Ed ecco quindi che i post seminati su Instagram, come in un campo dei miracoli, verrebbero mano a mano accantonati per progetti più concreti. Per investimenti che non danno frutti subitanei, certo, ma duraturi. A tal proposito, trapela il lavorio per un viaggio negli Stati Uniti… E mentre Antonio Tajani – ironia del fato – addolcisce J. D. Vance regalandogli mozzarelle di Fondi, a Roma, il vicepremier Salvini abbandona il totem Ferrero e punta dritto a Washington. Più precisamente, a incontrare, prima dell’estate, i diretti omologhi Sean Duffy, segretario dei Trasporti dell’amministrazione Trump, e lo stesso vicepresidente Vance. Così da conclamare sé stesso quale numero uno dei secondi: vicepremier vincente. Perché la spina nel fianco elettorale, oggi, è l’altra metà del cielo: è Forza Italia. E’ Antonio Tajani che, contro Salvini sovranista, frena l’ipotesi Golden power su Unicredit – solo per citare l’ultima tensione. E a proposito dei vice contro vice, un altro vice in vista – come segretario leghista – è il generale ed eurodeputato Roberto Vannacci. Che, per attitudine alla divisa, è tutto il contrario della Nutella. Matteo Salvini dovrebbe metterci testa dopo il rito in Vaticano. Dopo il funerale di Papa Francesco che non fu sempre amato in vita – in queste ore circola un Salvini sedevacantista a Pontida, con la maglia “Il mio Papa è Benedetto”, era il 2016 – ma che certo è amatissimo dopo la morte. Parola di chi ha ascoltato le sue parole: “Sfido a trovare un altro leader che più di me abbia rilasciato dichiarazioni per la pace”.