Il ministro per gli Affari europei: “Un incontro fra il presidente Usa e Ursula potrebbe essere rischioso oltre che formalmente non gradevole a margine dei funerali di Francesco”
Tra strategia e volontà si capisce che Ursula von der Leyen non molla. Anche ieri la presidente della Commissione europea ha fatto sapere che “valuta”, dunque punta, a un incontro con Donald Trump. L’occasione, si sa, saranno i funerali di Papa Francesco. Il quando e come ballano. Tutto è sospeso. La premier Giorgia Meloni è alle prese con la gestione di questo evento planetario ed è più che mai scettica sulla possibilità di un vertice Usa-Europa.
Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei, intercettato fuori dalla Camera fa un ragionamento di questo tipo: “Scusate ma quando si dovrebbero incontrare Ursula e Trump? Perché prima del funerale sarebbe una mancanza di stile. Io sono un formalista: mica ci si può incontrare prima di un evento così spirituale, tra le altre cose parliamo di un’autorità morale per miliardi di persone. E’ chiaro che Europa e America debbano parlare di dazi, ma in questa occasione sembrerebbe una riunione di una banca d’affari. Per questo credo che la presidente Meloni sia molto cauta”. La premier, che tanto ha celebrato il ricordo di Francesco e che è molto attenta agli umori della gente, non vede di buon occhio la possibilità di un faccia a faccia che oscuri anche mediaticamente l’onda emotiva che attraverserà la Città eterna. Ragiona Foti: “Certo, anche per Giorgia esiste un tema di opportunità: la politica non ne uscirebbe bene. La premier è rimasta molto colpita da questo fiume di persone in fila giorno e notte per l’ultimo saluto al Papa. Non può passare l’idea che i grandi della terra si mettano a discutere di affari, di dazi e di commercio, facendo incontri dietro a una colonna”. Si capisce dai larghi sorrisi emiliani del ministro Foti, come al di là della forma, il problema di un faccia a faccia ben preparato fra Ursula e Donald nasconda una serie di insidie. “Mi viene in mente il detto sulla gatta frettolosa che fece i figli ciechi”. Risata amara di constatazione e poi ecco il ragionamento tondo? “Se questo incontro arronzato in fretta e furia dovesse andar male cosa succederebbe? E se Trump dovesse rompere le trattative? Qualcuno ha pensato a questi scenari?”. Von der Leyen e Trump non si sono mai incontrati: si sarebbero dovuti vedere per la prima volta lo scorso dicembre a Parigi per l’inaugurazione della cattedrale di Notre-Dame, ma alla fine, la presidente della Commissione non si presentò alla cerimonia per via di altri impegni. “Certo i due potrebbero vedersi di pomeriggio, ma per siglare, semmai e con tutte le incognite del caso, un accordo quadro, diciamo di natura politica, senza entrare nel merito di una vicenda, come quella dei dazi, molto tecnica e che va gestita e preparata come si deve. E comunque la parte tecnica in questo momento è coordinato dal commissario europeo al Commercio, quindi insomma i miei dubbi restano”. Il non detto di Foti che forse coincide con quello di Meloni riguarda l’altro vertice a cui sta lavorando la premier. Un vertice a Roma con tutti i leader europei a cui Trump, nel giorno della visita della premier alla Casa Bianca, ha dato un sostanziale, seppur vago, via libera. Tutto si muove, anche se sembra tutto fermo. Dentro Fratelli d’Italia c’è chi pensa che l’attivismo e la voglia di bilaterale di von der Leyen siano frutto anche delle pressioni francotedesche per non lasciare il ruolo di “Camerlengo” alla premier italiana. Forse è tutto un gioco delle parti, forse anzi sicuramente manca qualche pezzo. Ieri sera però Trump ha di nuovo spiazzato tutti. Con queste parole: “A Roma ci saranno tanti leader, vorrei incontrarli tutti”. Un elemento che cambia il quadro di nuovo e che mette in fuorigioco le posizioni italiane consolidate nel pomeriggio.
La premier in questi due giorni potrebbe invece incontrare da sola, e non al Quirinale, il presidente ucraino Zelensky.