Calimani: “L’antisemitismo aumenta: è tragico puntare il dito su chi non può cambiare le sorti della guerra”

I nuovi fascismi, la confusione tra terroristi e resistenti, le occasioni di dialogo mancato e i valori da condividere. Pubblichiamo il discorso che il presidente della Comunità ebraica di Venezia ha tenuto oggi in occasione dell’ottantesimo anniversario della Liberazione

Nel rispetto del lutto nazionale, partecipiamo al cordoglio per la morte di Papa Francesco, un uomo che ha offerto alla Chiesa e al mondo il suo modo inatteso di essere, e la profondità del suo sentire sempre vicino a deboli e diseredati, senza vergognarsi di mostrare lui stesso la sua umiltà e le sue fragilità. Un Papa che ha scosso certezze e ha costretto la gente a interrogarsi. Un Papa non di casta e di onori, ma di attenzione alla sofferenza. Papa Francesco mancherà alla cristianità, ma anche a chi, nel dialogo e nel confronto, avrebbe potuto perseguire con lui percorsi di conoscenza e di pace.

Oggi cade l’80° dalla Liberazione del nostro paese dal fascismo e dal nazismo. E poiché viviamo tempi drammatici, non defletteremo dal ricordare ciò che va ricordato. Quella che desideriamo celebrare oggi qui non è una sbandierata folcloristica, ma storia con la S maiuscola. Solo questo Campo di Ghetto ricorda 246 morti, sterminati nei Lager nazisti con la collaborazione attiva di fascisti nostrani. 246 dei 6 milioni.

Per non cadere nella retorica celebrativa, ricordiamo qualche numero: 500.000 morti militari e civili; due anni di lotta di resistenza; 47.000 partigiani morti – civili e militari; 700.000 internati militari nei lager nazisti, fra i quali 40.000 morti. 7000 ebrei italiani gassati. E poi, la discriminazione e l’odio civile. Siamo dunque qui, oggi, per non dimenticare il degrado fisico e morale cui il fascismo ridusse il nostro paese.

A tutelarci dai rischi di un ritorno del fascismo sono la nostra Costituzione e le leggi Scelba e Mancino, che vietano la riorganizzazione del partito fascista, la propaganda di idee fasciste, l’organizzazione di associazioni e manifestazioni fasciste, la diffusione di idee di discriminazione e di odio razziale o etnico. La Costituzione è del 1948, la Legge Scelba è del 1952, la Legge Mancino è del 1993. Il problema fascismo persisteva negli anni e si cercava di contrastarlo. Con poco successo. Forse ci vorrebbe un ripensamento culturale, per considerare i modi equivoci in cui il pensiero fascista si insinua oggi nella nostra società e nella nostra vita quotidiana. Magari non solo colorato di nero.

Ci sono vari modi per annacquare la nostra storia: la si può negare, la si può contestare, la si può contraffare, la si può minimizzare, si può semplicemente cercare di compensarla con altre storie, volgendo lo sguardo altrove per distrarre l’attenzione, si può universalizzare il messaggio per coinvolgere nello spirito della resistenza ogni altro popolo e l’intera umanità. Un intento alto e generoso. Ma, così facendo, la nostra storia, la Resistenza, la Liberazione, le passiamo in secondo piano; non le valorizziamo di più: le perdiamo di vista e le confondiamo con storie che non potranno mai essere uguali alla nostra storia. Cominceremo annullando i volti di chi per la nostra libertà ha dato la vita, poi cambieremo i contesti, cambieremo le date e gli eventi, distorceremo qualche idea e qualche fatto per renderli adattabili alle nostre tesi, magari confonderemo buoni e cattivi, e magari scambieremo per resistenti i terroristi. È un errore che qui in Italia è già stato fatto, e pagato a caro prezzo. E, ricordiamolo: sono già molte le assenze, anche questo 25 aprile. Dobbiamo tutti convenire che lo spazio della libertà è quello successivo al 25 aprile, non quello precedente. E ha delle caratteristiche precise. Questa è la libertà di cui tutto il popolo italiano deve riconoscere il valore.

L’antisemitismo in Italia è aumentato in modo esponenziale, e non solo sul web. I pretesti che lo innescano sono i più impensati. E non è per niente confortante fungere da unità di misura dello stato di salute dello spirito democratico nel nostro paese. Vale ricordare allora, proprio oggi, le centinaia di ebrei italiani che parteciparono alla Resistenza (in proporzione, 4 volte il numero dei partigiani non ebrei), e i 5000 soldati della Brigata ebraica, venuti in Italia solo per combattere nazismo e fascismo.

È giusto affermare, in nome della nostra stessa Liberazione, il diritto dei popoli all’autodeterminazione, è giusto affermare il diritto di ogni popolo a vivere in sicurezza, è giusto provare compassione per chi muore innocente nell’ambito di guerre insensate e senza fine, è giusto invocare la pace e la giustizia per tutti. È tragico, però, cercare a casa nostra capri espiatori per quanto accade altrove, è tragico cercare il nemico in casa. È tragico portare nel dibattito del nostro paese, della nostra vita politica e sociale, i dibattiti drammatici che si stanno svolgendo sanguinosamente altrove, e trasformare quel dibattito e quegli scontri in pregiudizio e odio – lo si sta facendo anche oggi, qui a Venezia – è tragico tradurre il dibattito in isolamento dell’altro, distorsione dei fatti, omologazione e appiattimento delle differenze, annullamento della prospettiva storica, e il dito puntato su chi non ha alcun potere di cambiare le sorti del mondo e delle guerre: si rischia, così, di ripercorrere una via che da ottant’anni condanniamo e a cui stiamo cercando di sfuggire mentre ci insegue irredimibile per riproporsi a noi: la via del fascismo.

Parlo a chi ha orecchie per intendere e volontà di capire: almeno sui principi e sui valori della nostra carta costituzionale, sulla democrazia, sulla libertà, sull’uguaglianza dei diritti e dei doveri, sulla solidarietà, sull’antifascismo, almeno su questo dovremmo essere uniti e concordi, e sforzarci di ritrovare un denominatore comune. Sui valori della Resistenza che ci permettono di essere qui oggi a parlare, ancora una volta, liberi e insieme. Buon 25 aprile.

Dario Calimani

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