Contrordine, laburisti. Per il premier Starmer, ora “donna si nasce”

Dopo la decisione della Corte Suprema del Regno Unito, il primo ministro inglese ha smesso di credere che le donne transgender siano donne, ribaltando quanto affermato nel 2022 in veste di leader dell’opposizione. Ma le crepe al suo ragionamento si vedevano già da tempo

Fino a ieri contava solo l’“autopercezione”, tutto il resto era “patriarcato”. Ora arriva un contrordine laburisti dal numero dieci di Downing Street. Il premier inglese, Keir Starmer, non crede più che le donne transgender siano donne, ha affermato il suo portavoce, dopo che la Corte Suprema del Regno Unito ha stabilito la scorsa settimana che “una donna è definita dal sesso biologico”. Nel marzo 2022, quando era leader dell’opposizione, Starmer dichiarò al Times che “una donna è una donna adulta, e in aggiunta a ciò, le donne transgender sono donne, e questa non è solo la mia opinione: è la legge stessa a stabilirlo”.

La leader conservatrice, Kemi Badenoch, ha accusato il governo di aver fatto marcia indietro in risposta alla sentenza, accusando i ministri laburisti di aver avuto bisogno che la Corte Suprema dicesse loro cosa pensare sulla questione. Nel 2023, Starmer dichiarò al Sunday Times che il “99,9 per cento delle donne non ha un pene”. Una prima crepa si era vista nell’aprile di un anno fa, quando Starmer aveva affermato che Rosie Duffield, che aveva lasciato il partito, aveva ragione a dire che “solo le donne hanno la cervice”, dichiarando: “Biologicamente, ovviamente ha ragione su questo”.

Ma fino a ieri contava l’autopercezione, più che la biologia, e tutto il resto era solo patriarcato occidentale. In questi anni dire quello che ha detto Starmer comportava un prezzo sociale enorme. Kathleen Stock, la professoressa lesbica dell’Università del Sussex, si è dimessa a causa delle sue opinioni sull’identità di genere e le minacce fino dentro l’università; la ricercatrice Maya Forstater ha portato il suo datore di lavoro (un think tank londinese) in tribunale dopo che era stata licenziata a causa delle sue idee sul sesso biologico; Susanne Moore ha lasciato il Guardian dopo che il giornale ha modificato i suoi articoli critici del gender e la redazione le ha fatto il vuoto attorno; Joan Smith è stata esclusa dal sindaco di Londra Sadiq Khan dalla commissione sulla Violenza sulle donne per aver messo in discussione le linee sul transgender; Emma Nicholson è stata cacciata dalla Booker Prize Foundation (che assegna il più prestigioso premio letterario del Regno Unito e che con il marito aveva fondato) per aver criticato il transgender; Stonewall, la storica ong lgbt, ha messo alla porta Allison Bailey, avvocato che ha contribuito a creare l’Alleanza lgb (senza t), per le critiche al gender, mentre Stella Perrett, una vignettista al Morning Star, storico giornale della sinistra operaista, è stata licenziata per un disegno critico della presenza dei trans nei rifugi per sole donne vittime di violenza.

Anche l’ex primo ministro Tony Blair si era inserito nel dibattito sul gender. Blair aveva dichiarato che “una donna ha una vagina e un uomo ha un pene”. L’ex premier ha insistito sul fatto che non è difficile rispondere alla definizione di cosa sia una donna, nonostante la domanda abbia turbato una serie di politici laburisti di alto profilo negli ultimi anni, tra cui Starmer. “Cos’è una donna? Beh, non è molto difficile per me rispondere”, dice Blair. “Sono decisamente della scuola che dice, biologicamente, che una donna ha una vagina e un uomo ha un pene. Penso che possiamo dirlo abbastanza chiaramente”. E ancora: “Su questa idea che non puoi riferirti alle donne incinte, ritengo che la maggior parte delle persone pensi che sia completamente ridicola”. Resta il fatto, come ha scritto Ayaan Hirsi Ali, che “il 2023 sarà ricordato come l’anno in cui sono state cancellate le donne. Mentre noi discutevamo su come dovremmo chiamare una ‘persona con una cervice’, in Kenya le mutilazioni genitali femminili hanno assunto una forma nuova e insidiosa, in Iran i servizi di sicurezza violentano le manifestanti e in Afghanistan i Talebani hanno reintrodotto la sharia”. Dopo che anche i giudici con la parrucca e il premier laburista hanno parlato, si spera che almeno la famosa rivista medica Lancet chieda scusa per quei “corpi con vagina” e che rimetta al suo posto la parola “donna”.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.

Leave a comment

Your email address will not be published.