La Bce spinge per adottare la futura moneta pubblica europea, ma in Italia il dibattito stenta a essere preso sul serio dalle forze parlamentari di tutti gli schieramenti. Mentre è proprio un italiano a rivestire un ruolo chiave nel progetto
Stampare moneta è il sogno bagnato di Trump. E se non potrà farlo con il dollaro, cacciando Powell dalla Fed, ci proverà con ordini esecutivi sulle stablecoin, monete sintetiche ancorate ai titoli di stato Usa. Come evidenziato da uno scoop di Politico Europe, che ha pubblicato gli estratti di un allarmato paper della Bce, le strategie monetarie Maga rappresentano un fronte anti istituzionale che minaccia le fondamenta dell’ordine monetario multilaterale. L’Europa non può permettersi di ignorare il rischio di una legittimazione incontrollata delle stablecoin private in dollari, con effetti destabilizzanti per i sistemi finanziari sovrani. La Bce, consapevole di questo scenario, insiste sulla necessità di rivedere le recenti norme Ue sulle criptovalute e accelerare il progetto dell’euro digitale come risposta sistemica alla crescente influenza delle valute digitali non regolamentate. In questa cornice, l’Italia ha una risorsa: Piero Cipollone, membro del Comitato esecutivo della Bce e figura chiave nello sviluppo dell’euro digitale, la futura moneta pubblica europea pensata per tutelare i cittadini, garantire la sovranità digitale e offrire un’alternativa credibile alle Big Tech e ai progetti monetari geopolitici.
Ma manca però un ingrediente essenziale: un sostegno politico a Cipollone e alla Bce, proprio dall’Italia. Nessuna forza parlamentare nazionale ha finora aperto un confronto serio sul tema. Al contrario, nel governo prevale un’impronta sovranista che, in nome di un malinteso senso di autonomia nazionale, guarda con diffidenza a ogni iniziativa strategica europea. Il risultato è un silenzio che indebolisce la posizione negoziale dell’Italia e rischia di isolarla nel momento in cui potrebbe esercitare un ruolo da protagonista, essendo il paese più esposto a possibili tensioni finanziarie innescate dalle politiche trumpiane. L’euro digitale non è una deriva tecnocratica, come ha ricordato più volte anche il governatore di Bankitalia Fabio Panetta, ma una scelta strategica per il futuro dell’economia europea. E’ tempo che la politica italiana se ne accorga.