Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore – Caro Cerasa, le confesso che mi riesce difficile unirmi al coro di quanti, in queste ore, celebrano il “rivoluzionario” pontificato di Francesco. Massimo rispetto per l’attenzione da lui dedicata ai poveri, agli immigrati, ai carcerati, alle ingiustizie sociali, all’ambiente, alla pace, a una Chiesa più disadorna di simboli e più vicina ai fedeli. Parecchi dubbi sul Papa molto terzomondista e poco occidentale (anche nella scelta dei cardinali chiamati a eleggere il suo successore). Numerose perplessità, inoltre, sul Papa della bandiera bianca (immemore del Catechismo voluto da Giovanni Paolo II), dei medici che praticano l’aborto legale “sicari” di un delitto, diffidente verso gli ebrei, infaticabile giramondo ma senza una sosta a Kyiv, ambiguo sul valore della libertà dei popoli e sui “fratelli” gay. Un pontificato con le sue luci e le sue ombre, insomma. Sottacere queste ultime, per piaggeria o sull’onda dell’emozione per la sua morte, non rende un buon servizio alla verità storica.
Michele Magno
In questa categoria non inserirei gli editorialisti del Wall Street Journal, che concentrandosi su un altro aspetto ieri hanno così sintetizzato il papato di Francesco: “Si batteva per i poveri, favorendo al contempo idee che li mantenessero poveri”. Duro, ma forse non così ingiusto.
Al direttore – Affidiamo Papa Francesco alla misericordia del Padre, certi che ora riposa nella Luce senza tramonto. Il suo cuore, pienamente consegnato a Cristo, continuerà a parlare alle nostre coscienze. Noi ci sentiamo più soli, come orfani, ma colmi di gratitudine per il dono che è stato: un pastore mite e appassionato, testimone instancabile del Vangelo. “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia” (2 Timoteo 4,7-8).
Davide Romano
Al direttore – La Russia di Putin è la replica quasi esatta di quella di Alessandro III a fine ’800, lo Zar nazionalista che azzerò le riforme, che aveva fede nella “forza e verità dell’autocrazia”, nella russificazione delle etnie soggette e nel clero ortodosso. Creò l’alleanza dei tre imperatori reazionari (ora Putin, Xi e l’ayatollah) contro le potenze liberali, Inghilterra e Francia. A quei tempi gli aristocratici erano principi mentre ora si chiamano siloviki, ma gli stili di vita eccessivi sono sempre quelli. Le similitudini dei due periodi sono impressionanti. Finì malissimo, sia per gli zar sia per la Russia.
Stefano Cinelli Colombini
Al direttore – Davvero grazie, direttore, per i due bellissimi regali di Pasqua fatti ai lettori nel giorno del sabato santo: il testo di Benedetto XVI sulla risurrezione e l’articolo di Maurizio Crippa sui santi adolescenti. Il messaggio è il medesimo: il cuore della fede cristiana, la sua essenza, la sua stessa realtà stanno nell’esondazione della grazia divina nella vita dell’uomo, secondo modi, forme e percorsi non prevedibili né calcolabili né pastoralmente programmabili a tavolino. La risurrezione di Cristo ha spalancato le porte all’irruzione definitiva dell’amore divino nel cuore, nell’anima e nella vita della persona. E’ una nuova creazione, la ri-creazione dell’umano, la vita divina donata e comunicata a uomini e donne di ogni età, di ogni tempo, di ogni latitudine. Il cuore di Dio nel cuore dell’uomo che ha la grazia di accoglierlo, di lasciarsi plasmare da questo amore. Come ci ricordano i santi adolescenti descritti nell’articolo di Crippa. E come i bambini di cui parla il Vangelo e che Gesù indica come paradigma per entrare nel regno dei cieli, nella vita che non ha fine, nella vera gioia.
Gianteo Bordero