I vigili, l’Atac e i bagni chimici. L’anarchica preparazione di Roma al funerale

Duecentomila fedeli, 170 delegazioni internazionali, la capitale alla prova del funerale e del corteo funebre di Bergoglio tra ponti, 25 aprile, fine settimana e il concerto di Jovanotti. “Da 0 a 100, gradao di difficoltà è 200”, dice il capo dei vigili

“I funerali di Papa Francesco? La questione è davvero complicata: è come gestire dieci, ma che dico venti, forse persino trenta eventi del Giubileo tutti insieme!”, esclama Mario De Sclavis, romanissimo e assai pragmatico comandante della Polizia locale di Roma Capitale. “In una scala da 0 a 100 qui la difficoltà è 200. Bisognerà chiudere mezza città, il quartiere Prati sarà completamente interdetto, forse dovremmo chiudere pure il nuovo sottopasso di piazza Pia. Non c’è solo il funerale, ma anche il corteo funebre per portare il feretro del Papa da San Pietro a Santa Maria maggiore, attraversando tutto il centro che dovrà essere transennato…e poi Trump e tutti gli altri grandi della Terra che non si sa ancora quando arriveranno e nemmeno dove alloggeranno”. Il comandante ci parla con affanno dal suo quartier generale, il comando dei vigili capitolini in piazza della Consolazione, lo slargo a un passo dai Fori imperiali che si apre discreto proprio sotto il Campidoglio. I vigili sono in riunione permanente. Donatella Scafati, fida vice di De Sclavis, è appena tornata dal sopralluogo in piazza San Pietro insieme alle forze delle ordine, all’ispettorato e alla gendarmeria vaticana. Per sabato alle 10 sono attese nella piazza 200 mila persone. E’ tutto un susseguirsi di riunioni. In serata, alle 19.30, i in Prefettura il Comitato provinciale dell’ordine e della sicurezza pubblica con il sindaco Roberto Gualtieri. All’ordine del giorno, oltre a definire il percorso per il corteo funebre, c’era anche una questione che solo all’apparenza può sembrare secondaria: i bagni. Una delle criticità durante i funerali di Giovanni Paolo II, spiegano infatti dal Campidoglio, fu la scarsa presenza di bagni. Fedeli e pellegrini si ritrovarono senza sapere dove orinare. Così sono stati trovati circa 700 bagni chimici che saranno disposti tra piazza San Pietro, piazza Risorgimento e piazza Pia. Poco prima, alle 18, Gualtieri aveva partecipato anche al comitato nazionale con il ministro degli Interni Matteo Piantedosi, dedicato invece all’arrivo dei capi di stato e di governo di mezzo mondo. Trump, Milei, Zelensky, von der Leyen, Scholz, Starmer, Macron. La lista si fa più fitta ogni minuto che passa.



E’ così dunque che Roma, accecata da un sole caldo e improvviso, quasi estivo, che l’ha colta subito dopo la morte di Bergoglio, si prepara alle sue esequie. E a prepararsi non è solo la città e i suoi abitanti, ma anche quella gigantesca e spesso goffa macchina organizzativo-burocratica che è fatta dal comune, dalle sue partecipate, dai vigili. Un corpaccione incapace quasi sempre di eccellere quando si tratta di gestire l’ordinario, ma sorprendentemente efficiente quando, per contingenze legate alla storia millenaria dell’Urbe – capitale di un impero e della Chiesa universale – si ritrova a tu per tu con la Storia. Come in questo caso. Come quando muore un Papa e, prima che se ne faccia un altro, occorre salutare quello che se n’è andato. Soprattutto se tutto questo accade nella settimana che segue la Pasqua, in pieno Giubileo e con il 25 aprile, festa della liberazione sempre densa di cortei e polemiche, che cade proprio venerdì, il giorno prima dei funerali. Il governo ieri ha fatto sapere che saranno permesse “sobrie celebrazioni”. Non solo. Più prosaicamente anche Jovanotti ha informato che no, i suoi concerti al Palazzo dello Sport – da martedì a sabato, giorno delle esequie – non saranno annullati. “Li dedicheremo a Francesco”. Qualcuno inevitabilmente malizia: “Sarà un gran casino”. Di certo, come si usa dire oggi, sarà una gran prova di resilienza per la capitale. Ma la città collabora. Con una certa dose di efficiente anarchia. Come la macchina del turismo in costiera amalfitana: coloratamente caotica, ma inspiegabilmente funzionante. D’altronde la morte di Bergoglio ha commosso persino i dipendenti di Atac, pronti a lavorare nonostante i ponti e il fine settimana. Ce lo assicura Fabrizio Esposito, sindacalista della Uil Trasporti che ieri sera ha partecipato a un incontro con il capo del personale dell’azienda per mettere in campo una task force di 100 autisti aggiuntivi sulle linee che servono il Vaticano. “Ovvio che si tratta di un sforzo in più, e come tale dovrà essere pagato”, dice Esposito. Lo stesso varrà anche per i vigili: per arruolarne qualche migliaio da domani – quando San Pietro sarà aperta per la camera ardente di Francesco – fino a sabato, occorrerà mettere mano alla cassa. Ma non è questione di pubblico malcostume, di indolenza da curare a colpi di bonus. Si tratta di ottenere risultati. Lo ha capito persino la più smart azienda americana del trasporto privato, Uber, che ieri, convertita anch’ essa ai riti capitolini, ha promesso un “bonus Sua Santità” – il nome lo abbiamo inventato noi – per i suoi autisti che si impegneranno di più in questi giorni. Solo tra i tassisti la questione ha creato dissidi: “Siamo pronti fare tutto il possibile”, ha detto all’Adnkronos Walter Sacco, referente di radiotaxi. Al contrario Carlo Corsetti, presidente dell’Associazione romana tassisti, avverte: “Non è la soluzione giusta. Il rischio è che poi nel pomeriggio molti che hanno scelto di cambiare turno non ce la facciano a continuare a lavorare e Roma si ritrovi senza taxi”.

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