Francesco non fu tenero con il capitalismo, tranne in un’occasione. Un ricordo
Non è vero che Papa Francesco abbia sempre parlato male della finanza. Chi ricorda soltanto le sue (vere) invettive contro l’idolatria del denaro e la “tirannia invisibile del mercato” dovrebbe rileggere le parole, tutt’altro che dure, che nel 2023 indirizzò a una banca. Accadde in occasione dell’evento “Nessuno escluso”, quando la banca in questione, IntesaSanPaolo, annunciò di voler destinare un miliardo e mezzo a iniziative di inclusione sociale. Francesco rispose così: “Vi conosco e so che il mio desiderio non cadrà nel vuoto”, scrisse al ceo Carlo Messina, lodando “l’impegno per elaborare nuove forme di economia e finanza orientate al bene comune e rispettose della dignità umana”.
Era un messaggio lontano dall’immagine (reale) del pontefice anti-globalizzazione. Francesco parlò di sviluppo, di economia reale, di fiducia come linfa vitale dei mercati, di “relazioni finanziarie costruite su una cultura dell’incontro” e si augurò che la banca potesse aiutare le persone “a realizzare le loro aspirazioni più profonde e il bene comune universale”. Non disse di ridurre l’economia, ma di ampliarla. Non auspicò decrescita, ma inclusione. Non chiese meno finanza, ma una finanza migliore. E usò parole evangeliche, sì, ma piene di speranza e concretezza. All’indomani della scomparsa del Pontefice, la banca ha diffuso un comunicato di cordoglio che suona come un atto di riconoscenza. “Papa Francesco ha rappresentato una guida luminosa per la comunità mondiale”, scrivono il presidente emerito Giovanni Bazoli, l’attuale presidente Gian Maria Gros-Pietro e l’amministratore delegato Carlo Messina, a nome dell’intero Consiglio d’amministrazione e di tutti i dipendenti.