Dalla cacciata di tre consiglieri di alto rango alle spaccature tra Trump e Musk sulla Cina: in queste settimane, la quotidianità del Pentagono è dominata da vendette, purghe e sospetti. E l’intera catena di comando rischia il collasso
Prima ancora del Signalgate, l’inadeguatezza del segretario alla Difesa Pete Hegseth era già stata evidenziata non solo dall’opposizione dei democratici, ma anche dai rilievi di Mitch McConnell, ex leader dei repubblicani al Senato, che in una nota diceva: “Di fronte alle sfide quotidiane che ha di fronte a sé il capo del Pentagono”, Hegseth fallisce “il test del carattere”. A dare un giudizio ancora più definitivo è stato il commento scritto sul magazine Politico da parte dell’ex portavoce del Pentagono John Ullyot. Non è un personaggio qualunque: Ullyot ha anche guidato l’ufficio stampa del Consiglio per la Sicurezza nazionale e al dipartimento per la Cura dei veterani, tutti ruoli occupati durante la prima Amministrazione di Donald Trump. Dalla sua analisi il quadro che emerge era quello temuto da McConnell e da altri seguaci della linea internazionalista repubblicana, sostenitori di una forte presenza americana nel mondo: caos e disorganizzazione. Tanto che, dice Ullyot nella sua analisi, “la confusione sta diventando una distrazione pesante” per il presidente Donald Trump. E in effetti, al di là dell’ultimo caso di dati sensibili condivisi con moglie e fratello, come già in occasione della chat sugli attacchi agli Houthi in Yemen oggetto del cosiddetto Signalgate, uno scandalo che però, grazie al cambio di paradigma trumpiano sulle controversie, non ha avuto conseguenze, nemmeno per chi come Michael Waltz, consigliere per la Sicurezza nazionale, è stato materialmente responsabile dell’aggiunta del direttore dell’Atlantic Jeffrey Goldberg.
Quello che però appare diverso rispetto a un episodio increscioso è la quotidianità del Pentagono di queste settimane, fatta di vendette, purghe e sospetti. Che sta portando a un collasso della catena di comando. Andiamo con ordine: venerdì 18 sono stati cacciati tre consiglieri di alto rango, il consigliere senior Dan Caldwell, il vicecapo di gabinetto Darin Selnick e il capo di gabinetto del vicesegretario, Colin Carroll. Questi erano stati calunniati in maniera anonima presso alcuni media come gli autori di alcune soffiate su cui è stata aperta un’indagine a inizio aprile. Non solo: se n’è andato anche il capo dello staff Joe Kasper, che peraltro non andava molto d’accordo con il trio a causa di alcuni dissidi di natura personale. Prima ancora del Signalgate, poi, c’era stato un meeting top secret sulla Cina, organizzato con i capi di Stato maggiore, alla presenza anche di Elon Musk, che com’è noto ha molti interessi economici nel paese asiatico. Episodio che le rivelazioni di queste settimane hanno rivelato essere causa di una spaccatura tra Trump e il magnate di Tesla.
Sempre secondo l’analisi di Ullyot, nelle prossime settimane dovrebbero esserci altre rivelazioni imbarazzanti che indebolirebbero ulteriormente questa presidenza. Non solo: a rischio ci sarebbe anche la riforma del Pentagono per renderlo soltanto, letteralmente, una macchina per “vincere le guerre”. Ergo difficile pensare, conclude l’ex portavoce, “che Hegseth possa rimanere al suo posto a lungo”. A maggior ragione che il terzetto di alti funzionari colpiti dai provvedimenti ha protestato contro il licenziamento, affermando che “sostengono pienamente gli obiettivi dell’Amministrazione Trump”, e che “certi ufficiali ci hanno diffamato con accuse senza fondamento”.
Secondo l’ex portavoce i tre si preparano a fare ricorso contro il loro allontanamento, con ulteriori mal di pancia in arrivo per l’Amministrazione. Infine, è ancora in corso l’indagine interna sul Signalgate. C’è solo un’incognita: qualora lo stesso presidente decidesse di sostenere la permanenza del segretario alla Difesa, Hegseth rimarrebbe comunque al suo posto. E si andrebbe allo scontro, come accaduto per la deportazione erronea di Kilmar Abrego Garcia in Salvador, sul quale la Casa Bianca ha iniziato una campagna accusatoria senza fondamento. A meno che non sia lo stesso segretario a gettare la spugna, confermando l’ipotesi iniziale sulle sue scarse capacità di leadership. Ipotesi non presa in considerazione all’inizio a causa della sua totale fedeltà a Trump.