L’iniziativa intriga chi ci vede l’occasione per vedere il grande basket nelle capitali che lo aspettano, mentre per altri è solo un’operazione commerciale. Dialogo tra i grandi saggi Peterson e Bianchini, che neppure questa volta sono d’accordo
Nuova lega europea targata Nba: sì o no? “Sarebbe l’occasione di tornare a vedere il grande basket nelle capitali che lo aspettano”, approva Valerio Banchini. “Sono troppo vecchio per abboccare a queste finte”, ribatte Dan Peterson. Dialogo da coach a coach. Mentre Adam Silver e la Fiba presentano il visionario progetto, due storiche conoscenze della nostra pallacanestro ragionano sui pro e contro. Ed è curioso che a favore dell’iniziativa Nba sia l’ex allenatore italiano, mentre sul fronte degli scettici si trovi il collega dell’Illinois.
“Ma cosa vuol dire Nba in Europa?”, incalza Peterson. “Che i Lakers vengano a giocare contro Milano per una partita di regular season? Che i Celtics volino a Madrid? Oppure che Bologna vada a San Antonio in casa degli Spurs? Chiaramente niente di tutto ciò: si tratta un’operazione commerciale per la nascita di un’ulteriore competizione professionistica sul vecchio continente. Aspetto la proposta concreta, ma intanto sono prudente. Molto prudente”.
Eppure l’iniziativa intriga più di qualcuno. “A Roma sono anni che non vedo dal vivo una partita di basket di un certo livello. E mi manca”, spiega Bianchini. “Che questo torneo patrocinato da Nba e Fiba coinvolga le grandi piazze mi sembra molto positivo. Per due aspetti: riportare la pallacanestro dove c’è potenziale e passione – ricordo ancora le domeniche quando la gente si trasferiva in massa dall’Olimpico all’Eur – e togliere le squadre attuali dal vincolo della doppia competizione. Come in Nba, appunto. Su questo non si è ancora trovato un accordo, ma darebbe slancio alle nostre big. Più qualità, meno infortuni”. Coach Dan scuote la testa: “Vi ricordate la Superlega del calcio? Fece infuriare i tifosi di tutta Europa. Lo stesso sarebbe per il basket. Come si fa a spiegare l’abbandono del campionato nazionale? Vediamo cosa dicono i supporter dell’Olimpia, del Panathinaikos. O quelli di Partizan e Stella Rossa, se non giocano più contro squadre serbe. E in tutto questo, l’Eurolega morirebbe domani”. L’ente privato che la gestisce è tagliato fuori dall’intesa. “Mentre l’Nba ha potere, risorse, organizzazione. Una mossa del genere l’ha già fatta in Cina. Risultato? Basket cinese non pervenuto: nemmeno vicino alle Olimpiadi. Questo tipo di leghe ad hoc portano solo spettacolo, giocatori americani. E naturalmente tanti soldi”.
Si stima che il mercato europeo valga 3 miliardi di euro. E l’Nba non vuole farselo scappare. “A rimetterci sarebbero i singoli movimenti”, continua Peterson. “Le frontiere aperte agli stranieri sono state la condanna delle società piccole e dei vivai: se fossi la Fip mi domanderei quale impatto avrebbe questo nuovo format. Non voglio essere negativo, ma senza spazio per i giovani italiani non ci sarebbero più margini di miglioramento per la Nazionale. Chiedete a Pozzecco. La sentenza Bosman ha rovinato tutto. Nel calcio come nel basket”. Aneddoto di corridoio. “Coppa del mondo 1998, allenatore Cesare Maldini. L’Italia perde, esce dal Mondiale. Prima domanda dei giornalisti: come mai non ha funzionato il centrocampo? Replica di Maldini: ditemi quante squadre ci sono in Serie A, quanti centrocampisti, e quanti italiani titolari. Zero. Il campionato italiano ormai non è più tale, è solo un torneo che si gioca in Italia. Lo stesso vale per Premier, Liga. E gli altri sport: la pallavolo azzurra, sia maschile sia femminile, resta un’eccellenza mondiale. E infatti rispecchia i tanti italiani ancora protagonisti nei club”.
Si rinnova così la dialettica fra Peterson e Bianchini – già avversari di battaglie sportive costellate di scudetti, a cavallo degli anni Settanta e Ottanta. “Il piano dell’Nba in Europa offrirebbe un vantaggio proprio ai campionati nazionali”, la tesi del coach simbolo della Virtus Roma. “Adesso c’è una disparità enorme, due squadre con facoltà economiche sproporzionate e poi tutte le altre. Avere una lega riservata ai top club restituirebbe equilibrio e competitività alla Serie A. E soprattutto spazio ai giovani italiani: abbiamo smesso di produrne di validi perché difficilmente mettono piede in campo. La realtà è che Milano e Bologna fanno già un altro campionato, da anni. E al contempo stentano in Eurolega. Questo scompenso non fa bene a nessuno”.
Ma siamo sicuri che i tifosi europei abbraccerebbero il basket d’intrattenimento modello Nba? “La mia Virtus non c’entrerebbe più nulla: deve nascere una vera franchigia. In Serie B il palazzetto è sempre pieno, ribolle di passione, figurarsi in una grande lega continentale. L’attrattiva di una big è automatica. E in ogni caso si giocherebbe con regole Fiba: sarebbe una pallacanestro simile all’Eurolega, di buonissimo livello”. Con qualche paletto, si augura Peterson: “Se fossi la Fiba, chiederei all’Nba almeno garanzie economiche sui vivai e sul reinvestimento nei singoli paesi: è l’unico modo per sopravvivere”. E al contempo fantasticare: come suona Rome Gladiators?