Pure sapendo che il vecchio adagio secondo cui “chi entra in Conclave da Papa, ne esce cardinale” è stato il più delle volte confermato dai fatti, proviamo qui a riassumere i prelati “favoriti” per la successione a Bergoglio. Otto brevi ritratti e letture foglianti per approfondire
Di sicuro c’è solo che alla fine non andrà come nel thriller papale Il Conclave, candidato agli Oscar e sbertucciato dai giornali cattolici di tutto il mondo (per Avvenire è “un’involontaria parodia”, per il loasangelino Angelus “sembra scritto con ChatGPT” o “dal comitato editoriale del New York Times”, secondo il vescovo americano Barron). Quindi, con ogni probabilità, non avremo un nuovo Papa intersessuale. Amen. Per il resto, il nome del nuovo pontefice è avvolto dalle nebbie della storia – o della Provvidenza. Dal prossimo Conclave, dove politica e fede si intrecciano alle maree mutevoli dell’epoca in cui viviamo, potrebbe uscire uno dei profili più strombazzati di questi giorni, così come un nome del tutto estraneo al cicaleccio mediatico. Anche perché il vecchio adagio secondo cui “chi entra in Conclave da Papa, ne esce cardinale” è stato il più delle volte confermato dai fatti. Tra i “campionari” più attendibili, che anche da oltretevere qualcuno fa circolare, c’è quella elaborata dal College of Cardinals Report, la piattaforma curata da Edward Pentin e Diane Montagna. Proviamo qui a semplificarla ulteriormente, scegliendo otto nomi papabili, letteralmente.
Pur tenendo a mente che le dinamiche di potere nella Chiesa non rispecchiano esattamente quelle della politica, c’è tuttavia una polarizzazione su due fronti che potremmo definire come progressista, l’uno – più vicino a papa Francesco –, e conservatore, l’altro. Il nuovo Papa dovrà raccogliere il favore dei due terzi del Conclave: ben 92 cardinali. Resta il fatto che nel Concistoro di dicembre, Bergoglio ha “infornato” ventuno nuovi cardinali, di cui venti elettori (perché con meno di 80 anni, e quindi con diritto di ingresso in un eventuale Conclave) e il 99enne Angelo Acerbi. “I cardinali viventi creati da papa Bergoglio sono 149. Di questi, 110 potrebbero varcare la soglia della Sistina, numero che costituisce la stragrande maggioranza di quelli abilitati a entrare in Conclave (24 quelli creati da Benedetto XVI e ormai solo sei quelli nominati da papa Woytila)”, riassumeva a dicembre Antonio Bonanata su RaiNews. Questi non sono certo parte di un blocco “bergogliano” monolitico, visto che molti non si conoscono e possono avere visioni distanti su questioni che riguardano la vita e il governo della Chiesa, oltre a eventuali “antipatie” o strategie “elettorali”, anche dell’ultimo minuto. E, di nuovo, sarebbe sbagliato leggere l’elezione del nuovo Papa come una scelta di esclusivo opportunismo politico. Per semplificare, tuttavia, possiamo immaginare un ipotetico parlamento, un ventaglio che va da sinistra a destra.
Matteo Maria Zuppi
Si può partire quindi dai progressisti: è circolato molto il nome di Matteo Maria Zuppi (69 anni). Il presidente della Cei aderisce perfettamente alla visione del pontificato di Francesco. Nato a Roma, ha stretti legami familiari con il Vaticano: suo padre Enrico fu direttore dell’Osservatore della Domenica, sua madre, Carla Fumagalli, era la nipote del cardinale Carlo Confalonieri, che fu segretario di papa Pio XI, poi prefetto della Congregazione per i vescovi e decano del Collegio cardinalizio ai funerali dei papi Paolo VI e Giovanni Paolo I. Figlio dello spirito del Vaticano II, è molto vicino alla comunità laica di Sant’Egidio. Ma, ultimamente, la stella del cardinale non pare essere la più fulgida.
Pietro Parolin
Nella stessa “area”, c’è poi Pietro Parolin (70 anni), che è visto come un successore naturale di Francesco, del quale potrebbe portare avanti le riforme in modo più discreto e diplomatico. Ordinato vescovo da Benedetto XVI, Francesco lo ha fatto segretario di Stato nel 2013 e, nel 2014, lo ha nominato nel suo “Consiglio dei cardinali” interno, che lo consiglia sulla riforma della Chiesa. Il cardinale ha auspicato “una presenza stabile in Cina” della Chiesa. uno dei grandi obiettivi di Francesco. Il problema è comprendere quanto tale progetto possa conciliarsi con lo strisciante ma permanente conflitto con il regime. Scrivono Pentin e Montagna: “Ha svolto un ruolo cruciale nel ristabilire il contatto diretto tra la Santa Sede e Pechino nel 2005, un risultato lodato all’epoca ma un’apertura diplomatica che potrebbe rivelarsi il suo tallone d’Achille”, insieme alla sua mancanza di esperienza pastorale. Ancora: “Il suo approccio risoluto alle relazioni sino-vaticane è culminato nel 2018 in un controverso accordo provvisorio segreto sulla nomina dei vescovi, rinnovato nel 2020, 2022 e 2024”.
Luis Antonio Tagle
Acclamato come il “Francesco asiatico”, il cardinale filippino Luis Antonio Tagle (67 anni) è un altro nome “progressista”, sebbene lui stesso preferisca evitare tali etichette. Come scrivevamo nel ritratto qui sotto, la scelta di Francesco di nominarlo prefetto della congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, la vecchia Propaganda fide, “è stata una decisione politica e fortemente simbolica. Tagle è da tempo l’enfant prodige della chiesa delle periferie, teologo apprezzato e brillante conferenziere, uomo giusto per aprire le porte dell’Asia più profonda al cattolicesimo che ancora stenta a radicarsi in quelle terre. Anche le porte della Cina, visto che Tagle – che di terzo nome fa Gokim – ha per parte di madre origini cinesi”. Tuttavia, se un tempo sembrava tra i “preferiti” di Francesco, da allora sembra essere caduto in disgrazia. Scrivono Pentin e Montagna: “Da un lato, si è scagliato contro un disegno di legge filippino sulla ‘salute riproduttiva’, sebbene in modo meno forte di alcuni dei suoi colleghi vescovi, che ha introdotto politiche anti-famiglia e anti-vita, e si è espresso con forza contro l’aborto e l’eutanasia. D’altro canto, sostiene che esistono alcune situazioni in cui i principi morali universali non si applicano, come nel caso della Comunione per le coppie che vivono insieme coniugalmente ma senza matrimonio sacramentale, e questioni relative all’omosessualità”.
Jean-Marc Aveline
L’arcivescovo metropolitano di Marsiglia, Jean-Marc Aveline (66 anni), benché a “sinistra” nel nostro schema semplificatorio, è tuttavia un profilo più “centrista” rispetto agli ultimi cardinali che abbiamo nominato. Prelato affabile e colto, un papabile emergente con un ampio appeal, dedito alle questioni delle “periferie” del dialogo interreligioso e della migrazione, sensibilità acquisita anche per la sua travagliata infanzia in una famiglia di pieds-noirs, i francesi d’Algeria rimpatriati a partire dal 1962, al termine della guerra d’Algeria. Nel settembre 2023, ha convinto Papa Francesco a visitare la Francia per un incontro con i vescovi e i giovani del Mediterraneo a Marsiglia, convinto che le questioni che circondano il bacino del Mediterraneo siano decisive per il futuro del mondo. Aveline “è vicino all’orecchio di Bergoglio”, scriveva la Croix, e i due si incontrano regolarmente in Vaticano, anche al di fuori degli orari ufficiali. C’è da capire se, data la sua relativamente giovane età, i suoi confratelli vorranno continuare sulla strada indicata da Francesco per quello che sarebbe probabilmente un lungo pontificato.
Pierbattista Pizzaballa
Come scrivevamo qui, quella del Patriarca latino di Gerusalemme, il bergamasco Pierbattista Pizzaballa (59 anni), “è una delle voci più lucide” sul dramma che insanguina il vicino oriente. “Fin dal 7 ottobre ha cercato di rappresentare la situazione sul terreno per quella che è: non una delle tante guerricciole fra israeliani e palestinesi, ma qualcosa che è destinato ad avere conseguenze dalle quali non si potrà tornare indietro”. Pizzaballa affronta di rado questioni controverse della teologia o delle posizioni dottrinali. Ma da ciò che sappiamo delle sue parole e azioni, è possibile discernere un desiderio di attenersi alle tradizioni e alle pratiche ortodosse della Chiesa, pur rimanendo aperto alla modernità.
Péter Erdö
Péter Erdö, arcivescovo 72enne di Budapest, è il primo vero “conservatore” del nostro elenco. È cresciuto sotto il comunismo e quando aveva quattro anni, nel 1956, la sua famiglia è stata costretta a fuggire con solo i vestiti che indossava dopo che le truppe d’invasione hanno bruciato la loro casa. Considerato un grande intelletto e un uomo di cultura, è autore prolifico e colto. Erdö si oppone al celibato facoltativo per i sacerdoti, è fermamente contrario all’accettazione delle unioni omosessuali, ma è a favore del sostegno pastorale per coloro che soffrono di attrazione per lo stesso sesso, ed è fortemente pro-life. “Il lavoro missionario è centrale nel suo approccio pastorale e ha mostrato grande preoccupazione per la crisi vocazionale della Chiesa”, ricordano Pentin e Montagna.
Malcolm Ranjith
Pochi cardinali hanno l’esperienza che Malcolm Ranjith (77 anni), arcivescovo metropolta di Colombo, Sri-Lanka, ha maturato negli anni. Il che lo rende il candidato preferito da coloro che cercano un Papa affidabile, più in continuità con Benedetto che con Francesco, ma con una comprovata esperienza di governo e proveniente dal sud del mondo. Parla fluentemente dieci lingue.
Fridolin Ambongo Besungu
Anche se non è molto probabile che il prossimo Papa sarà africano, l’arcivescovo di Kinshasa, Fridolin Ambongo Besungu, ha delle buone carte. Ha guidato la levata di scudi contro il documento dell’ex Sant’Uffizio con cui si è data luce verde alla benedizione delle coppie omosessuali.