Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera: “Solo la sinistra pensa a scegliersi gli interlocutori migliori. Noi diversi dal tycoon? Siamo europei e siamo diversi in tante cose. Il viaggio di Meloni a Washington? Importante ma non uno spartiacque”
Dice che i rapporti con Donald Trump sono istituzionali. E che del resto, “anche con Biden, con Olaf Scholz in Germania, con Starmer nel Regno Unito, questo governo ha sempre avuto ottimi rapporti di collaborazione”. Così Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, colloquiando col Foglio si sente di lanciare un appello. “E’ ovvio che il viaggio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni negli Stati Uniti dovrebbe essere sostenuto da tutte le forze politiche. Solo la sinistra può pensare che il rapporto Stati Uniti-Italia possa ridursi al rapporto con Trump. E invece è una banalizzazione”. Ieri era stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani a dirsi “non trumpiano”, perché “noi siamo una destra diversa”. La pensa allo stesso modo anche il presidente dei deputati meloniani? “E’ una domanda che manca di alcuni presupposti. Noi siamo l’Europa. Ed è evidente che su tantissime cose siamo diversi dagli Stati Uniti, da sempre”. Compreso il processo di costruzione di una destra conservatrice, verrebbe da dire. Che forse in questa fase più che mai vorrebbe affrancarsi dal modello Maga. Addirittura un ministro di questo governo si è spinto, in termini di distanziamento da Trump, a dire che forse sarebbe stata meglio per il governo la vittoria di Kamala Harris. “Ma non è mio costume commentare le dichiarazioni in chiaro, figuriamoci quelle anonime”, ragiona il capo dei deputati di FdI. Il quale però in questa chiacchierata non nasconde la complessità della situazione. “Se mi parlate di dazi è chiaro che c’è preoccupazione, che però non deve sfociare nel panico. Se invece mi chiedete se Trump è una fonte di preoccupazione, io rispondo che è il presidente degli Stati Uniti, e questo è un fatto. Credo che sia abitudine della sinistra quella di scegliersi l’interlocutore preferito. Ma noi, come ho già detto, avevamo un ottimo rapporto anche con il presidente Biden, con il cancelliere Scholz, ce lo abbiamo con il primo ministro britannico Starmer. Non mi sembra che se ci fossimo comportati come chiedevano le opposizioni, che volevano chiudere al dialogo nei confronti degli Stati Uniti, avremmo raggiunto questo primo obiettivo di vedere i dazi sospesi. Anzi, avremmo dato vita a una contro guerra commerciale che sarebbe stata ancor più preoccupante per il sistema paese”.
Nel governo ci sono molte anime, da quella forzista più critica nei confronti di Trump fino a quella leghista che è al tycoon più vicina. In mezzo la posizione della premier Meloni, che nelle ultime settimane però si è mossa con sempre maggiore realismo, denunciando i rischi di una guerra commerciale. Per questo si guarda con grande attenzione al viaggio che porterà la presidente del Consiglio a Washington, a colloquio con l’inquilino della Casa bianca, il prossimo 17 aprile. “Credo che sarà un incontro importante ma non sarà uno spartiacque, perché il lavoro, il confronto, il dialogo andrà coltivato quotidianamente”, ragiona ancora Bignami. Il capogruppo di Fratelli d’Italia torna spesso alla difesa degli “interessi nazionali”, ma ha chiaro come la partita vada giocata tutta a livello europeo. “Lo dicono i trattati europei che la competenza in materia doganale è dell’Unione europea. Per questo sostengo che l’incontro a Washington potrà servire anche alla presidente von der Leyen, visto che la strategia deve essere comune. Noi l’abbiamo sempre detto che l’Italia sta con l’occidente ed è l’Europa. E ci è chiaro come, se anche riuscissimo a strappare condizioni favorevoli per la nostra industria, eventuali misure molto pesanti ad esempio per l’economia tedesca avrebbero delle ricadute indirette anche su di noi”. A ogni modo, ragiona in conclusione Bignami, al di là della vicinanza o distanza crescente nei confronti di Trump, bisogna fare di tutto perché il confronto prosegua. “Del resto qualsiasi negoziato parte dal presupposto che le parti in causa si parlino. E anche per questo a me sembra incredibile che qualcuno, con grande leggerezza, voglia mettere in discussione un’alleanza come quella con gli Stati Uniti che in questi 80 anni è stato l’architrave della nostra sicurezza europea”.