Meloni con i controdazi, cerca l’asse con la Ue, oggi la lista, e manda Tajani a esplorare i mercati in India

Incontra oggi gli imprenditori, tiene fuori il whisky dalla lista dei controdazi, confida nel suo viaggio in America, il giorno dopo le sanzione Ue. Tajani in missione in Oriente. “No a guerre commerciali”

Roma. Il mondo e Meloni sono finiti al Trump Luna park. Falsi annunci, borse che crollano, risalgono, ricrollano, task force, la richiesta della premier, ancora: “Calma”. Si sta con la Ue e si confida che Trump spenga la giostra. Passa la dottrina Meloni-Tajani. Oggi in Europa il Comitato di difesa commerciale vota la lista dei controdazi che possono scattare dal 15 aprile, l’Italia ottiene l’esclusione del whisky e del barboun. L’attesa è per il viaggio di Meloni, il 16, da Trump. La strategia europea di tassare le big tech è una possibilità, ma non convince il governo. Si parla di “pacificazione commerciale” con l’America e per la prima volta si comincia a dire, ma non in pubblico, che si può ratificare il trattato sul Mercosur, togliere il veto italiano. Si esplorano nuovi mercati. Tajani dal 10 al 15 aprile vola in India e Giappone.



Alle 17, a Chigi, arrivano a Chigi i ministri Giorgetti, Urso, Lollobrigida, Foti, sono presenti i vice Tajani e Salvini chiamati dalla presidente per valutare l’impatto americano sui dazi e proporre una strategia. Ma la riunione serve per fare il punto, filtri magici non ce ne sono. La notizia, falsa, che l’America abbia sospeso i dazi per 90 giorni, fa impennare le Borse per farle scendere nuovamente quando si scopre che è solo un’incomprensione. L’intercalare di Kevin Hasset, direttore del Consiglio Economico nazionale americano, viene scambiato per un sì, un sì allo stop dei dazi, ma la notizia diffusa sui social viene smentita dalla Casa Bianca. La Borsa di Milano chiude a meno 5.3%, Trump minaccia ulteriori dazi alla Cina, al cinquanta per cento. Che si fa? Oggi Meloni riceve gli imprenditori con l’intenzione di “ascoltare”. Francia e Germania sono per la linea dura per sanzionare le big tech, ma per il governo serve una ritorsione ponderata, perché il rischio, dicono i ministri di Meloni, è che “quando fai a botte con uno più grande di te ti fai male”. Torna la chimera lanciata da Musk, una zona di libero scambio America e Ue, la proposta Urso, ma l’idea è modificare la linea su vecchi tabù. Uno è il Mercosur, il trattato di scambio con i paesi del’America Latina, l’altro è il Ceta, il trattato con il Canada. Il primo rappresenta un problema per il ministro Lollobrigida che è ancora sulla posizione “firmiamo con compensazioni”. Sta negoziando la Commissione Ue. Da giorni i funzionari della Commissione consultano i governi nazionali e hanno preparato la lista, rivista con i singoli paesi. E’ un primo pacchetto di contro dazi, su acciaio e alluminio, che hanno un impatto minore sull’Italia. I settori più colpiti sono sempre l’agroalimentare e la meccanica, la componentistica. Un secondo pacchetto di controdazi, presenti nella lista, può scattare dal 15 maggio. E’ stata Meloni a chiedere ai suoi ministri toni bassi. Resta convinta di poter negoziare con Trump, di dimostrare all’Europa che può fare da ponte: è una scommessa. Sta in mezzo come sta in mezzo fra Tajani e Salvini. Vista da Tajani la visita di Meloni in America può essere l’occasione per spingere Trump a cooperare; la cosa certa è che l’Italia sta con i controdazi. Vista da Salvini, ma Salvini vede solo il Viminale, è un successo perché la proposta di “tariffe zero” tra America ed Europa è stata lanciata a Firenze, durante il Congresso Lega. Lo spread ieri è salito e sceso per chiudere a 125 punti. Federvini è preoccupata e dice “a rischio due miliardi”. In una nota di governo, anche qui a metà tra Tajani e Salvini, Trump e Ue, si fa sapere “che la necessità è affrontare il tema con determinazione e pragmatismo” che i danni dell”allarmismo sono peggiori” (un tanto basta di Tajani) ma che bisogna intervenire “sulle regole ideologiche del green deal” (un tanto basta di Salvini). Il Trump Luna park riapre.

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio

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