Odio Gershwin

La recensione del libro di Biagio Bagini edito da Oligo (206 pp., 18 euro)

Dopo averci regalato, due anni fa, una deliziosa opera narrativa dal titolo Swinging Stravinsky, Biagio Bagini si cimenta con un romanzo biografico volto a celebrare il centenario della Rapsodia in Blu, il celebre pezzo per pianoforte e orchestra composto da George Gershwin.

Certo, va subito osservato come l’autore intenda delineare un quadro d’insieme relativo alla scena musicale – tanto europea quanto americana – degli anni Venti: ecco allora stagliarvisi le figure di Copland e Ravel, di Schoenberg, di Satie e dello stesso Gershwin, tutti impegnati in una sfida avvincente. Ed è Parigi la città nella quale si muovono, nelle sue lunghe notti, alla ricerca di emozioni e suggestioni suscitate dal confronto con la grande letteratura europea, anche gli scrittori americani della cosiddetta “generazione perduta” – da John Dos Passos a Sherwood Anderson.

Poi, spostandosi al decennio successivo, Bagini intraprende un viaggio nel cuore e nella pancia degli Stati Uniti tra strade polverose, regioni segnate dalla crisi economica, popolarissimi nemici pubblici, negri sospesi tra rassegnazione e ribellione, il seducente sogno hollywoodiano: la superstrada 66, insomma, come specchio dell’intera nazione americana.

Centrale, nell’ambito della narrazione, appare tuttavia la vicenda umana e artistica di Aaron Copland: un compositore pienamente inserito nelle correnti stilistiche del Novecento che nutre l’ambizione di esprimere l’essenza dello spirito americano arrivando ad ammirare, invidiare, odiare il più affermato dei nuovi talenti, George Gershwin. Il quale era giunto ben presto al successo grazie ai musical, alle songs, ai commenti musicali per film e si era dedicato in seguito alla creazione di pezzi sinfonici nei quali aveva fuso elementi jazzistici con il linguaggio della musica colta europea.

Spinto forse da questa rivalità, Copland decide di intraprendere un itinerario che lo porterà a scoprire le radici musicali del popolo statunitense fino a fondarne l’identità artistica su una miscela di componenti attinte dal folk, dal blues e dal jazz.

Bagini racconta tutto questo con tono ironico e leggero procedendo per brevi paragrafi; la sua prosa è scorrevole e incisiva, il lessico ricco e preciso, il ritmo rapido mentre i dialoghi, dal canto loro, appaiono concisi e vivaci. Odio Gershwin si rivela, pertanto, un romanzo gradevolissimo capace di tenere desta l’attenzione del lettore fino all’ultima pagina e di stimolarne la divertita curiosità.




Biagio Bagini

Odio Gershwin


Oligo, 206 pp., 18 euro

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