Il sole nero dei Lumi. Sade filosofo

La recensione del libro di Marco Menin edito da Carocci (326 pp., 29 euro)

Nato a Parigi il 2 giugno del 1740 (segno dei Gemelli), in uno dei più importanti palazzi di Parigi, la residenza dei principi Borbone-Condé, Sade gioca fino ai quattro anni con il principino Luigi Giuseppe. La madre è nipote del cardinale Richelieu. Nell’albero genealogico paterno, invece, troviamo quella Laura lodata da Petrarca. Si deve probabilmente allo zio paterno, Jacques-François-Paul-Alphonse, l’interesse di Sade per la filosofia. Abate per convenienza, libertino incallito, lo zio era un uomo di grande cultura. Amico di Voltaire. Sade frequenterà a Parigi lo stesso liceo dell’autore di Zadig, assistendo e subendo punizioni corporali. Nei collegi dei gesuiti era la normalità, ricorda Marco Menin nelle prime pagine del suo magnifico libro, che si apre con una succinta biografia di Sade. Giusto per chiarire e punteggiare la sua vita. E metterla in prospettiva. Si arruola nei Cavalleggeri della guardia del re. Combatte al fronte (Guerra dei sette anni). Ma le ferree regole militari non fanno per lui. Si dedica presto al piacere. Al libertinaggio. Legge. Frequenta bordelli. Lo costringono al matrimonio per mettere fine alla sua condotta sconsiderata. Conquista moglie e suocera con le sue buone maniere. Ma, pochi mesi dopo, ecco il primo arresto: una prostituta lo accusa di pratiche masturbatorie eseguite con ostie benedette: ha compiuto 23 anni. Passerà buona parte della sua vita in carcere.

Questo preambolo biografico serve a delineare la sua figura mitica, e per notare come certe sue gesta abbiano verosimilmente un rapporto con i testi che ha letto, più una ricaduta immaginaria con quelli che ha scritto (ma non bisogna confondere la biografia con la produzione artistica). Il libro di Menin vuole demitizzare il “divin marchese” per meglio analizzarne il pensiero, inserendolo in precise coordinate culturali. Che sono poi quelle dei Lumi. La riflessione filosofica di Sade, disseminata nei suoi romanzi, nelle lettere, nei testi teatrali, è un continuo confronto dialettico con i philosophes.

La critica anticlericale e il materialismo li ritroviamo nelle letture di Holbach e Helvétius, ad esempio; grande è l’attenzione per il pensiero medico; l’esaltazione antropologica delle passioni emerge in Rousseau, così come la sua filosofia sentimentalista, che Sade però rovescia (servendosi dei medesimi strumenti: il romanzo epistolare e il racconto edificante). Notevoli le pagine sul “femminile”. Menin ricostruisce una “cartografia” della femminilità, soffermandosi su diversi elementi e figure presenti nei suoi testi, segnalando l’opposizione e la complementarietà di Justine e Juliette.



Marco Menin

Il sole nero dei Lumi. Sade filosofo


Carocci, 326 pp., 29 euro

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