Le barche della flotilla hanno ridato vita simbolicamente alle crociate, trasformandosi in farsa
Le parole malate dell’antigiudaismo di origine cattolica, che ci illudevamo fossero state superate dal Concilio Vaticano II e dall’enciclica Nostra Aetate, sono sdoganate anche da chi non te l’aspetti. Non mi riferisco dunque alle esternazioni cardinalizie mal ponderate sul Dio vendicativo della Bibbia da contrapporre a quello dell’amore del Vangelo. Distogliamo dunque lo sguardo dalla Cappella Sistina e da tutti i porporati e passiamo ai laici extra ecclesiam, possiamo trovare degli apprendisti stregoni. La flotilla è stata un colpo di genio, duole ammetterlo, ma perché tanta potenza in questa immagine? Le barche raccolte da ogni dove e i fiumi di manifestanti giunti nei porti sul mare per salutare i marinai umanitari hanno – consapevolmente o meno – ridato vita simbolicamente alle crociate. Il Mediterraneo è stato nuovamente attraversato per difendere la Terra Santa dagli infedeli, ma questa volta – in pieno spirito dei tempi, in una sorta di riparazione rispetto a quanto avvenuto mille anni fa – i nuovi crociati sono andati a difendere la popolazione musulmana, mentre gli infedeli sono gli israeliani. C’è anche continuità, ancora una volta in nome del Bene si colpiscono gli ebrei. Le crociate, quelle vere, furono accompagnate da massacri di ebrei nelle città europee, che i pellegrini attraversavano imbevuti di pregiudizi antigiudaici ai quali credevano in perfetta buona fede, mentre oggi sappiamo – perché è già successo numerose volte nel nostro paese in questi due anni – che gli ebrei – se riconosciuti come tali per strada – con la stessa buona fede vengono aggrediti. Poco importa che la riattualizzazione odierna delle crociate sia stata una rappresentazione a tratti farsesca. I crociati quando venivano catturati dai musulmani venivano torturati per davvero (e viceversa), oggi quando tornano in patria per raccontare in aeroporto e nei licei le proprie gesta, gli eroi della Flottilla riferiscono generici maltrattamenti compatibili con qualunque arresto da parte di una qualunque polizia europea, con l’aggiunta che quella israeliana avrebbe negato ai nuovi crociati l’acqua minerale e questi siano stati costretti ad accontentarsi di quella dal rubinetto. O che l’aria condizionata fosse mal regolata. Eppure la forza del messaggio resta e fa battere il cuore di molti studenti e studentesse e dei tanti professori, presidi compresi, che hanno aderito a manifestazioni e scioperi, ardenti adepti della nuova religione che – come agli albori del cristianesimo – nasce in contrapposizione agli ebrei.
Non finisce qui. C’è l’esponente del Partito Democratico che in modo reiterato parla della “strage degli innocenti”, ridando nuova linfa al racconto del Vangelo sul tentativo di Erode di uccidere i bambini in massa pur di colpire Gesù. In questo modo, tramite un falso storico per cui l’ebreo Gesù diventa palestinese (e musulmano), viene riattualizzata l’accusa agli ebrei (oggi israeliani) di aver ucciso il nazareno. È lo stesso messaggio veicolato da una vignetta nei giorni scorsi in prima pagina su un quotidiano nazionale, Gesù con kefiah e bandiera palestinesi inchiodato alla croce ringrazia i manifestanti. O quella del bambin Gesù di fronte ai carri armati con la Stella di Davide. O il famoso presepe con il bambinello nella mangiatoia adagiato sulla kefiah. Se Gesù oggi sono i palestinesi, dal deicidio siamo passati al genocidio. Il combinato disposto di queste immagini con l’accusa di genocidio si intreccia con un altro archetipo dell’antigiudaismo cattolico: la Teologia della Sostituzione, secondo la quale i cristiani avrebbero preso il posto degli ebrei nell’Alleanza con Dio e la Chiesa sarebbe il Novus Israel. Oggi con la nuova religione dei nuovi crociati, gli ebrei vengono nuovamente sostituiti, questa volta dai palestinesi, nel ruolo che nelle società occidentali sempre più riveste un valore sacrale, quello delle vittime. La Shoa torna a essere cenere e Gaza diventa Auschwitz. Ma negli scantinati del Ghetto di Varsavia non c’erano tedeschi in ostaggio da liberare per fermare lo sterminio.