Il mondo va in un’altra direzione: in medio oriente, in Arabia Saudita, a casa di Mohammed bin Salman. Di lui, e del modo in cui ha trasformato lo sport nello strumento per esercitare il suo soft power, racconta Ingolfato di James Montague
Soldi e così sia. Certo, la gloria, le parole, bellissime, di Anna Danesi al Quirinale, i sacrifici e le ricompense. Certo, sudare per l’oro, l’odore degli spogliatoi ogni maledetta domenica, il nodo in gola prima di giocare un match point, sdraiarsi sul cemento, chiudere gli occhi e intuire qualcosa sulla felicità. Lo sport è questo ed è anche altro. È lecito scandalizzarsi ed è lecito giudicare, il mondo va in un’altra direzione. Più precisamente in medio oriente, Arabia Saudita, a casa del principe ereditario Mohammed bin Salman.
È lui il vero protagonista di “Ingolfato” (pubblicato in Italia da 66thand2nd) l’ultimo libro di James Montague, autore nel 2024 di Fra gli ultras, un viaggio tra le curve del mondo. Questa volta lo scrittore britannico ci porta nel Golfo Persico. “Lo sport è il centro del suo potere, lo strumento con il quale esercita il suo soft power, ovvero la capacità di influenzare e attrarre gli altri, Occidente compreso”, racconta al Foglio Sportivo Montague che si trova a Doha per seguire il Qatar nelle qualificazioni ai Mondiali del 2026.
In principio fu il Newcastle, una operazione di rebranding attraverso il pallone. Niente di nuovo. A bin Salman il calcio serve per ricostruire la sua reputazione dopo l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi avvenuto all’interno del consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul il 2 ottobre 2018. Il Newcastle è lo strumento che permette al principe di riaffacciarsi davanti alla comunità internazionale. “Avresti dovuto probabilmente spendere miliardi per vedere diecimila persone del Nord dell’Inghilterra diventare apologeti del regime saudita. E invece ti basta comprare il Newcastle” dice Montague. Il calcio non basta, non più. E allora boxe, gli ESports, ciclismo, biliardo, sulla scia di ciò che è avvenuto in Qatar, l’assegnazione dei Mondiali del 2034, il capolavoro made in Arabia. Pecunia non olet, mai e poi mai.
C’è anche il tennis che contribuisce all’entertainment e alla costruzione del soft power. Dal 15 al 18 ottobre a Riyadh (e in diretta su Netflix) è in programma la seconda edizione del Six Kings Slam, l’esibizione a cui parteciperanno sei top player tra cui Sinner (vincitore lo scorso anno), Alcaraz, Djokovic. Il montepremi è superiore a 13 milioni di euro, il vincitore se ne porta a casa sei. “L’Arabia Saudita è presente nel tennis da anni e in modi diversi, le Next Gen Finals che si giocano a Gedda, il Pif, il fondo sovrano saudita che è sponsor della Wta, ed è lo strumento che nel 2024 ha finanziato lo sport con 51 miliardi di dollari”. A chi gli chiede come si fa a dire di no ai milioni di dollari che offre il Principe, Montague risponde che “in realtà è molto più semplice di quanto si pensi: basterebbe pronunciarle quelle due lettere, NO, tirarsi indietro”. I soldi hanno la memoria corta. Lo sport, si legge nel libro, ha la memoria più corta in assoluto.
“L’Arabia Saudita fa parte del gioco, ormai. Ma questo racconta molto di noi, in realtà. Non dobbiamo essere ipocriti e nasconderci dietro la formula che organizzare grandi eventi aiuta il processo di modernizzazione. Non siamo noi che cambiamo il medio oriente, è il medio oriente che sta cambiando noi. Loro hanno i soldi, loro fanno le regole. E noi le accettiamo”. Il libro è cronaca, non un De profundis: “Frequento il Golfo da vent’anni, ho visto i cinema riaprire, le donne andare allo stadio a guardare Cristiano Ronaldo, il calcio arabo crescere di qualità. Il principe è un personaggio shakesperiano, ha cambiato la cultura del suo paese ha lanciato il progetto Vision 2030 che rappresenta il manifesto programmatico del suo paese, un paese in cui i diritti politici sono inesistenti. Sono convinto che l’Arabia Saudita rispecchi il mondo di oggi molto più di quanto non lo facciano l’Italia o il Regno Unito. Noi abbiamo avuto la nostra, questa è la loro èra”. Silence please, il tennis sta tornando a Riyadh.
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