Cristiani decapitati in Mozambico. Il Papa: “Non abbandoniamo i fratelli perseguitati”

Leone XIV ha ricevuto ieri una delegazione di Aiuto alla Chiesa che soffre: “Il diritto alla libertà religiosa non è facoltativo, ma essenziale. La libertà religiosa consente agli individui e alle comunità di cercare la verità, di viverla liberamente e di testimoniarla apertamente”

Roma. Più di trenta cristiani sono stati decapitati in Mozambico nello scorso mese di settembre. A darne conto è stato il Middle East Media Research Institute (Memri), che ha riportato la cronaca degli ultimi attacchi rivendicati dalla autoproclamatasi Provincia dello stato islamico del Mozambico, attiva nelle province di Cabo Delgado e Nampula, nel nord del paese. Numeri confermati da un’inchiesta di Newsweek. Oltre alla conta dei morti e dei raid in abitazioni e chiese, la formazione islamista ha corredato il tutto con fotografie che documentano la veridicità di quanto affermato nei comunicati, comprese le decapitazioni. Da almeno otto anni il copione che si ripete è il medesimo: centinaia di miliziani – spesso brandendo le bandiere nere del già Califfato islamico, il che indica una chiara matrice religiosa – entrano nei villaggi, danno fuoco alle case e ai luoghi di culto. Parte della popolazione viene trucidata e parte sequestrata: carne utile a essere impegnata come scudo umano negli scontri con le forze di sicurezza. Secondo le Nazioni Unite, gli sfollati ammonterebbero a 1,3 milioni. I morti almeno seimila, stando alle stime calcolate per difetto.

Proprio ieri, il Papa ha ricevuto una delegazione di Aiuto alla Chiesa che soffre: “La vostra visita giunge al momento opportuno, poiché il nostro mondo continua a testimoniare una crescente ostilità e violenza contro coloro che hanno convinzioni diverse, tra cui molti cristiani. Al contrario, la vostra missione proclama che, come un’unica famiglia in Cristo, non abbandoniamo i nostri fratelli e sorelle perseguitati. Piuttosto, li ricordiamo, siamo al loro fianco e ci impegniamo per garantire la libertà donata loro da Dio”. Leone XIV si è soffermato sulla libertà religiosa, che “non è semplicemente un diritto legale o un privilegio concessoci dai governi; è una condizione fondamentale che rende possibile un’autentica riconciliazione. Quando questa libertà viene negata, la persona umana viene privata della capacità di rispondere liberamente alla chiamata della verità. Ciò che ne consegue è una lenta disintegrazione dei legami etici e spirituali che sostengono le comunità; la fiducia cede il passo alla paura, il sospetto sostituisce il dialogo e l’oppressione genera violenza”. Il diritto alla libertà religiosa, ha aggiunto il Pontefice, “non è facoltativo, ma essenziale. Radicata nella dignità della persona umana, creata a immagine di Dio e dotata di ragione e libero arbitrio, la libertà religiosa consente agli individui e alle comunità di cercare la verità, di viverla liberamente e di testimoniarla apertamente. E’ quindi un pilastro di ogni società giusta, poiché salvaguarda lo spazio morale in cui la coscienza può formarsi ed esercitarsi”.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.

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