Per il ministero dell’Economia e delle Finanze l’unico indicatore di benessere che peggiorerà nei prossimi anni è l’efficienza della giustizia civile, con un aumento della durata media dei processi. I target concordati con l’Ue appaiono sempre più lontani
Persino il ministero dell’Economia e delle Finanze ormai appare consapevole che, non solo l’Italia non riuscirà a raggiungere gli obiettivi del Pnrr sulla giustizia civile, ma che addirittura i tempi dei processi civili, anziché diminuire, aumenteranno nei prossimi anni. E’ quanto emerge dalla relazione sugli indicatori di benessere allegata al Documento programmatico di finanza pubblica 2025: dei nove indicatori per i quali l’allegato fornisce previsioni per il periodo 2025-2028 (come disuguaglianza di reddito, povertà assoluta o speranza di vita alla nascita), soltanto uno peggiorerà: l’indice di efficienza della giustizia civile. In particolare la durata media dei procedimenti civili. Come già evidenziato su queste pagine negli ultimi mesi, l’Italia appare a dir poco in affanno in vista della scadenza dei target concordati con l’Unione europea sulla giustizia civile.
L’obiettivo principale, cioè la riduzione del 40 per cento entro fine giugno 2026 della durata media dei procedimenti civili (il “disposition time”) appare al momento fuori portata, se si considera che al 30 giugno scorso si attestava al 20,1 per cento rispetto al 2019. Per raggiungere l’obiettivo occorrerebbe di fatto replicare in un anno i risultati ottenuti in quattro anni, insomma servirebbe un miracolo. Per queste ragioni, in agosto il governo ha adottato un decreto con una serie di misure d’urgenza per provare a cambiare la situazione. La rotta, però, sembra ormai segnata. A certificarlo è appunto il Mef nella sua relazione sugli indicatori di benessere (Bes). Nel periodo 2025-2028, la giustizia civile sarà l’unico indicatore a registrare un peggioramento, soprattutto a causa proprio dell’aumento della durata media dei procedimenti. Le proiezioni si basano sull’elaborazione dei dati statistici forniti dal ministero della Giustizia.
Nel 2019 il disposition time era pari a 348 giorni. Nella relazione Bes si legge che, dopo il notevole incremento rilevato nel 2020, dovuto all’emergenza Covid-19, il dato sulla durata media dei procedimenti civili (che era schizzato a 435 giorni) si è “rapidamente contratto nel 2021 (340 giorni) per poi stabilizzarsi nel biennio 2022-2023 (325 giorni). Nel 2024, infine, si rileva un nuovo aumento riportandolo su un livello paragonabile a quello del 2021 (342 giorni), seppur rimanendo al di sotto del livello del 2019”. In altre parole, il miglioramento registrato tra il 2021 e il 2023 si è fermato. Non solo. Ciò che è più preoccupante è la proiezione nel periodo 2025-2028: “L’indicatore è proiettato su un sentiero di moderata crescita – si sottolinea nella relazione del Mef – Nel primo anno si prevede un incremento che posiziona l’indicatore sui livelli pre-Covid (345 giorni). Nel biennio successivo la crescita media è stimata in 10 giorni all’anno (+11 giorni nel 2026, +9 giorni nel 2027), per poi affievolirsi nel 2028 (+5 giorni)”. Risultato: nel 2028 si prevede un disposition time pari a 370 giorni, 28 giorni in più del dato pre-Covid.
C’è da precisare, come fa il Mef, che il disposition time usato nella relazione sugli indicatori di benessere si differenzia per alcuni aspetti rispetto a quello usato in ambito Pnrr, essendo calcolato sulla base di materie in certi casi incluse o escluse dal calcolo dei procedimenti iscritti o definiti. A colpire, a ogni modo, è il radicale cambio di prospettiva, in senso pessimistico, mostrato dal Mef. Nelle relazioni Bes 2023 e 2024, la previsione sul disposition time per gli anni futuri è stata sempre rappresentata con una curva in discesa. Ora la curva è in salita. Se lo scorso anno il Mef prevedeva per il 2026 un disposition time di 277 giorni, ora per lo stesso anno viene previsto un dato di 356 giorni.
Insomma, il 2024 è stato un anno orribile per la giustizia civile in Italia, che ormai appare distante anni luce dal raggiungimento degli obiettivi fissati dal Pnrr in scadenza il prossimo giugno. A stupire è la lentezza con cui il ministro Nordio e il governo sono intervenuti per provare a sistemare le cose. Basti pensare che già a febbraio su queste pagine sottolineammo come, sulla base dei dati provenienti dai vari uffici giudiziari e riportati sulla stessa relazione presentata dal ministro Nordio all’inaugurazione dell’anno giudiziario, gli obiettivi del Pnrr sulla giustizia civile sembrassero un miraggio. La capo di gabinetto del ministero, Giusi Bartolozzi, si spinse persino a inviare una lettera al Foglio per smentire le preoccupazioni. Sei mesi dopo il governo è giunto all’approvazione di un decreto d’urgenza (che difficilmente riuscirà a risolvere la situazione) e il Mef ora certifica il disastro sulla riduzione dei tempi dei processi. Chissà se ora Bartolozzi invierà una lettera di lamentele al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.