La leader dell’opposizione venezuelana diventata un simbolo della lotta per la democrazia è stata scelta dal comitato norvegese perché “incarna la speranza di un futuro diverso”. Tutti gli articoli pubblicati sul Foglio
Il Comitato norvegese per il Nobel ha deciso di assegnare il Premio Nobel per la pace 2025 a María Corina Machado, la leader dell’opposizione venezuelana diventata un simbolo della lotta per la democrazia. E’ stata premiata “per il suo instancabile lavoro di promozione dei diritti democratici del popolo venezuelano e per la sua lotta per raggiungere una transizione giusta e pacifica dalla dittatura alla democrazia“, si legge sul comunicato del Nobel. Il Venezuela si è evoluto da un paese relativamente democratico e prospero a uno stato brutale e autoritario che ora sta attraversando una crisi umanitaria ed economica. L’opposizione è stata sistematicamente repressa con brogli elettorali, procedimenti giudiziari e incarcerazioni. Come fondatrice di Súmate, un’organizzazione dedicata allo sviluppo democratico, Machado si è battuta per elezioni libere ed eque oltre vent’anni fa. Ha affermato: “È stata una scelta di voti anziché di proiettili”. Da allora, sia in ambito politico che al servizio delle organizzazioni, Machado si è espressa a favore dell’indipendenza della magistratura, dei diritti umani e della rappresentanza popolare. Ha dedicato anni alla libertà del popolo venezuelano.
In vista delle elezioni del 2024, Machado era la candidata presidenziale dell’opposizione, contro l’attuale presidente Nicolás Maduro, ma è poi stata esclusa dalla possibilità di partecipare al voto dal Consiglio elettorale nazionale controllato dal regime ed è stata sostuita da González Uttutia che però ha perso le elezioni del 28 luglio, almeno secondo il Consiglio nazionale per le elezioni che ha decretato la vittoria di Maduro con il 51,2 per cento dei voti. González Urrutia ha subito parlato di brogli elettorali. Dopo aver contestato la vittoria di Maduro, il candidato ha però dovuto lasciato il paese a causa dell’emissione di un mandato d’arresto nei suoi confronti ed è fuggito in Spagna, dove gli è stato concesso asilo politico il 7 settembre.
“Maria Corina Machado soddisfa tutti e tre i criteri stabiliti nel testamento di Alfred Nobel per la selezione di un vincitore del Premio Nobel per la Pace. Ha unito l’opposizione del suo paese. Non ha mai vacillato nel resistere alla militarizzazione della società venezuelana. È stata ferma nel suo sostegno a una transizione pacifica verso la democrazia”, dice il Comitato.
“Espropriare, cioè rubare!”, fu la frase con cui nel 2012 María Corina Machado divenne “la donna che ha fatto stare zitto Chávez”. “Oggi è la leader dell’opposizione che sta provando a mettere Nicolás Maduro con le spalle al muro”, avevamo scritto in un suo ritratto. E’ metà Lady di ferro, come Margaret Thatcher, per la ricetta liberale attraverso cui intende risollevare l’economia, e metà Pasionaria, come Dolores Ibárruri, per il coraggio con cui difende la democrazia contro il regime di Nicolás Maduro. E’ sostenitrice del “capitalismo popolare” e anche di massicce privatizzazioni, compresa la petrolifera Pdvsa. “Nel caso del settore energetico o di altre industrie, il Venezuela ha un enorme potenziale che richiede enormi investimenti. Non abbiamo le risorse per questo”, ha detto. “Questo paese è stato saccheggiato: bisogna aprire i mercati. E dobbiamo creare condizioni così competitive, così attraenti, che le risorse internazionali vengano investite qui nonostante quello che è successo nel regime precedente”. Sulla istruzione crede invece “nei sussidi, che possono essere dati direttamente ai genitori affinché possano scegliere il tipo di istruzione che desiderano per i propri figli, se pubblica o privata”. Tra i suoi ispiratori: Ludwig von Mises; il venezuelano Carlos Rangel autore del noto pamphlet “Dal buon selvaggio al buon rivoluzionario”; e anche la “rivoluzione informale” del peruviano Hernando de Soto.
“Se solo non fosse liberale e di destra, sarebbe su tutte le copertine come simbolo femminile della lotta per i diritti civili e per la democrazia nel mondo”, avevamo scritto in un editoriale sul Foglio. Poi a ottobre 2024 il Parlamento europeo ha assegnato agli oppositori venezuelani María Corina Machado e Edmundo González Urrutia il Premio Sacharov per la libertà di pensiero “per la loro coraggiosa lotta per ripristinare la libertà e la democrazia in Venezuela. Nella loro ricerca di una transizione equa, libera e pacifica del potere, hanno sostenuto senza paura i valori che milioni di venezuelani e il Parlamento europeo hanno così a cuore: giustizia, democrazia e stato di diritto”, ha detto la presidente Roberta Metsola.
Il Parlamento europeo ha riconosciuto González Urrutia come legitimo presidente del Venezuela e Machado come leader delle forze democratiche: in una risoluzione adottata il 19 settembre 2024, i deputati hanno sottolineato che le missioni internazionali di osservazione elettorale hanno chiarito che le elezioni presidenziali venezuelane non sono conformi alle norme internazionali di integrità elettorale.
A più di quattro mesi dalla sua ultima apparizione pubblica e un giorno prima dell’insediamento presidenziale, Machado era apparsa in strada, come aveva promesso ai suoi seguaci durante una conferenza stampa virtuale per rivendicare, ancora una volta, la vittoria dell’opposizione alle elezioni del 28 luglio 2024. “Non mi sono mai sentita così orgogliosa in vita mia. La gente è scesa in piazza in tutto il Venezuela”, ha detto, arrivando nel luogo dove migliaia di persone l’aspettavano da ore. “Da oggi siamo in una nuova fase. Ci siamo preparati per questi giorni e queste settimane”, aveva detto alla folla. “Tutta questa forza che abbiamo costruito e che cresce ogni giorno ci prepara a concludere questa fase finale”. “Se mi succede qualcosa, le istruzioni sono molto chiare (…), nessuno negozierà la libertà del Venezuela per la mia libertà”.
Per il Comitato norvegese, Maria Corina Machado ha dimostrato che gli strumenti della democrazia sono anche gli strumenti della pace. “Incarna la speranza di un futuro diverso, in cui i diritti fondamentali dei cittadini siano tutelati e le loro voci siano ascoltate. In questo futuro, le persone saranno finalmente libere di vivere in pace”.