In Toscana Tomasi battibecca più con Vannacci che con Giani. Il generale punta al 10 per cento

Il candidato di FdI costretto a mettere una toppa a ogni intemperenza dell’eurodeputato che scommette sulle regionali per “vannaccizzare” la Lega. Giovanni Galli, l’ escluso dal generale, lo aspetta al varco: “Ora vedremo se la sua strategia paga davvero”

“Tomasi? Capisco che Vannacci lo imbarazzi, lui è un moderato, un amministratore eccellente. Il generale? Ha una sua strategia e una sua linea, per così dire estrema, lunedì vedremo finalmente se paga”. Giovanni Galli, ex portiere della Fiorentina, candidato del centrodestra contro Matteo Renzi nel 2009, ma soprattutto per cinque anni a capo della pattuglia leghista in consiglio regionale cerca di mantenere toni pacati (c’è comunque la campagna elettorale). Ma sa bene che lunedì, a urne chiuse, si capirà se in Toscana c’è stato o meno l’effetto Vannacci. Si capirà cioè se davvero il generale è un valore aggiunto per il Carroccio o se avevano ragione lui e l’eurodeputata Sussana Ceccardi, i commissariati da Vannacci. Al portierone fiorentino il generale ha preferito nei posti di sicura elezione due suoi fedelissimi, l’ex sindaco di Pietrasanta Massimiliano Simoni e Tommaso Valli, considerato vicino a Denis Verdini. E così Galli ha preferito rimanere fuori dalla contesa: “Anche perché – spiega – se devo supportare un progetto politico devo almeno conoscerlo, ma con Vannacci non ho neppure avuto il piacere di parlare. Visti i toni della campagna elettorale direi che forse è andata meglio così”.

In ogni caso adesso Vannacci imbarazza anche il candidato del centrodestra, il sindaco di FdI di Pistoia, Alessandro Tomasi che dà giorni è costretto a un botti e risposta snervante non con il suo avversario, il dem Eugenio Giani, ma proprio con il generale. Due giorni fa sui social Vannacci ha pubblicato un post sessista contro un’assessora della giunta Giani. A domanda su questo intervento Tomasi ha risposto: “Non condivido radicalmente”. Ma ieri mattina Vannacci gli ha replicato di nuovo: “Tomasi in imbarazzo per me? Anche io lo sono quando lui a Pistoia patrocina il gay pride”. Il candidato di FdI però è andato dritto per la sua strada: “Condanno le frasi che ha detto. Il garante della coalizione sono io, e quando qualcuno sbaglia, lo dico”. E d’altronde è da un mese che andava avanti così. Quando il problema Vannacci si circoscriveva alla Lega Tomasi si limitava a dire: “La Lega fa la Lega. I suoi programmi, la sua identità riguardano il loro interno”. Poi per placare le intemperanze del generale, a metà settembre, lo invitò: “Meglio parlare di sanità che di Decima Mas, servono temi concreti perché le elezioni toccano la vita delle persone”. Niente da fare.



Chi conosce Tomasi dice: “Alessandro è un moderato, un amministratore concreto che anche da dentro FdI ogni anno festeggia il 25 aprile”. In stile Meloni ha iniziato la campagna elettorale inaugurando la mostra su Berluinguer insieme a Giani “Sono venuto a rendere omaggio a un personaggio di grande spessore morale anche se appartiene a una cultura politica diversa dalla mia”. Poi ha anticipato il governo su Gaza: “Io sono per il riconoscimento della Palestina”. Vannacci, invece, ha preferito evitarlo. Nemmeno un appuntamento insieme nel corso di tutta la campagna elettorale. Una scelta niente affatto casuale e persino complicata nella pratica, vista l’iperpresenzialismo di Vannacci in Toscana nell’ultimo mese. Si vedranno per la prima volta solo venerdì quando a ci sarà il comizio di chiusura a Firenze con Meloni, Salvini, e Tajani.



E d’altronde la corsa di Tomasi e quella del generale viaggiano parallele. L’obiettivo di Vannacci non è vincere, ma convincere gli scettici che alla Lega la “vannacizzazione” conviene. Dimostrare che l’effetto Vannacci c’è e che se la Lega vuole crescere ha una sola strada: obbedire al generale. Ma qual è la soglia per verificare se in Toscana questo effetto ci sarà stato o no? Al Foglio Vannacci risponde con il suo solito piglio. Spaccone e goliardico: “Quanto vogliamo fare? Siamo ambiziosi, puntiamo al 90 per cento”. A dare numeri più realistici ci pensa il suo luogotenente Simoni: “Come Lega puntiamo al dieci”, dice. Una percentuale molto lontana dal 21,8 preso dalla Lega alle regionale del 2020, quando il vento della politica soffiava ancora forte dentro alle vele della flotta Salvini, ma comunque molto più alto del 6,1 per cento fissato dall’ultimo sondaggio Ipsos per il Corriere di una decina di giorni fa. Questa percentuale inoltre offrirebbe al generale due vantaggi: da una parte garantirebbe se non il sorpasso quantomeno il pareggio con Forza Italia che, non a caso, indica pure lei il 10 per cento come obiettivo elettorale in Toscana. Dall’altra parte raggiungere il 10 consentirebbe di eleggere quattro consiglieri e non solo i due fedelissimi del generale. Insomma Vannacci dimostrerebbe che la sua linea paga per tutti.

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