Putin ha in programma un discorso che nessuno si aspettava

Il voto moldavo, la crisi del carburante in Russia, le dichiarazioni della Casa Bianca. Cosa c’è dietro l’apparizione annunciata del capo del Cremlino

Una coppia di sposi moldavi, ancora in abito bianco lei e completo lui, domenica si è recata a votare subito dopo la celebrazione del matrimonio. Non si sa quale partito abbiano barrato sulle loro schede elettorali, ma i due sono diventati il simbolo di un’urgenza: votare per stabilire il futuro della Moldavia. Il Partito d’azione e solidarietà (Pas) legato alla presidente Maia Sandu ha vinto con oltre il 50 per cento dei voti, abbastanza per occupare 55 seggi dei 101 in Parlamento e quindi formare un governo. Sandu ha lavorato per questo risultato e, confrontato con i voti del referendum sulla Costituzione tenuto lo scorso anno e con le elezioni presidenziali, è al di sopra delle aspettative. I servizi di sicurezza moldavi denunciano da mesi le interferenze di Mosca, che da molto tempo si intrufola negli affari interni del paese.



Il Cremlino a Chisinau ha investito molto, ha i suoi partiti di riferimento, primo fra tutti il Blocco elettorale patriottico che, dopo aver visto il risultato elettorale, ha denunciato brogli e chiesto ai suoi elettori di scendere in strada e protestare: qualche gruppo si è riunito davanti ai palazzi delle istituzioni al grido “non ci faremo governare dall’Ucraina”, ma non c’è stata la risposta di massa che il Blocco aveva sperato. L’investimento russo in Moldavia è stato a perdere, per Mosca la nazione è importante, anche per il suo confine con Kyiv, secondo diversi osservatori, sarà difficile che il Cremlino molli le sue aspirazioni di bloccare il percorso verso occidente di Chisinau e cercherà di aumentare la sua influenza: attacchi hacker, disordini, allarmi ai seggi e denaro in cambio di voti sono fra le armi che Mosca ha messo in campo in Moldavia.



Il capo del Cremlino, Vladimir Putin, non parla da alcune settimane, le sue apparizioni non sono frequenti, ma quando decide di parlare al di fuori degli appuntamenti prestabiliti, come il discorso alle Camere riunite o per il Giorno della vittoria, la conferenza stampa di fine anno, il filo diretto con gli elettori, gli auguri di Capodanno, vuol dire che c’è qualcosa che intende correggere oppure che le cose non stanno andando affatto come si era prefissato. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha detto che questa settimana il presidente russo terrà un discorso. Non ha voluto anticipare l’argomento, ha soltanto parlato di una “grande apparizione”. La lista degli eventi che potrebbero aver causato il malcontento di Putin non è breve. C’è la Moldavia e ci sono anche i ripetuti attacchi dei droni ucraini in Russia che hanno causato la crisi del carburante. I funzionari di Mosca hanno cercato di gestire la situazione con giustificazioni goffe che non sono state sufficienti a spiegare le code di automobili ai distributori rimasti a secco.

Il vicepremier russo, Alexander Novak, ha detto che fino alla fine dell’anno saranno bloccate le esportazioni di benzina. Secondo il Financial Times, la capacità russa è stata ridotta di oltre un milione di barili al giorno. Il colpo è pesante per la Federazione russa, interessa soprattutto alcune regioni, ma ha un impatto diretto sulla vita dei cittadini. Putin fa percepire ai russi la guerra, l’ha giustificata come necessità di rompere un assedio che l’occidente impone alla Russia, ma non voleva che il conflitto arrivasse in casa. Gli ucraini hanno trovato il modo di farlo, rispettando le restrizioni occidentali sull’utilizzo di missili a lungo raggio contro il territorio russo, usano soprattutto i droni di produzione ucraina per colpire le infrastrutture di Mosca. Un altro motivo di fastidio per il capo del Cremlino sono anche le ultime dichiarazioni che vengono dagli Stati Uniti, soprattutto l’intervista di Keith Kellogg a Fox News, in cui l’inviato speciale americano per l’Ucraina ha annunciato che il presidente americano Donald Trump ha autorizzato il lancio di missili a lungo raggio per colpire in territorio russo, anche se non sempre il Pentagono ha concesso l’autorità per eseguirli. Trump vuole che Putin si sieda al tavolo per negoziare e lo faccia con serietà. In risposta ha avuto attacchi devastanti contro tutto il territorio ucraino e incursioni di droni e caccia nei cieli della Nato.



Il discorso del capo del Cremlino rimane ancora misterioso, ma ci sono momenti in cui Putin deve dare un segnale ai suoi cittadini. La macchina della propaganda è già in moto per mascherare e addolcire: esultante, la Komsomolskaya Pravda ieri aveva tra le notizie in vista l’esperimento della città di Sochi, in cui, su stimolo del ministero dell’Agricoltura, gli agricoltori hanno iniziato a coltivare in serra banane, kiwi e feijoa: “Hanno attecchito”, ha detto esultante uno dei “pionieri della coltivazione”. Non ci sarà carburante, ma Mosca potrà esultare per le banane di produzione propria.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull’Unione europea, scritto su carta e “a voce”. E’ autrice del podcast “Diventare Zelensky”. In libreria con “La cortina di vetro” (Mondadori)

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