Pontida è Pontidacci. Vannacci si prende la scena al grido “C’è solo un generale”. Salvini lo saluta con gelo

È Pontidacci. Benvenuti a Pontida, festa della Lega 2025. Qual era la frase di Meloni? Calmiamoci tutti. Ecco come si apre: “Calenda, Calenda vaffanculo”, “Vannacci è un moderato noi, no, noi no”. Un gruppo di energumeni fa il saluto romano al grido “C’è un generale, c’è solo un generale”, Gianluca Savoini offre ripetizioni di geopolitica e dice al Foglio: “Putin è un moderato”, “in Ucraina c’è un regime fascista”, “Salvini al governo cammina sulle uova ma è lui il leader, Vannacci la pensa come Bossi” e infine “Von der Leyen è una corrotta”. Pontidacci. Salvini di mattina finisce in ospedale per calcoli renali, ma arriva, per non lasciare a Vannacci la scena, accolto da queste urla: “C’è solo un generale”. Vannacci scende dal palco, Salvini lo incrocia. Una stretta di mano. Non c’è calore. Anzi, c’è un Salvini che apre le braccia e gli dice: “Devi capire, devi capire!”. Partono urla: “Lazio, Lazio” e sono ultras che si confondono con sbarbati, in mezzo a un sabba di magliette di Charlie Kirk. Il ministro Valditara, sempre raffinato e moderato, dichiara: “La sinistra non ha cultura del rispetto, noi rispettiamo la persona. Imparino la civiltà e la democrazia”. Qual era la frase dei giovani? “Calenda, Calenda…”.

No, non è Pontida, è un’altra cosa. Il pratone è un pratino. Sembra di stare in Utah, in America, non nella campagna bergamasca. Il solito nero di seppia riempie i tavoli, le maglie di Kirk si vendono più di quelle con l’Albertino da Giussano, il rapporto è tre a uno, e Salvini fa ironia: “Le maglie sono nere perché sono maglie di lutto. Noi non abbiamo l’armocromista”. Sono i ragazzi della Lega e come ogni anno sono su di giri, si bestemmia Allah, già alle 16, sono ragazzi, perché il sabato di Pontida è sempre stato il sabato della goliardia, ma a Pontidacci, non si ride. I baby del Veneto si distinguono e cantano la canzone del Piave, “il Piave mormorò, non passa lo straniero”. Solo che lo straniero lo hanno in casa. Roberto Calderoli viene inseguito dalla televisione svizzera che gli chiede: “Ministro, ma Vanacci?” e lui, militante che per la Lega darebbe anche una gamba, si limita a rispondere: “Io non parlo di Vannacci, io faccio quello che devo fare”.

Si fa abuso di “saremo gli eredi di Kirk” e per fortuna ci sono i volantini anche per gli anziani che non conoscono Kirk. Il protagonista dell’anno scorso, Alessandro Verri, il capogruppo della Lega Milano, ormai potrebbe fare il ministro. E’ di gran lunga più moderato di Valditara. Era Verri che l’anno scorso ha intonato, scusandosi, “Tajani, Tajani vaffanculo”, ma quest’anno, ai cronisti, spiega: “Le posizioni di Kirk non erano le mie”. Salvini sul palco, stanco, promette invece che “non ci cancelleranno. Ci vogliono cancellare da trent’anni”. Ma chi? E’ l’urna che li sta pian piano scolorendo, e per carità, nessuno dice “cancellando”, perché è vero che un popolo, quell’ampolla di Bossi, quel fuoco nessuno, neppure Vannacci lo cancella. Ma non è un’invenzione giornalistica. No. E’ Salvini che ha portato dentro questo fenomeno Vannacci che straparla con i giornalisti per oltre venticinque minuti nel giorno in cui dovrebbe tacere. Mentre scriviamo, proprio sotto i nostri occhi, Vannacci presenta il suo aiutante di campo, Cristiano Romani (che ha imposto nel listino bloccato in Toscana) al deputato Rossano Sasso, ex sottosegretario: fanno già prove di gruppo parlamentare Pontidaccio. Non ci crede nessuno, nessuno crede a Vannacci quando ripete “non voglio fare il segretario, non è la mia aspirazione. Continuerò il mio lavoro in Europa”, quando dice: “Incontrerò Bossi, se Bossi vorrà”. Ingaggia scontri verbali con i giornalisti che lo sfidano. Attilio Fontana, il Cambronne di “col cazzo che ci vannaccizziamo”. E Vannacci: “Pronto ad abbracciarlo”. Da Varese è arrivata la bersagliera del generale, Stefania Bardelli, in mimetica, che è più scaltra di almeno dieci deputati Lega, e che racconta: “Vannacci dà emozioni, adesso sono i sindaci della provincia di Varese a cercarmi. Ha ragione Vannacci: le cose morte sono morte”. E si riferisce alle vecchie idee Lega, alla Lega del rutto, della canotta.

Ormai è solo Vannacci rapsody e Salvini che lo accompagna al piano. Vannacci, (“Non possiamo demonizzare la Russia” ) fa anche lo Svetonio: “Nella guerra i fatti superano la morale. Io attacco chi vuole continuare la guerra in Ucraina”. Dispiace, dispiace anche ai leghisti, ma è più efficace anche nel fare la Vannacci vittima: “Vengo minacciato da sempre. Mi dicevano: ‘Vannacci attento, ancora fischia il vento’ e nella chat di Massimo Giannini, Bella Ciao, qualcuno scrisse ‘uccidiamolo’. Vi ricordate?”. Non esistono i partiti a due teste, tanto più nella Lega. Salvini ha i calcoli renali e Vannacci spezza le reni alla Lega. Adolescenti che hanno ancora odore di latte lo abbracciano: “Generale, la foto”. C’è solo un generale. Non ha neppure un’armata. E’ agli inizi ma è entrato come canone: “Vannacci è un moderato, noi no, noi no!”. Non c’entra con la Lega. Non parla di economia, non sa neppure che grazie a un ministro della Lega, Giancarlo Giorgetti, l’Italia è stata promossa dall’agenzia Fitch. E’ Vannacci, la nuova Ibiza degli italiani che quando sono stanchi accorciano: “Ah, se ci fosse un uomo!”. Meloni fa bene a interrogarsi. E’ Pontidacci.

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio

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