Negli Stati Uniti mentre sono a scuola, gli studenti non possono usare il cellulare. I ragazzi allora hanno comprato iPod, lettori CD e Walkman pur di ascoltare le canzoni per scaricare la tensione e concentrarsi nello studio
In diverse città del New Hampshire è affisso il motto “Live Free or Die” (“Vivere liberi o morire”, ndr), antico adagio di John Stark, eroe della Guerra d’Indipendenza americana. “La morte non è il peggiore dei mali”, continuava il generale, e forse nemmeno il rigoroso divieto dei cellulari in classe lo è. Ne sa qualcosa Sebastien Wall, studente di diciassette anni che, iniziando l’anno scolastico, ha dovuto abbandonare il suo cellulare prima dell’inizio delle lezioni. Un duro colpo per tanti studenti americani: lunghe giornate senza i propri device, la musica, le articolate chat tra compagni. Sebastien è uno di quei ragazzi che utilizza il cellulare soprattutto per la musica: grosse cuffie alle orecchie, volume alto e note che diventano un’oasi di pace nelle pause tra una lezione e l’altra o durante il pranzo. Per non rinunciare alla colonna sonora delle sue giornate, Sebastien ha comprato un iPod di quinta generazione usato per 80 dollari e lo ha caricato con brani dei Pink Floyd e dei Rage Against the Machine.
Tornando a scuola la scorsa settimana, si è reso conto di non essere l’unico adolescente ad “aggirare” il nuovo divieto dei telefoni con tecnologie che, almeno per gli standard della Generazione Z, sono paleolitiche. “Ho visto persone in giro con lettori CD, e qualcuno ha anche un Walkman”, dice al New York Times. Un vecchio dispositivo, ora, è più di un tuffo nella nostalgia: “E’ la nostra ultima speranza”. In mensa così spuntano cuffie, cassette e custodie di iPod: un museo portatile tra nostalgia e necessità.
L’ondata di restrizioni ha generato questo fermento che non si è fermato al New Hampshire ma ha raggiunto anche la Grande Mela, dove molti studenti hanno recuperato i vecchi iPod dei genitori, ritrovando brani per loro completamente sconosciuti. Nella Festus High School del Missouri il fenomeno è diventato talmente dilagante che il preside ha dovuto emanare una circolare chiedendo agli studenti di lasciare a casa i loro lettori mp3.
I social hanno fatto il resto. Spopolano account in cui questi strumenti sono messi in mostra e analizzati come ossa di dinosauri recuperate nell’armadio in cantina. Ci si chiede come funzionano, si sbuffa perché bisogna caricare un numero limitato di brani. Intanto, però, è partito l’assalto ai forum di appassionati di iPod per trovare l’offerta giusta e portare a casa l’antico orpello. Il New York Times ha intervistato diversi studenti americani e tutti concordano che ascoltare musica sia fondamentale per scaricare la tensione, concentrarsi durante lo studio o caricarsi prima di un allenamento. Le scuole si interrogano su cosa sia giusto fare: il divieto riguarda device che possano collegarsi a Internet, e questi non possono farlo. Ampliare i divieti non è la strada giusta, anche perché i ragazzi hanno dimostrato di trovare sempre una nuova via d’uscita.
C’è chi vede nel fenomeno l’occasione per mettere in rapporto generazioni molto distanti. Permette ai ragazzi di scoprire musica che normalmente non ascolterebbero e approcciarsi a una qualità di suono molto diversa da quella attuale. Il divieto dei telefonini nasceva anche dalla necessità di mettere in dialogo i ragazzi, cercando di costruire relazioni “reali” più che virtuali. La ricerca di uno spazio inviolabile, delimitato da cuffia e musica, dice di un certo isolamento che i giovani cercano. Uno scudo da abbattere. Farlo con una normativa stringente ha dei limiti enormi, inasprisce le posizioni, ma stuzzica l’ingegno. Sarà questa l’unica cosa buona del divieto dei cellulari a scuola?