Questa Champions è una Europa League 2.0

Squadre sconosciute, maglie inguardabili, risultati da calcetto. Almeno sino al prossimo show di Mou che dopo aver detto di non volere più allenare squadre che giocano le coppe è andato ad allenare una squadra che fa le coppe, e cioè il Benfica

Non posso non brindare subito a questo inizio di Champions League. Dopo innumerevoli e fallimentari tentativi di ravvivare una competizione diventata ormai più noiosa di un discorso di accettazione agli Emmy Awards, l’Uefa ha finalmente capito il segreto per renderla di nuovo divertente e appassionante: trasformarla in una Europa League 2.0. Ci sono riusciti, a giudicare dal primo turno: squadre sconosciute in campo, maglie inguardabili indossate anche dalle big, difese più allegre di me al bancone del pub, episodi tragicomici da trasferta di quarta serie come i giocatori del Monaco costretti a stare in mutande sull’aereo per Bruges a causa dell’aria condizionata rotta, risultati da calcetto del giovedì sera con gli amici.

Bene così, insomma, in attesa del prossimo show di José Mourinho che dopo aver detto di non volere più allenare squadre che giocano le coppe è andato ovviamente ad allenare una squadra che fa le coppe, e cioè il Benfica che aveva eliminato il suo Fenerbahce dalla Champions. Comunque, oggi in Premier League c’è il derby di Liverpool, con i Reds in fase arricciapatate fertili e pronti a vincere tutto quest’anno, e Manchester United-Chelsea: a Old Trafford occhio ad Alejandro Garnacho, figlio ferito dei Red Devils pronto a vendicarsi, ultimo ma non ultimo fallimento di un club diventato la parodia di se stesso da cui i giocatori scappano come io scappo dall’acqua naturale e corro verso la bionda.

E parodia sono ormai diventate gran parte delle terze maglie sfoggiate da praticamente tutte le squadre di calcio al mondo: capi d’abbigliamento che non c’entrano con l’estetica del calcio, colori a caso, disegni in rilievo per fare promozione turistica, ma soprattutto l’eccitazione perenne dei siti specializzati che parlano di qualunque maglia con termini da telecronaca bagnata – “da brividi”, “clamorosa”, “arte”, senza dimenticare ovviamente le divise che “proteggono la tradizione e il nostro pianeta”. Ragazzi, meno droga e più birra please. Altrimenti poi credete anche voi alla storia dei cinesi che rubano i dati cerebrali dei grandi sportivi, da Jannik Sinner ai giocatori del Manchester City fino a Charles Leclerc, per addestrare i propri soldati. Così poi invaderanno Taiwan passandosi ossessivamente tra loro delle palline da tennis fino a che non gli si romperanno i motori o arriveranno quinti.

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