Esperta di governance di società e banche, la ceo di Commerzbank è diventata la frontwoman della “resistenza” tedesca a Unicredit. In mezzo a un risiko bancario così muscolare ci voleva un po’ di gentilezza teutonica
Quando a settembre 2024 Bettina Orlopp è stata nominata ceo di Commerzbank i giornali tedeschi si chiedevano se avesse le carte in regola per essere “un’eroina” visto che la terza banca del paese era finita sotto la scalata del gruppo italiano Unicredit, guidato da Andrea Orcel. E’ passato un anno e Orlopp, che ha costruito la sua carriera tra finanza, accademia e consulenza, è diventata la frontwoman della “resistenza” di Commerzbank. Bettina Orlopp, l’unica banchiera del risiko, è l’anti Orcel.
Ormai il cancelliere tedesco, Friderich Merz, non interviene più a difesa dell’indipendenza del terzo istituto di credito del paese perché ci pensa lei, con argomenti molto meno identitari e più aziendali e pragmatici, a tenere salda la diga difensiva. Nel confronto con Orcel, banchiere noto a livello europeo per il suo dinamismo e una formazione di mercato, usa gli stessi suoi argomenti per tentare di smontarlo. Come quando, durante la conferenza internazionale promossa da Bank of America alcuni giorni fa, Orlopp ha subito colto l’assist che involontariamente gli aveva lanciato Orcel affermando che Commerzbank “sta ottenendo ottimi risultati”, per mostrarsi prima in piena sintonia con lui e poi sferrare la zampata: “Proprio per questa ragione la fusione tra due istituti concorrenti non ha davvero senso”.
Affermazione discutibile dal punto di vista dei tanti osservatori che, al contrario, in questa operazione vedono grandi potenzialità, ma detto da un’ex partner di McKinsey e da una manager super premiata in Germania (nel 2018 ha ricevuto il prestigioso Mestemacher Award per le donne eccezionali nell’economia tedesca) assume autorevolezza. Poi è un’esperta di governance di società e banche, quindi mostra di non farsi impressionare dal fatto che Unicredit dice che entro l’anno arriverà a detenere il 30 per cento del capitale. “Unicredit è il nostro maggiore azionista ma non è l’azionista di maggioranza”, replica lei mettendo sul tavolo il nodo del conflitto di interessi nel caso in cui la banca italiana chiedesse un posto nella stanza dei bottoni: “I consigli i sorveglianza devono essere assolutamente indipendenti, con Unicredit, un concorrente siederebbe al tavolo delle trattative e questo complicherebbe il lavoro del consiglio stesso”.
La banchiera Orlopp, sposata con due figli, dice queste cose, poi, con un sorriso calmo e il fairplay acquisito in decenni di carriera durante i quali spesso si è ritrovata a essere l’unica donna in ambienti dominati da uomini. E non si creda che in Germania sia stato tanto più facile che in Italia rompere il soffitto di cristallo. In McKinsey ancora se la ricordano perché quando vi fece ritorno nel 2002, dopo una prima esperienza in anni giovanili, utilizzò la sua promozione per migliorare le condizioni di lavoro delle donne sia all’interno che all’esterno del settore. Però poi si mimetizza bene ai tavoli maschili vestendo sempre di blu e con l’immancabile e rassicurante coda di cavallo. Quando si parla di una possibile opa di Unicredit su Commerzbank, lei sempre serafica risponde: “Abbiamo bisogno di una proposta concreta, corredata da cifre”.
In mezzo a un risiko bancario così muscolare ci voleva un po’ di gentilezza teutonica. La manager ha abbandonato il mantra della scalata “ostile”, termine a cui spesso ha fatto ricorso la Cancelleria tedesca per bollare l’iniziativa italiana, per adottare un altro linguaggio basato su fatti e regole e che metta in dubbio il senso industriale dell’operazione, dal suo punto di vista, evitando, però, di farsi stroppo scudo dell’opposizione espressa a livello politico. Orlopp, insomma, si mostra consapevole che Unicredit potrebbe tentare ugualmente di andare avanti con un’offerta pubblica di acquisto che un’ampia parte dell’azionariato di Commerzbank vedrebbe di buon occhio. Così si tiene pronta anche a questo scenario che la sua formazione le ha inculcato come legittimo quando un soggetto bancario arriva a detenere una posizione azionaria così rilevante come ha fatto Unicredit. Orlopp è entrata a far parte di Commerzbank nel 2014 e si è occupata di fusioni e acquisizioni. Poi ha scalato tutti i gradini, ricoprendo vari incarichi, risorse umane, digitalizzazione, fino a entrare, con un certo clamore pubblico in Germania, nel consiglio di sorveglianza, anche qui, fino a quel momento composto solo da uomini. Nel 2021 è diventata vice presidente e un anno fa ha preso il posto di Manfred Knof a capo dell’istituto. Orcel, di recente, ha detto di detestare le “quote rosa” ma di apprezzare molto le donne capaci sul lavoro. In Germania ha trovato una degna avversaria.