La decisione americana dell’Acip di intervenire sul calendario vaccinale pediatrico americano offre ai negazionisti nuovo carburante. Non può essere letta solo come una scelta tecnica: è un atto politico e culturale, le cui conseguenze rischiano di essere tanto estese quanto dannose
La decisione del panel Acip – recentemente rinnovato e ora presieduto da Robert F. Kennedy Jr. – di intervenire sul calendario vaccinale pediatrico degli Stati Uniti (Acip sta per Advisory Committee on Immunization Practicesnon) non può essere letta soltanto come una scelta tecnica. Si tratta, piuttosto, di un atto politico e culturale, le cui conseguenze rischiano di essere tanto estese quanto dannose. Il voto che ha escluso la raccomandazione del vaccino combinato contro morbillo, parotite, rosolia e varicella per i bambini sotto i 4 anni, unito alla probabile decisione di rinviare la somministrazione della prima dose del vaccino contro l’epatite B dopo la nascita, non poggia su nuove e solide evidenze scientifiche, ma su premesse ideologiche che rispondono più alla propaganda che alla salute pubblica. Tali mosse arrivano in un momento delicato, in cui gli Stati Uniti stanno osservando una recrudescenza di casi di morbillo, malattia quasi eradicata grazie a decenni di campagne vaccinali efficaci.
Agire in senso contrario, modificando raccomandazioni consolidate senza motivazioni scientifiche, significa minare la fiducia nei programmi di immunizzazione, un pilastro della sanità pubblica. Il nuovo assetto dell’Acip, che include esponenti noti per posizioni scettiche sui vaccini, solleva interrogativi sulla reale finalità di queste modifiche: più che tutelare la salute collettiva, sembrano voler insinuare dubbi, normalizzando l’esitazione vaccinale. Ma l’onda lunga di questa decisione rischia di superare i confini statunitensi. Le narrative antivacciniste viaggiano veloci e qualunque cedimento istituzionale da parte di enti di riferimento come i Cdc statunitensi fornisce carburante ai movimenti no vax anche in Europa e in Italia. Rivendicare la libertà individuale a scapito della responsabilità collettiva è una pericolosa distorsione del concetto stesso di salute pubblica. Delegittimare pratiche consolidate, senza una base scientifica solida, significa esporsi al rischio concreto di vedere riemergere malattie che pensavamo sconfitte. E’ un passo indietro che può riportarci indietro di decenni.