Dentro ogni carro armato a Gaza City ci sono le foto degli israeliani rapiti da Hamas

Israele avanza nel pieno dell’offensiva contro i terroristi palestinesi, mentre i carristi portano le foto degli ostaggi per evitare di colpirli. Il conflitto si estende su otto fronti e cresce la pressione diplomatica internazionale

L’operazione israeliana per la conquista di Gaza City è entrata nel suo quarto giorno, mentre Israele ha registrato il novecentesimo soldato ucciso dal 7 ottobre, più che nelle guerre del 1967 (776) e del Libano (657). Due divisioni israeliane stanno avanzando dai quartieri di Shejaya, Sheikh Radwan e Tal al Hawa. Israele ha stabilito due vie di fuga per i civili che desiderano lasciare l’area. Si stima che 650 mila civili rimangano a Gaza City, insieme ai combattenti di Hamas (da tremila a diecimila unità) e che 480 mila palestinesi si siano finora diretti verso il sud della Striscia. Gli islamisti controllano ancora il 25 per cento della Striscia. Il capo di stato maggiore, Eyal Zamir, sta andando più lentamente di quanto vorrebbe il governo: non ci sarebbero problemi a inviare una brigata dalla spiaggia di Zikim al centro di Gaza City. La domanda è cosa accadrà quando tale forza abbia iniziato a fronteggiare gli attacchi di Hamas.



Wesam Afifa, ex direttore esecutivo di al Aqsa tv di Hamas, ha dichiarato al New York Times che “ciò che rimane di Hamas sono cellule di resistenza mobili che combattono in stile guerriglia”. La settima brigata corazzata si sta preparando a unirsi alle manovre terrestri a Gaza, consapevole che tra i suoi obiettivi ce ne sono due: gli ostaggi Nimrod Cohen e Matan Angrest, tenuti prigionieri da Hamas. Per i carristi significa che ogni attacco potrebbe essere interrotto da un ordine: “Fermare il fuoco, è stato avvistato un ostaggio”. Ogni carro armato porta con sé un foglio con le foto degli ostaggi israeliani rapiti il 7 ottobre e considerati ancora in vita, rivela il primo quotidiano israeliano, Yedioth Ahronoth.



L’idea del governo è che quando il 95 per cento della Striscia sarà ripulito da Hamas e dalle sue infrastrutture terroristiche, si aprirà la porta a un’autorità alternativa per governare Gaza con il coinvolgimento degli stati arabi. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, avrebbe autorizzato l’ex primo ministro britannico, Tony Blair, a radunare le parti interessate regionali e internazionali attorno alla proposta dello stesso Blair di istituire un organismo di transizione post bellico per governare la Striscia. Israele ha chiuso l’unica via di accesso tra la Cisgiordania e la Giordania il giorno dopo che un autista che trasportava aiuti umanitari a Gaza ha ucciso due militari israeliani. Il ministro degli Esteri, Gideon Saar, ha detto: “Israele facilita gli aiuti umanitari a Gaza e i terroristi li sfruttano per uccidere gli israeliani”. Ieri, il ministro della Difesa, Israel Katz, ha minacciato di uccidere il leader degli houthi: “Abdul-Malik al Houthi, il tuo momento arriverà e la bandiera degli houthi con su scritto lo slogan ‘Morte a Israele, maledizione sugli ebrei’ sarà sostituita dalla bandiera israeliana che sventolerà sulla capitale dello Yemen unito”. Lo Yemen è il settimo fronte. L’ottavo è in Europa. Israele aspetta le imminenti sanzioni europee: l’Italia sarebbe pronta a sanzionare i ministri coloni del governo Netanyahu, salvando l’accordo commerciale.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.

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