L’Ue vuole accelerare la caduta dell’economia di Putin per costringerlo alla pace

La Commissione presenta il diciannovesimo pacchetto: embargo anticipato di un anno sul gas liquefatto, nuove misure contro banche, criptovalute e flotta fantasma russa. Ma restano due incognite: il veto di Orbán e le mosse di Trump

Grazie a Donald Trump, il diciannovesimo pacchetto di sanzioni dell’Unione europea contro la Russia potrebbe essere un po’ più duro di quanto inizialmente immaginato. La Commissione ieri ha presentato la proposta che dovrà essere approvata dagli stati membri all’unanimità. Dopo che il presidente americano ha fatto pressioni per porre fine agli acquisti di idrocarburi, Ursula von der Leyen ha annunciato – tra le altre cose – il divieto di importazione di gas naturale liquefatto. “L’economia di guerra della Russia è sostenuta dalle entrate dei combustibili fossili. Vogliamo tagliare queste entrate”, ha detto la presidente della Commissione. Tuttavia, non sarà subito. L’uscita è prevista il primo gennaio del 2027, con un anno di anticipo rispetto a quanto già proposto a giugno. Le sanzioni più efficaci potrebbero essere quelle che colpiscono l’architettura finanziaria e logistica che il Cremlino usa per la sua economia di guerra.

Il divieto proposto da Ursula von der Leyen di acquistare Gnl russo ha come obiettivo di tenere buono Trump. Con la sua richiesta di fermare immediatamente le importazioni nell’Ue di idrocarburi dalla Russia, come precondizione per imporre nuove sanzioni americane, Trump è sospettato dell’ennesima manovra dilatoria: un trucco per gettare la responsabilità sugli europei e non fare nulla contro Vladimir Putin. La Commissione a giugno aveva già proposto di uscire gradualmente dal gas e dal petrolio russo. La scadenza per gli acquisti di gas sul mercato “spot” era fissata al primo gennaio 2026. Quella per i contratti di breve periodo al giugno 2026. Quella per i contratti di lungo periodo al 31 dicembre 2027. Non si faceva distinzione tra gas importato via gasdotto (in Ungheria, Slovacchia e Grecia) e Gnl importato via mare (in Francia, Paesi Bassi, Belgio, Spagna e Portogallo). L’Ue nel 2024 ha speso 15 miliardi di euro per le importazioni di gas russo. Di fatto il divieto per i contratti di lungo periodo di Gnl è stato anticipato di un solo anno e diversi miliardi degli europei continueranno a entrare nelle casse del Cremlino per altri 15 mesi. Il grande interrogativo è se l’annuncio ambiguo di von der Leyen convincerà Trump a uscire dall’immobilismo.

L’altra richiesta di Trump all’Ue era di colpire Cina e India con dei dazi. Von der Leyen non ha ceduto alle pressioni. L’Ue e gran parte dei suoi stati membri temono ritorsioni commerciali. La Commissione ha scelto un’altra tattica: “Prenderemo di mira raffinerie, trader di petrolio, società petrolchimiche in paesi terzi, inclusa la Cina”, ha detto von der Leyen. Altre 118 petroliere della flotta fantasma russa finiranno nella lista nera dell’Ue. Ci sarà anche un divieto di ri-assicurare le navi che trasportano greggio russo sotto il prezzo fissato dal G7 (47,6 dollari al barile). Rosneft e Gazprom Neft saranno private delle esenzioni di cui beneficiano ora. Cina e India fanno parte dell’architettura logistica che il Cremlino usa per alimentare la sua macchina da guerra. La lista delle società cinesi e indiane prese di mira dall’Ue per l’elusione delle sanzioni si allargherà in modo consistente. L’Alto rappresentante Kaja Kallas ha annunciato “ulteriori misure contro attori cinesi che sostengono l’industria militare della Russia” e una stretta a tecnologie e prodotti usati nella produzione di armi, “compresi quelli ricevuti da fornitori stranieri che includono Cina e India”.

La Commissione ha proposto di prendere di mira anche l’architettura finanziaria che la Russia ha costruito per reggere alle sanzioni imposte dall’Ue nel 2022. “Prenderemo di mira le scappatoie finanziarie che la Russia sfrutta per eludere le sanzioni”, ha spiegato von der Leyen. Sarà imposto un divieto di transazione con altre banche in Russia e in paesi terzi. Per la prima volta, l’Ue sanzionerà le piattaforme di criptovalute e proibirà le transazioni in criptovalute. Saranno prese di mira le banche collegate al sistema di pagamento alternativo Mir, creato nel 2015 per aggirare le sanzioni occidentali seguite all’annessione della Crimea. L’Ue imporrà un divieto di investimento nelle zone economiche speciali russe.

La speranza degli europei è che Trump si associ alle loro sanzioni. Accelerare il deterioramento dell’economia russa potrebbe essere l’unico modo di convincere Putin a negoziare. “Le nostre sanzioni mordono. Hanno un impatto visibile sulle finanze pubbliche e la crescita economica della Russia”, ha detto Kallas: “L’Ue deve rafforzare questi sforzi collettivamente con i nostri partner fino al raggiungimento della pace”. “E’ chiaro che Putin deve essere costretto al tavolo dei negoziati. Abbiamo bisogno di nuove sanzioni per fermare l’escalation da parte russa”, spiega al Foglio un diplomatico dell’Ue. L’obiettivo è arrivare a un accordo entro il Consiglio europeo del 23 ottobre, ma prima sarà necessario convincere il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, il cui veto minaccia ogni nuovo pacchetto. Tuttavia nessuno a Bruxelles e nelle capitali si fa illusioni su una rapida conclusione della guerra. Von der Leyen ha confermato che la Commissione presenterà una proposta per un “Prestito di risarcimento” che dovrebbe coprire le necessità finanziarie dell’Ucraina per i prossimi due anni, utilizzando gli attivi sovrani russi congelati. La presidente della Bce, Christine Lagarde, ha ribadito le sue “preoccupazioni”. Ma la Commissione ha assicurato che non ci sarà una “confisca” degli attivi russi. Il presidente del Consiglio europeo, António Costa, ha annunciato che i capi di stato e di governo ne discuteranno al vertice informale di Copenaghen del primo ottobre.

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