Quattro passi nel Villaggio olimpico di Milano-Cortina 2026

Mancano i dettagli finali ma le sei palazzine del Villaggio olimpico si ergono complete già da diversi mesi nel vecchio scalo ferroviario di Porta Romana, a Milano

Fa caldo sull’asfalto della futura “Piazza Olimpica”, ingresso principale del Villaggio nel vecchio scalo ferroviario di Porta Romana, a Milano. Per diventare una piazza a tutti gli effetti manca qualcosa. “Magari qualche albero”, reclama chi è in cerca di ombra nell’attesa. Kirsty Coventry, presidente del Cio (Comitato internazionale olimpico), si fa attendere un’oretta. È la sua prima trasferta italiana nella nuova veste: è stata eletta lo scorso marzo, prima donna e prima persona africana (Zimbabwe) a capo dello sport mondiale. Milano-Cortina 2026 sarà la sua Olimpiade d’esordio e il viaggio in Lombardia per la riunione del Comitato Esecutivo del Cio è la giusta occasione per visitare le infrastrutture nascenti.

Se gli spazi esterni mancano ancora di rifiniture, le sei palazzine del Villaggio olimpico si ergono complete già da diversi mesi. In un consiglio regionale dell’ottobre 2024, il capogruppo del Pd Pierfrancesco Majorino le aveva bollate come “architetture da socialismo irrealizzato”. Un po’ di colore in effetti non guasterebbe, anche se il sole settembrino rende l’impatto più gradevole. Meglio rimandare ogni giudizio definitivo al prossimo febbraio, quando tutti i dettagli dovranno essere sistemati per accogliere i circa 1.400 atleti previsti.

Alzando lo sguardo, si notano le scale e i corridoi esterni che collegano le palazzine. Ne saranno contenti i futuri universitari, che non avranno bisogno di scendere, suonare il citofono e bussare alla porta per attaccare bottone: la struttura diventerà uno studentato post-Olimpiade.

Lo sguardo si abbassa all’arrivo di Coventry, accompagnata da un plotoncino di circa 20 persone. C’è Christophe Dubi, direttore esecutivo del Cio, Federica Pellegrini, membro della commissione atleti del Cio e ambasciatrice dei Giochi, ovviamente Giovanni Malagò. Qualcuno nota l’assenza dell’attuale numero uno del Coni, Luciano Buonfiglio, passato a quanto pare nei giorni scorsi. Malagò non sarà più al Coni, ma resta membro del Cio e soprattutto presidente della Fondazione Milano-Cortina. Fa gli onori di casa, dando il via a un tour di mezz’ora. Il gruppetto visita la prima palazzina in più punti, salendo anche nelle stanze (bandite ancora ai media, almeno fino a ottobre), per poi spostarsi al piano terra di un’altra, dove sorgerà la palestra. Qui però bisogna lavorare di immaginazione per collocare tapis roulant e pesi. Passando tra le palazzine c’è qualche aiuola, senza esagerare.

L’ultima tappa è la mensa, sistemata in una struttura a parte accanto alle palazzine e frutto della riconversione di vecchi edifici appartenenti alla stazione, Rialzo e Basilico. Anche qui l’interno è sgombro, salvo un pannello con cui Flaminia Tamburi, Head of Village della Fondazione Milano-Cortina, mostra a Kirsty Coventry quale sarà l’esito finale. La presidente sembra colpita e lo conferma ai giornalisti. Parla di “beautiful venue”, di “proud”, orgoglio, e usa l’aggettivo “stunning”, sbalorditivo. Svela il motivo del ritardo: era andata a visitare anche la nuova arena a Santa Giulia. “Impressionante, nel senso positivo del termine”, dice Malagò. Era l’opera milanese che preoccupava di più, ma è a buon punto. La numero uno del CIO non vede l’ora di tornare “quando si potrà camminare tra le persone e le bandiere di tutti i Paesi alle finestre”. Di sicuro daranno il colore che serve.

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