Tutto ciò che la storiaccia di Milano è lì a dimostrarci. Prendere nota

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore – Chiunque conosca anche solo superficialmente la letteratura sul dono, non può ignorare il suo significato ambivalente. Il termine “gift” vuol dire infatti dono in inglese, ma veleno in tedesco. Fiabe e miti sono pieni di doni avvelenati, che portano – se non proprio alla rovina – sfortuna a chi li riceve. Basta ricordare il cavallo di Troia, il vaso di Pandora, il pomo di Adamo, il bacio di Giuda, la mela di Paride e quella della strega di Biancaneve, il pandoro di Ferragni, i voti di Schlein a Fico e Tridico.

Michele Magno


Al direttore – Il tribunale del Riesame di Milano che ha annullato l’arresto dell’architetto Scandurra nell’ambito dell’inchiesta sull’urbanistica, ha addirittura definito “svilente” l’argomentazione con cui procura e gip avevano, al contrario, concordato sulla necessità dell’arresto. Nessun indizio di colpevolezza sull’ipotizzata corruzione, dunque, e non solo mancanza di elementi per procedere alla custodia cautelare. Stiano tranquilli, però, i giudici del Riesame, che nel frattempo avranno sicuramente letto dei timori di Piercamillo Davigo: non essendo ancora in vigore la separazione delle carriere, nessun pubblico ministero si attiverà per dare un’occhiata ai loro conti correnti e accertare la situazione patrimoniale. 


Luca Rocca

La storiaccia di Milano, che solo un piccolo giornale dal primo giorno ha provato a smontare, è lì a dimostrarci molte cose. Una su tutte: i garantisti che difendono gli indagati solo quando gli indagati hanno colori politici simili ai propri e che dedicano invece prime pagine sghignazzanti agli indagati che hanno colori politici diversi dai propri sono più pericolosi dei giustizialisti perché trasformano il garantismo in quello che non può mai permettersi di essere: una pagliacciata. Viva il Riesame di Milano.


Al direttore – Una volta, alle Feste dell’Unità, il palco era sacro: si parlava in italiano, con la erre arrotata e le citazioni dei dirigenti, prima comunisti e, poi, democratici, che rimbombavano tra le salamelle e le bandiere rosse. I militanti ascoltavano, capivano, applaudivano. Ora, sotto la gestione del Pd schleiniano, il palco si è trasformato in un Ted Talk di provincia: si parla in inglese, si sottotitola in italiano, e si spera che almeno il wi-fi regga. “Hello comrades!”, dice la segretaria, mentre il pubblico cerca su Google Translate se “comrades” è un’offesa o un complimento. Il tono è internazionale, certo, ma il contenuto? Un misto di slogan vaghi, posture confuse da mondializzazione provinciale e un pizzico di eco-sostenibilità da brunch domenicale. Il Pd voleva aprirsi al mondo. Ha finito per chiudersi in un PowerPoint.

Alberto Bianchi


Al direttore – Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha spiegato per l’ennesima volta, dopo averlo già fatto in altre occasioni, che non disponiamo di una protezione aerea in grado di sostenere un attacco di saturazione con droni e missili. Dopo questa precisa spiegazione mi aspetto che vengano terminate le inutili polemiche sulle spese militari, e si provveda urgentemente a riparare le nostre lacune. Si tratta di un dovere imprescindibile della politica che altrimenti dimostrerebbe la sua totale inutilità e inadeguatezza.

Cristiano Martorella


Al direttore – Sto seriamente pensando di denunciarla per spaccio. Il Foglio non è un giornale: dà dipendenza. Una droga, non nociva. Non posso più farne a meno. Fortunatamente non siamo io e Lei perseguibili penalmente.


Grazie.


Benedetto Papa

Suggeriamo un vecchio motto più calzante forse: attenzione, può creare indipendenza! Un abbraccio e grazie.

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