La Casa Bianca contro il Venezuela, che definisce “il narcostato”. E c’è aria di crisi ai Caraibi

Gli Stati Uniti intensificano le operazioni nel Mar dei Caraibi contro presunti traffici illeciti legati al governo di Maduro. Caracas reagisce con minacce militari e rompe i rapporti diplomatici, mentre aumenta il rischio di un conflitto regionale

È sempre più escalation tra il presidente americano Donald Trump e il dittatore venezuelano Nicolás Maduro nel Mar dei Caraibi. Da una parte, ieri sera Trump ha fatto sapere che “tre narcoterroristi venezuelani” sono stati uccisi dopo un attacco statunitense. La seconda operazione in ordine di tempo contro un’imbarcazione accusata di trasportare droga – “basta guardare il carico sparso nell’oceano: enormi sacchi di cocaina e fentanyl ovunque” – è avvenuto in acque internazionali ed è stato condotto da truppe del Comando sud degli Stati Uniti. Trump non ha escluso una ulteriore escalation contro il narcotraffico che arriva dal Venezuela: “Vedremo cosa succederà”. Anche nella Determinazione presidenziale sui principali paesi di transito o produzione di droga illecita per l’anno fiscale 2026, un documento ufficiale che ha aggiunto Colombia e Afghanistan alla lista dei paesi che hanno “dimostrato di aver fallito” nella lotta alla droga, è scritto che soprattutto il Venezuela rappresenta il paese chiave per il traffico di droga e descrive il regime venezuelano come un fulcro della criminalità organizzata transnazionale.



Venerdì scorso l’America avrebbe fermato per otto ore una barca con nove pescatori a bordo. “Il Venezuela ha il diritto, in base al diritto internazionale, di rispondere” alla “aggressione militare” ed eserciterà il suo “legittimo diritto a difendersi”, ha dichiarato durante una conferenza stampa Maduro, definendo “interrotte” le relazioni tra Caracas e Washington. Come riassume El País, “il chavismo è passato dall’incredulità alla sorpresa, dalla sorpresa all’indignazione e dall’indignazione all’orrore”. E cita un alto funzionario: “Gli manca solo che si mettano a sparare agli edifici in cui ci troviamo, maledizione”. Anche il ministro della Difesa venezuelano Vladimir Padrino ha riferito del presunto aumento dei voli da ricognizione statunitensi, mentre cinque caccia F-35 americani arrivavano a Porto Rico per unirsi all’operazione militare contro il narcotraffico. Il regime di Maduro ora minaccia di attaccare il Guyana e Trinidad e Tobago in caso di attacco statunitense dai loro territori. E sta minacciando gli arrestati nel famigerato carcere El Rodeo: “Se c’è un’azione straniera, li faremo sparire”. Lì sono detenuti molti stranieri, pure l’italiano Alberto Trentini.


La Casa Bianca, dopo avere firmato un ordine esecutivo per consentire alle Forze armate americane di intraprendere azioni militari contro cartelli della droga, il 20 agosto scorso aveva ordinato al dipartimento della Difesa di inviare tre navi da guerra verso la costa caraibica del Venezuela. Al 29 agosto erano diventate sette, più un sottomarino nucleare d’attacco, e 4.500 uomini. Il 2 settembre Trump ha detto che Forze americane avevano colpito una nave che trasportava droghe, uccidendo le 11 persone a bordo, e il giorno dopo due caccia venezuelani Bma F-16 hanno sorvolato una nave americana. Definendo l’azione “altamente provocatoria”, ventiquattr’ore dopo la Casa Bianca ha inviato 10 caccia F-35 a Porto Rico, mentre il vicepresidente J. D. Vance scriveva su X: “Uccidere i membri dei cartelli che avvelenano i nostri concittadini è il miglior utilizzo delle nostre Forze armate”, e poi: “Democratici: mandiamo i vostri figli a morire in Russia. Repubblicani: proteggiamo il nostro popolo dalla feccia della terra”. Una risposta durissima gli è arrivata all’interno de Partito repubblicano da Rand Paul, a capo della Commissione per la sicurezza interna, che ha definito questa esaltazione di uccisioni extragiudiziali “spregevole”. Dopo aver ipotizzato che il filmato dell’azione fosse stata creata con l’intelligenza artificiale il governo venezuelano ha a sua volta ammesso che era vero, e ha accusato il governo americano di avere ucciso senza processo 11 persone che non erano narcos.



Anche per questo forse l’8 settembre scorso Hegseth si è recato a Porto Rico, dove le truppe sono state schierate per un’esercitazione. Ed ha pure visitato la Iwo Jima, una delle navi schierate, parlando ai marine a bordo. Trump dice che non ha in testa un regime change, ma la portavoce Karoline Leavitt ha reiterato che il governo di Maduro è “illegittimo”, e lo stesso Hegseth lo ha avvertito che “ha decisioni da prendere”. “Nessuna generazione di venezuelani si umilierà di fronte all’impero statunitense. Mai. Né oggi, né mai”, ha risposto Maduro. E ha annunciato l’avvio di un pian che contempla l’attivazione di 284 “fronti di battaglia” in punti strategici del paese, con l’obiettivo di mantenere “le coste libere da imperialisti, invasori e gruppi di violenza”. “E’ una narrazione assurda” aggiunge il ministro della Difesa venezuelano Vladimir Padrino López sulle accuse al regime di costituire il Cartello dei Soli. “Noi stessi siamo vittime del narcotraffico dei cartelli colombiani”. Eppure sempre più paesi appoggiano, anche se silenziosamente, la pressione militare di Trump contro Maduro.

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