Trentadue anni, esperto di cyberbullismo e diritto canonico, attento a ogni sussulto sul territorio, pittore e “sceriffo”, al punto da inseguire un marito picchiatore al volante, al grido di “chi tocca una donna tocca tutti noi”. Alla vigilia di Pontida, la Lega è pronta alla successione in Veneto
Gira tra le zucche della campagna veneta, salva donne maltrattate dai mariti su un’auto in corsa, tiene a battesimo nuovi centri per l’infanzia e coccola comunità dimenticate sulle montagne più sperdute, poi dipinge e va in barca: non è un nuovo supereroe dalla doppia vita in stile dottor Jekyll e Mister Hyde, è il trentaduenne vicesegretario federale della Lega e segretario della Liga veneta Alberto Stefani, anche parlamentare e, ultimo ma non ultimo, candidato designato (da Matteo Salvini) per le prossime elezioni regionali nella terra che della Lega è il simbolo dei simboli. Infine – e infatti – Salvini, a pochi giorni dal raduno di Pontida, ha parlato: “Dopo Zaia, Stefani”, ha detto. E anche il governatore veneto uscente Luca Zaia ha parlato, da protagonista della disfida dei tre mandati che ha opposto vari amministratori ai leader di partito (a destra come a sinistra): “Tifiamo per Stefani, è un ragazzo in gamba”, ha detto Zaia.
E anche se, sottotraccia, c’è chi, da Fratelli d’Italia, avrebbe (o aveva) altri piani, poi sostituiti da una strategia d’attacco per lo sbarco rinforzato di candidati di peso nel prossimo consiglio regionale e da una lista dei desideri per gli assessorati, Stefani, di fatto — dai passi mossi in Parlamento fino a quelli sulla sua pagina Facebook — sembra essere scivolato in modo naturale dal servizio sul campo in miniatura (da sindaco di Borgoricco che aveva deciso di devolvere il suo stipendio in un fondo per famiglie e anziani) al servizio sul campo al quadrato: ed ecco che, a Treviso, in questi giorni, si narra di uno Stefani “lancia in resta in tutta la provincia”; e in altre parole (“Stefani presentissimo”; “Stefani ubiquo”) dicono la stessa cosa a Padova, Verona e a Vicenza.
E magari ci sarà pure un po’ di amplificazione, fatto sta che Stefani, da deputato al secondo mandato, è noto a Roma per le battaglie contro il cyberbullismo ma, da presidente della Commissione Bicamerale per il federalismo fiscale, è anche considerato un ufficiale di collegamento con la pancia della Lega e un paladino delle Pmi, protette in prima persona nelle ore più nere del periodo pandemico: Stefani a un certo punto si mise infatti alla testa di una “cordata dei sindaci” per la riapertura in sicurezza di locali di ristorazione, asili nido e centri estetici. Definito “fuoriclasse” dagli estimatori e preso in giro come “piccolo genio” dai compagni fin dai giorni in cui, al liceo “Isaac Newton” di Camposampiero, cercava di convincere i più svogliati a iscriversi al movimento giovanile leghista, Stefani non è figlio d’arte: ha una mamma casalinga, una sorella infermiera, un padre “dirigente di se stesso”, racconta un collega, nel senso del “libero professionista orgoglioso di esserlo”, e una passione politica coltivata negli anni dell’università, quando il futuro deputato studiava Giurisprudenza con predilezione per il Diritto canonico, materia in cui poi si è laureato.
Non si sa che cosa lo ispiri quando dipinge per hobby: un collega giura di averlo visto “copiare” con i pennelli “una distesa marittima fotografata in vacanza”, un altro sostiene che Stefani sia capace di cimentarsi con le nature morte. Sia come sia, nella vita pubblica l’artista per diletto è stato metodico, risalendo tutto il cursus leghista fino ad approdare, soltanto ventiseienne, al piano alto della politica nazionale, entrando direttamente dal portone di Montecitorio e mettendosi alla prova con il tema dell’autonomia infrastrutturale del Veneto (vedi autostrade del nordest). Socio dell’associazione Autismo Onlus per l’integrazione dei bambini autistici, anni fa ha scritto all’allora premier a Cinque Stelle Giuseppe Conte una lettera in cui chiedeva di dare ai sindaci la possibilità di creare “un’agenda dei parchi pubblici”, con apertura a turno e a tempo alle famiglie di ragazzi colpiti da disabilità. Uno e trino, Stefani, per forza di cose, ora è anche soprannominato “sceriffo”, per via del suddetto inseguimento stradale di un marito violento al grido di “chi tocca una donna tocca tutti noi”.