“L’attivista è stato ucciso perché grandi forze hanno passato decenni a rimodellare norme sociali e istituzioni e a creare vaste schiere di americani pronti a esercitare grande violenza contro chiunque venisse presentato loro come nemico”. Così Liel Leibovitz, direttore del Tablet americano
Nelle circa 24 ore trascorse da quando Kirk è stato crivellato di colpi nello Utah da un tiratore che, al momento in cui scrivo, è ancora in fuga, ci è stata servita una valanga di risposte prevedibili: sdegno e dolore da parte di chi lo conosceva e gli voleva bene, gaudio sadico da parte di molti che non lo conoscevano, e, per la vasta maggioranza degli americani nel mezzo, una qualche versione del seguente sentimento: non possiamo permettere che succeda una cosa del genere in America. Amen, selah”. Così Liel Leibovitz, direttore del Tablet americano.
“Ma per fermare il prossimo sparatore – continua l’autore di ‘Come il Talmud può cambiarti la vita’ – dobbiamo prima capire da dove è venuto questo. E per circa 24 ore ci sono state offerte soltanto montagne di sciocchezze su questa domanda singolarmente cruciale. A sentire i nostri politici e opinionisti – a sinistra, a destra e al centro – la sparatoria è avvenuta in un clima politicamente carico ed è stata commessa da un codardo che ha scelto di mettere fine al dibattito con un proiettile. Aggiungi un po’ di retorica sulla salute mentale e l’obbligatoria smorfia sulla violenza da armi da fuoco, ed ecco la visione condivisa di cosa sia andato storto. Ed è per certi versi stranamente consolante, perché dipinge il tiratore come un mostro da film horror, terrificante ma singolare nel suo orrore, l’unico cattivo venuto fuori dalla palude tossica di fenomeni sociali cattivi ma curabili. Tutto quel che bisogna fare, allora, è trovarlo, prenderlo, scoraggiare altri dal farsi idee folli, e il nostro lungo incubo nazionale sarà finito.
L’incubo, purtroppo, è molto più grande. Se siamo onesti e equilibrati, non è difficile capire che la tragedia era imminente. Non è accaduta in un vuoto ed è stata tutt’altro che un’anomalia. Charlie Kirk è stato ucciso perché grandi forze hanno passato decenni a rimodellare norme sociali e istituzioni e a creare vaste schiere di americani pronti a esercitare grande violenza contro chiunque venisse presentato loro come nemico. Questa non è iperbole. In una coincidenza sinistra, poche ore prima dell’assassinio di Kirk la Foundation for Individual Rights and Expression ha pubblicato un sondaggio su 68.000 studenti in 257 università del paese; uno su tre ha detto che era accettabile usare la violenza in risposta a discorsi offensivi.
Come tutte le storie complesse e ancora in divenire, il racconto di come siamo arrivati fin qui è intricato e contiene molteplici aspetti. Ma dobbiamo guardarlo dritto in faccia e attaccare i problemi alla radice. Cominciamo, come è giusto, dalle nascite. Negli ultimi decenni i tassi di natalità americani sono precipitati e si prevede che raggiungeranno 1,6 nascite per donna nei prossimi tre decenni, ben al di sotto del tasso di sostituzione di 2,1 nascite per donna. Questo non dovrebbe sorprendere, perché gli americani, a quanto pare, hanno anche smesso di fare sesso. Nel 1990, secondo l’Institute for Family Studies, il 55 per cento degli americani dichiarava di avere rapporti sessuali regolari. Tale quota ora è scesa al 37 per cento, e sta calando ancora più rapidamente tra i giovani americani: nel 2022, il Kinsey Institute ha rilevato che un quarto dei membri della Generazione Z non aveva ancora avuto rapporti sessuali con un partner reale, vivo.
Charlie Kirk è stato ucciso perché grandi forze hanno passato decenni a rimodellare norme sociali e istituzioni e a creare vaste schiere di americani pronti a esercitare grande violenza contro chiunque venisse presentato loro come nemico. Come siamo diventati una società senza sesso che non si riproduce? La risposta è semplice: per progetto. Da almeno trent’anni, siamo stati sottoposti a una campagna accuratamente orchestrata contro l’incarnazione, cioè l’idea che le realtà biologiche contino e che abbiano qualcosa di profondo da dire su chi siamo. Ci è stato detto che, sebbene ogni cellula del corpo umano abbia cromosomi sessualmente specifici, il genere è una costruzione sociale che si può cambiare a piacimento, e che i maschi biologici dovrebbero ora poter competere negli sport femminili o scegliere di essere incarcerati nelle prigioni femminili. Coloro che obiettavano contro questa follia sono stati silenziati, o, se sfortunati abbastanza da essere britannici, arrestati. Intere generazioni di bambini sono cresciute imparando che era giusto e buono negare ovvie realtà biologiche.
Questa psicosi collettiva non è semplicemente accaduta. E’ stata orchestrata da una coalizione strettamente connessa che includeva politici democratici che hanno spinto messaggi e politiche transgender – compresa, diciamo, l’ex vicepresidente Kamala Harris, che plaudeva alle operazioni di cambio di sesso finanziate dal governo per i detenuti – oltre a media che hanno inquadrato la questione come una crociata per i diritti civili, fondazioni che hanno versato milioni in ong attiviste e società che si sono affrettate a far rispettare il nuovo anormale. E questa psicosi collettiva ci ha lasciato non pochi individui come, per esempio, Robin Westman, un giovane transgender che alla fine ha impugnato un fucile e ha massacrato due bambini in una scuola cattolica a Minneapolis, o Audrey Hale, una femmina biologica in transizione verso il maschile che ha massacrato tre bambini in una scuola cristiana a Nashville.
La lista delle iniquità, purtroppo, continua. In nome della ‘riforma della giustizia penale’, per esempio, orde di criminali violenti sono stati lasciati liberi, sostenuti da procuratori generali progressisti e da giudici e legislatori attivisti che hanno privato le forze dell’ordine di ogni mezzo per somministrare giustizia. Ci è stato detto che la cauzione era il Jim Crow dei giorni nostri. La prigione era una forma di schiavitù. Il poliziotto era razzista. E quando selvaggi come Decarlos Brown Jr., con 14 condanne precedenti per reati violenti, sono stati rilasciati, era solo questione di tempo prima che tirassero fuori un coltello e massacrassero Iryna Zarutska, una giovane rifugiata ucraina, su un treno a Charlotte, North Carolina. Tutto questo dovrebbe essere del tutto coerente per qualsiasi serio studente di politica.
Sia chiaro: nessun membro progressista del Congresso, né capo sindacale, né docente assistente di Antropologia ha mai detto a qualcuno di andare a sparare a Charlie Kirk o Donald Trump o chiunque altro. Ma il punto è che non dovevano dire la parte segreta ad alta voce. Tutto quel che dovevano fare era costruire una società fitta di giovani uomini e donne che aveva subito il lavaggio del cervello e che odiano sé stessi, odiano i corpi in cui sono nati, odiano la propria nazione e la propria fede e le proprie famiglie, e che prendono ordini da un’infrastruttura politica dall’alto che dice loro cosa pensare e quando. E’ esattamente il tipo di ambiente che genera facilmente gente pronta a sparare. Questa è la cattiva notizia. Ma ecco quella buona: c’è molto che possiamo e dobbiamo fare per assicurarci che non ci sarà un altro sparatore.
La ‘libertà accademica’, per scegliere un ovvio angolo del nostro degrado collettivo, non significa che si possano indottrinare i bambini e insegnare ogni sorta di insania vile mentre si insiste per il finanziamento pubblico. Ogni stato dell’Unione, a ogni livello scolastico, ha governi locali che approvano i curricula proprio per assicurarsi che qualche fanatico non sequestri i cuori e le menti dei giovani. Possiamo e dobbiamo negare a qualsiasi istituzione accademica impegnata in follie bigotte anche un solo centesimo di fondi pubblici, e punire vigorosamente ogni fallimento nel proteggere gli studenti dalle conseguenze del rifiuto di sottomettersi al pensiero di gruppo. Gli americani che apertamente chiamano alla sovversione del governo legittimamente costituito degli Stati Uniti si stanno rendendo colpevoli di sedizione. Il loro posto è in prigione. Le persone che hanno legami aperti con gruppi terroristi designati rappresentano una grave minaccia per la nostra sicurezza nazionale e possono e devono essere rimosse dall’America senza indugio. I medici che eseguono esperimenti medici raccapriccianti su bambini sotto il pretesto di “cura di affermazione del genere” o “credere alle fate” o qualsiasi altra ideologia febbrile dovrebbero essere incarcerati e perseguiti per abuso di minori. Gli amministratori dei loro sistemi sanitari che permettono che queste atrocità avvengano dovrebbero essere arrestati e perseguiti anch’essi. Gli attivisti cosiddetti progressisti che prendono soldi da Neville Roy Singham, un autoproclamato comunista con legami al Partito comunista cinese che gestisce la sua operazione da Pechino, dovrebbero essere perseguiti per essere parte di una cospirazione sediziosa per disturbare la pace interna degli Stati Uniti negli interessi di una nazione straniera ostile.
Nessuna di queste misure è estrema e sono tutte perfettamente legali. Tenere fiaccole commemorative o town hall su Zoom non fermerà il prossimo sparatore. Per farlo, dobbiamo liberare la nostra repubblica dai disastrosi propositi. E questo non è un progetto per un solo candidato, o per un solo partito politico: è un progetto di riconquista della civiltà, e richiama tutti noi a capire prima cosa è successo all’America e poi a lavorare insieme per cambiarla. Allora, e solo allora, daremo a Charlie Kirk giustizia e all’America un vero punto di svolta”. (Traduzione di Giulio Meotti)