L’italiano che fa barba e capelli all’Ajax

Nel salone di Fabio Taglieri i calciatori della squadra “trovano un momento di relax e spensieratezza”, dice il parrucchiere. “Il cliente dei miei sogni? Paolo Maldini. Ha pure un bel capello”

“Come li facciamo i capelli?”. Forbici in mano già pronte all’azione. “Qui in Olanda non sono tanti i parrucchieri che le usano: preferiscono la macchinetta”. E questa è stata la fortuna di Fabio Taglieri, cognomen omen su misura e destrezza da figaro contemporaneo. “Se agli italiani serve una dritta, da queste parti, vengono da me. Ma da qualche tempo pure i calciatori”. All’inizio fu per caso. “Un giorno entra un uomo, alto e slanciato. Mi chiede di aggiustargli la barba, ma quasi lo mando via, eravamo strapieni. Lui insiste. Aspetta, lo servo e alla fine mi sorride: ha capito che non l’avevo riconosciuto. E allora mi dice: “Piacere, sono Klaas-Jan Huntelaar”, storico attaccante oranje. Pensavo che non sarebbe più venuto. Invece prende di nuovo appuntamento. La terza volta, al momento di pagare, mi chiede il numero. Da allora sono venuti tutti”. Da allora Fabio è il barbiere dell’Ajax.



Siamo nel suo salone da parrucchiere, alle porte del centro di Amsterdam. Non è un negozio come gli altri: atmosfera nostrana, riviste calcistiche, maglie autografate appese alle pareti. “Sono sempre andato matto per il pallone”, racconta Taglieri al Foglio sportivo. “Huntelaar l’ha capito subito. Gli piace anche la cucina, la cultura italiana: si è sentito a casa e così ha iniziato a mandarmi altri clienti del suo giro”. Fino a qualche anno fa Kapsalon Salvatore – questo il nome del locale – era meta di avvocati e dirigenti d’azienda. “Poi sono cominciati a venire Schuurs, Tadic, Lucca, Conceiçao”. Chiunque transitasse per la squadra della capitale. “E infine Francesco Farioli”, l’allenatore emergente, ora al Porto, che l’anno scorso condusse l’Ajax a un soffio dallo scudetto – tra molti applausi e altrettanti rimpianti. “Qui dentro loro trovano un momento di relax e spensieratezza. L’appuntamento si fa abitudine. E tra un taglio e l’altro nascono vere e proprie amicizie”.



Fabio fa il suo mestiere a regola d’arte. Che non è soltanto acconciare, radere o pettinare: nel frattempo ascolta, domanda, fa scorrere le chiacchiere. “Vedrai, verrà un taglio da Champions League!”. Sempre con la battuta pronta – fra pochi giorni c’è Ajax-Inter e lui sarà allo stadio. “Farioli dice che ero diventato il suo psicologo. Veniva una volta alla settimana”. Ma dai. “I membri del suo staff invece una volta ogni due, come il resto dei ragazzi”. Che tipo di taglio chiedono? “Al calciatore piace il capello corto. Quasi tutti ce l’hanno così. Tranne Rugani, che vuole un look più ordinato: “Per carità, solo una spuntatina!”, mi diceva”. Fabio è un pozzo di aneddoti. Lo sarebbe ancora di più – si capisce, quando si limita a rispondere con un sorriso – ma deve osservare anche lui il proprio segreto professionale. “Ve lo spiego con un siparietto di Farioli. Una sera si gioca Psv-Utrecht e lui non la guarda. Era stato qui con me e poi a giocare con la figlia. Stampa olandese scandalizzata: d’accordo la bimba, ma può il parrucchiere essere più importante del Psv?”.



Dipende da chi è, dalle sue atipiche giornate. “Tadic è simpaticissimo: adora il caffè italiano. Con Perr Schuurs poi”, difensore del Torino, “si è instaurato un rapporto speciale: ha la cultura della famiglia, senso dell’umorismo, andiamo a vedere le partite insieme. In occasione del suo trasferimento in granata, l’avevo anche aiutato a trovare casa e a sistemare tutte le questioni burocratiche italiane”. Fabio parla da olandese acquisito. “Per forza: ho 47 anni e sono qui da 25.” Traslocando ha portato con sé tutto il resto: know-how, calore umano. E passione per il calcio. “Sono abruzzese di Pescina: la stessa cittadina di Ignazio Silone, del cardinal Mazzarino. Ma anche di Luciano Zauri e Domenico Morfeo”. Ci risiamo. “Laggiù ancora non tagliavo i capelli ai calciatori. Gli italiani però sono più esigenti degli olandesi, anche dal parrucchiere. Così chi viene da me approfitta di ciò che non riesce a trovare altrove”.



C’è poi una curiosa coincidenza: prima che Fabio diventasse il barbiere dell’Ajax, nessun calciatore o allenatore italiano aveva mai militato per i lancieri. Possibile? Altro sorriso. Poi lui aggiunge: “Devo tutto al mio amico Huntelaar”. E con Farioli vi sentite ancora? “Sempre. Quest’anno al Porto vincerà il campionato, Benfica permettendo. Qui si trovava bene, ma il problema è che l’Ajax come club è tornato indietro di anni: mancano i soldi, l’ambizione. E questo a Francesco non stava bene. Resta un ottimo club di transizione, per un calciatore che vuole crescere o vivere un’esperienza di assoluto benessere: chiedere a Rugani. Soltanto il richiamo della sua Juve l’ha fatto tornare indietro”. Pronostico di Champions? “Vedo male l’Ajax. Ma pure l’Inter, quest’anno: occhio allo sgambetto”. Taglieri lo dice da milanista doc. “Il cliente dei miei sogni? Paolo Maldini. Ha pure un bel capello”. Largo al factotum.

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