Diversi memorandum firmati a Bengasi dalla Gksd Holding. A officiare alla cerimonia c’è solo il capo dell’intelligence estera, Giovanni Caravelli. La Farnesina tagliata fuori
Roma. Giovedì scorso a Bengasi una delegazione italiana ha stipulato una serie di memorandum d’intesa su sanità, infrastrutture ed energia pulita con le autorità dell’est della Libia. Uno dei figli del generale Haftar, Belqasem, ha stipulato gli accordi per conto del Fondo per lo sviluppo e la ricostruzione della Libia, l’organo controllato dalla famiglia Haftar che supervisiona gli appalti per gli investimenti in Cirenaica. I memorandum sono stati siglati con la Gksd Holding del Gruppo San Donato, rappresentata dal suo presidente Kamel Ghribi e, secondo quanto riportato da Agenzia Nova, in ballo c’è la costruzione di quattro ospedali.
Dalle tante foto scattate durante il vertice e rese pubbliche dai libici sulla pagina Facebook del Fondo, emergono due anomalie. La prima è che la delegazione del governo italiano era guidata dal generale Giovanni Caravelli, direttore dei nostri servizi segreti esteri. Il fatto che un accordo commerciale come quello siglato a Bengasi abbia il patrocinio esclusivo dei servizi segreti, che dipendono dalla presidenza del Consiglio dei ministri di Alfredo Mantovano, fa da contraltare all’altra anomalia che emerge dalle foto, ovvero l’assenza dell’ambasciatore italiano in Libia, Gianluca Alberini. Lo stesso giorno della stipula dei memorandum in Cirenaica, il nostro diplomatico, che pure in questi anni ha incontrato gli Haftar svariate volte a Bengasi, era invece a Tripoli, come prova il profilo X dell’ambasciata, per un bilaterale con il presidente dell’Alto Consiglio di stato.
Insomma, alla stipula di un’intesa commerciale di notevole interesse per portata e attori coinvolti mancava l’organo deputato alla conclusione di accordi di commercio estero, ovvero la Farnesina, che sembra non è stata coinvolta nel viaggio di Caravelli. Dal ministero degli Esteri si ridimensiona l’accaduto, nessun attrito con la presidenza del Consiglio. Anzi, si ricorda che ogni qual volta gli Haftar sono venuti a Roma hanno incontrato Antonio Tajani, oltre che i ministri dell’Interno e della Difesa. Ma anche in questo caso, quasi sempre alla presenza di Caravelli, immortalato dalle foto diffuse dalle delegazioni libiche. Come un vero deus ex machina della politica italiana in Libia, oltre ad avere preso in appalto la politica di sicurezza nel paese, il direttore dell’Aise si ritrova ora a essere l’unico interlocutore italiano a Bengasi anche in tema di accordi economici. Un’anomalia che lascia un velo di opacità sugli accordi siglati e che potrebbe essere un nuovo capitolo della competizione tra dicasteri all’interno del governo italiano sulla gestione del dossier libico.