Con Spring Attitude, la Nuvola scopre il ritmo

La monumentale macchina da congressi dell’Eur, il 12 e 13 settembre, diventa un palcoscenico in cui Roma prova a ripensarsi capitale culturale. La collaborazione con EUR Spa e i sogni in grande del festival. Intervista

Spring Attitude, uno dei festival di musica contemporanea più importanti d’Italia, approda il 12 e 13 settembre alla Nuvola di Fuksas. “Nelle scorse edizioni a Cinecittà la pioggia ci ha messo alla prova. La Nuvola ci dà un tetto oltre a una cornice spettacolare”, racconta Andrea Esu, fondatore e direttore artistico. I nomi sono notevoli e capaci d parlare a pubblici diversi: dall’unica data italiana di Bicep ai Post Nebbia, dal dj set di Apparat a Giorgio Poi, da L’Impératrice a Marco Castello. E ancora DJ Tennis, Ellen Allien, Altın Gün, La Niña… “Il festival si articolerà su due palchi, uno nella parte inferiore, diecimila metri quadri dall’aria industriale, nord europea. L’altro sulla terrazza, sperando nel meteo! Uno spettacolo di laser-tecnica illuminerà l’androne, per stupire anche da fuori”, dice Esu. Così quell’architettura, pulita e quasi asettica, di notte si trasformerà in un elemento vibrante. “Spring Attitude non vuole essere solo musica, ma un’esperienza totale: quest’anno avremo in esclusiva nazionale gli irlandesi Bicep con il nuovo show ‘Chroma’, uno spettacolo audiovisivo tra bassi scolpiti e visual ipnotici”.


La Nuvola, nata come monumentale macchina da congressi, diventa un palcoscenico in cui Roma prova a ripensarsi capitale culturale. Qui convivono le fiere d’arte che attirano galleristi e collezionisti internazionali e la diplomazia ad alto livello – ultima tappa, la Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina a luglio. È forse la fiera della piccola e media editoria, “Più libri più liberi”, ad aver quasi “monopolizzato”, nell’immaginario romano, l’edificio di Fuksas. Ma con l’arrivo di Spring Attitude, la Nuvola smette di essere solo contenitore e si fa strumento. Si mostra nel suo essere organismo multiforme, campo di prova del presente. In una città spesso ripiegata sulla nostalgia, è un già un bel traguardo.



La collaborazione con EUR Spa è stata decisiva. “Quest’anno supportiamo il festival come coproduttori, mettendo a disposizione una location iconica e di grande prestigio – dichiarano i vertici di EUR Spa – Vogliamo che la Nuvola e gli altri spazi dell’EUR diventino centri di aggregazione culturale, oltre che poli congressuali. Che siano sempre più strategici per lo sviluppo di Roma e del paese, non solo rispetto al turismo d’affari, ma anche rispetto alla capacità di offrire un intrattenimento di qualità, in grado di contribuire a creare ricchezza e valore pubblico e sociale per la città. Apriamo le nostre strutture a contaminazioni artistiche diverse dalla musica classica a quella contemporanea, dalla danza al teatro, dalle arti visive alla performance elettronica. In questi anni Spring si è distinta nel panorama dei grandi festival musicali per la capacità di esplorare generi e sonorità nuove, con il coraggio d’innovare. Con questa stessa attitudine saprà dare forme e suoni nuovi alle suggestioni che le architetture della Nuvola regalano a chiunque la visiti”.

“Portare il festival all’EUR è anche un ritorno alle radici della musica contemporanea a Roma”, ricorda Esu. Nel primo decennio dei Duemila la terrazza del Palazzo dei Congressi ha ospitato Dissonanze, la “madre” di tutti i festival di elettronica in Italia. “Parte dello staff di Spring ci ha lavorato e in qualche modo quell’esperienza ci ha plasmati”. Quest’anno, inoltre, il 20 e 21 settembre l’Auditorium Parco della Musica celebrerà i 25 anni di Dissonanze e renderà un omaggio sonoro al suo fondatore Giorgio Mortari, prematuramente scomparso nel 2011.



Esu non nasconde le difficoltà di posizionarsi in un calendario europeo dominato da colossi internazionali. “Bisogna offrire motivi di attrattività. La Nuvola fa questo effetto: è una location unica al mondo, una vetrina globale”. L’ambizione è alta: portare nomi di peso, sperimentare nuovi linguaggi, consolidare il festival come hub culturale non solo per Roma, ma per tutto il circuito europeo. È una sfida economica, logistica e creativa: i costi crescono, i finanziamenti scarseggiano, e la concorrenza è serrata. “Il mio sogno è trovare qualche finanziatore importante, magari un fondo, che ci dia la possibilità di sperimentare di più mantenendo la governance del festival, per conquistare più pubblico internazionale”, aggiunge Esu. Un segnale che Roma, quando osa, sa ancora reinventarsi.

  • Enrico Cicchetti
  • Nato nelle terre di Virgilio in un afoso settembre del 1987, cerca refrigerio in quelle di Enea. Al Foglio dal 2016. Su Twitter è @e_cicchetti

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