“L’Ue deve battersi per il suo posto in un mondo in cui molte grandi potenze sono ambivalenti o apertamente ostili all’Europa”, ha detto la presidente della Commissione. E ha fissato le priorità per il prossimo anno: difesa, nuove promesse sulla competitività, iniziative per la demografia. Cercando di recuperare il consenso di socialisti e liberali
Bruxelles. Ursula von der Leyen si è presentata come la leader della difesa e dell’indipendenza dell’Europa nel suo discorso sullo Stato dell’Unione davanti al Parlamento europeo a Strasburgo, nel giorno in cui la Polonia è stata costretta ad abbattere una decina di droni russi che erano entrate nel suo spazio aereo. “L’Europa è in lotta. Una lotta per un continente unito e in pace. Per un’Europa libera e indipendente. Una lotta per i nostri valori e le nostre democrazie”, ha detto von der Leyen: “Una lotta per la nostra libertà e per la nostra capacità di determinare autonomamente il nostro destino”. Guerra della Russia in Ucraina, Donald Trump alla Casa Bianca, vertici di leader autocratici in Cina attorno a Xi Jinping: “Quest’estate ci ha dimostrato che non c’è semplicemente spazio o tempo per la nostalgia”, ha detto von der Leyen. “In questo momento si stanno tracciando le linee di battaglia per un nuovo ordine mondiale basato sul potere” e “l’Europa deve battersi per il suo posto in un mondo in cui molte grandi potenze sono ambivalenti o apertamente ostili all’Europa”, ha avvertito la presidente della Commissione.
Lo Stato dell’Unione fissa le priorità per il prossimo anno: priorità alla difesa, nuove promesse sulla competitività, iniziative per la demografia. Contestata da più parti per come ha gestito i primi dieci mesi del suo secondo mandato – l’accordo umiliante con Trump sui dazi, una proposta di bilancio dell’Ue che taglia i fondi agli agricoltori e alle regioni, il rapporto di Mario Draghi messo nel cassetto – Ursula von der Leyen punta sull’effetto bandiera. “Il mio discorso di oggi è un discorso per l’unità. Unità tra gli stati membri. Unità tra le istituzioni dell’Ue Unità tra le forze democratiche pro europee in quest’aula”.
Indossare i panni del generale dell’Europa è facile per Ursula von der Leyen. Ex ministro della Difesa in Germania, sperimentata nei tempi di crisi grazie al Covid e alla guerra russa, la presidente della Commissione ha ripetuto i soliti messaggi sull’Ucraina. “Abbiamo bisogno di più pressione sulla Russia per farla venire al tavolo dei negoziati”. Nei prossimi giorni sarà presentato il diciannovesimo pacchetto di sanzioni. Von der Leyen vuole accelerare l’uscita dai combustibili russi e colpire i paesi terzi che aiutano la macchina da guerra di Vladimir Putin (ma non ha fornito dettagli). La Commissione proporrà un nuovo programma per permettere all’Ucraina di produrre più droni, soprattutto fuori dal paese, con un’apposita alleanza e 6 miliardi di prestiti. I droni Russi sulla Polonia sono una “violazione sconsiderata e senza precedenti” dello spazio aereo dell’Europa. “Piena solidarietà con la Polonia”, ha detto von der Leyen, annunciando l’Eastern Flank Watch: un investimento nella sorveglianza dello spazio aereo alla frontiera orientale. “L’Europa difenderà ogni centimetro del suo territorio”, ha detto la presidente della Commissione, facendo eco a uno slogan della Nato. Per fare in modo che i paesi dell’Ue siano pronti al rischio di guerra entro il 2030, sarà presentata una nuova road map al Consiglio europeo per facilitare nuovi progetti comuni di difesa. La Commissione istituirà anche un “Semestre europeo della Difesa” per monitorare i progressi sulle capacità militari sul modello del Semestre europeo del Patto di stabilità che monitora le politiche fiscali.
Al di là della difesa, il discorso sullo Stato dell’Unione è stato un esercizio di equilibrismo di Ursula von der Leyen per cercare di recuperare il consenso di socialisti e liberali (perfino dei verdi), che negli ultimi mesi hanno minacciato di abbandonare la maggioranza con il Partito popolare europeo.
Primo esempio: Gaza. Von der Leyen ha indurito la sua retorica contro il governo di Benjamin Netanyahu sull’offensiva di Israele a Gaza e l’espansione degli insediamenti in Cisgiordania. “La carestia creata dall’uomo non può mai essere un’arma di guerra”, ha detto la presidente della Commissione, accusando il governo israeliano di “minare la soluzione dei due stati”. Von der Leyen ha annunciato un pacchetto di misure contro Israele: interruzione del sostegno bilaterale e dei finanziamenti al governo; sanzioni contro i ministri estremisti e sospensione parziale dell’accordo di associazione su questioni legate al commercio. In realtà, sono proposte che erano state avanzate prima dell’estate dall’Alto rappresentante, Kaja Kallas. Dentro la Commissione stata la stessa von der Leyen a opporsi, preferendo una misura simbolica: la sospensione della partecipazione delle start-up israeliane al programma di ricerca Horizon. Von der Leyen sa che non c’è l’unanimità degli Stati membri per le sanzioni, né la maggioranza qualificata per interrompere il commercio con le entità israeliane nei territori occupati.
Von der Leyen ha fatto concessioni a socialisti, liberali e verdi, che avevano messo in dubbio il loro sostegno alla presidente della Commissione, anche su altri temi. Ai socialisti è stato promesso un piano per affrontare la crisi degli alloggi e una strategia europea contro la povertà. Per i liberali sono state annunciate delle iniziative sulla democrazia, lo stato di diritto e libertà de media (non è la prima volta). Il Ppe è rimasto sorpreso dal suo annuncio che il futuro dell’auto in Europa è “elettrico”. Nessuna apertura alla possibilità di salvare il motore termico degli obiettivi zero emissioni nel 2035. Sarebbe una vittoria per i Verdi. La presidente della Commissione ha cercato di convincere i deputati che l’accordo raggiunto con Trump sui dazi è “il migliore”, perché l’alternativa sarebbe stata il caos. Ha anche tentato di rispondere all’accusa di aver rinunciato alla sovranità europea di fronte alle minacce di Trump di nuovi dazi. “Voglio essere assolutamente chiara su un punto: che si tratti di regolamentazione ambientale o digitale, siiamo noi a stabilire i nostri standard, siamo noi a stabilire le nostre normative. L’Europa deciderà sempre per sé stessa”. Donald Trump non è mai stato nominato dalla presidente della Commissione.
Il punto debole di von der Leyen rimane l’economia. Il rapporto Draghi, presentato un anno fa, è rimasto nel cassetto nei dieci mesi del secondo mandato. Von der Leyen si è concentrata sulla parte più facile, quella della semplificazione. A seconda degli studi, il rapporto Draghi è stato messo in atto tra l’11 e il 14 per cento. “L’indipendenza dell’Europa dipenderà dalla sua capacità di competere negli attuali tempi turbolenti”, ha riconosciuto la presidente della Commissione. Ma le promesse sulle raccomandazioni di Draghi sono le stesse di quelle fatte quando ha presentato la sua nuova Commissione a novembre: un 28esimo regime per le imprese; accelerare il lavoro sull’Unione dei risparmi e degli investimenti; far crescere tecnologie chiave come il quantum, l’AI o il biotech con un Fondo europeo apposito; un pacchetto per la produzione delle batterie; un altro pacchetto per le reti; un’iniziativa chiamata “Autostrade dell’energia”. L’urgenza per evitare la lenta agonia dell’Europa, paventata da Draghi nel suo rapporto, non è la priorità del “generale Ursula”.