Chicago è nelle mani del sindaco più impopolare d’America

Perché Donald Trump ha scelto la metropoli dell’Illinois come città dove sperimentare ancora il suo modello securitario “dall’alto”

Da settimane Donald Trump dedica ampia parte della sua presenza sui social a Chicago. Il presidente attuale non ha mai avuto in particolare simpatia la metropoli dell’Illinois, non soltanto perché è la città dov’è cresciuto politicamente Barack Obama, suo predecessore e nemesi intellettuale e ideologica, ma anche perché tutto fa pensare che Chicago sia la città scelta dalla Casa Bianca per una nuova puntata dello show militaresco di cui sono state già teatro Los Angeles e Washington D.C., con l’invio della Guardia nazionale per affrontare una presunta “emergenza criminale” che però a volte non esiste, o almeno non nei termini in cui viene dipinta dall’universo Maga. Di fatto, si dice, che solo Trump “può risolvere la situazione”. Se a Los Angeles e a Washington alla fine non è successo nulla (anche grazie all’abile collaborazione sottotraccia delle autorità locali che hanno sventato pericolose escalation), a Chicago la tensione sembra maggiore. Ci sono delle ragioni precise però se Trump l’ha scelta come città dove sperimentare questo modello securitario “dall’alto”, un modello inedito per il paese e per i repubblicani del secondo Dopoguerra, fino al 2024 gelosi custodi delle prerogative degli stati e delle autonomie locali.

Il motivo è il sindaco Brandon Johnson, forse il politico più impopolare d’America: proveniente dalle fila del sindacato degli insegnanti, è stato eletto nel 2023 dopo un’altra progressista impopolare, Lori Lightfoot, non è riuscita nemmeno ad arrivare al ballottaggio. Johnson quindi in teoria avrebbe dovuto superare la percepita inefficienza della sindaca che lo aveva preceduto. E invece lo scorso febbraio ha raggiunto un record poco invidiato, quello di politico più impopolare della storia americana, con un consenso del 6 per cento degli elettori registrato da un sondaggio, e un 56 per cento di rispondenti che invece ha un’opinione negativa. Ad aver contribuito a questa situazione è stata anche la sua pervicacia nel seguire iniziative progressiste che richiedevano un ampio uso della spesa pubblica. A cominciare da una proposta lanciata in campagna elettorale, “Bring Chicago Home”: imporre una sovrattassa sulle case dal valore superiore a un milione di dollari per finanziare un piano di edilizia popolare. L’anno successivo il referendum confermativo ha sconfitto questa proposta: il 53,2 per cento ha votato per il no. E nel 2024, a novembre, ha lanciato una nuova sovrattassa di 300 milioni per compensare il bilancio disastroso della città. Idea bocciata in modo unanime: 50 consiglieri contrari su 50. E di questi, 48 sono democratici. Una bocciatura così grave che il sindaco ha provato a minimizzare dicendo che la sua era solo una boutade per fare luce sul problema della casa. All’epoca il Wall Street Journal ha scritto che Johnson aveva messo la città su una china di “progressismo kamikaze”.

Ma è nel suo rapporto con il board di governo delle scuole pubbliche cittadine che il sindaco più impopolare d’America ha raggiunto il disastro: a inizio mandato ha tentato di allontanare il ceo dell’organismo Pedro Martinez, nominato da Lightfoot, perché poco propenso ad assecondare le richieste del sindacato insegnanti, con cui il primo cittadino ha sempre mantenuto un rapporto cordiale anche in virtù della sua passata esperienza nelle loro fila. Martinez semplicemente faceva resistenza all’idea di contrarre un nuovo prestito per coprire le richieste dei docenti, visto il debito che gravava dagli anni precedenti. Non solo: una volta che Martinez si è dimesso, lo scorso ottobre, il nuovo presidente Mitchell Ikenna Johnson ha attirato l’attenzione su di sé non per le innovative proposte ma per le sue frasi online che glorificavano l’attacco di Hamas a Israele il 7 ottobre 2023. E aveva pubblicato meme misogini e una teoria del complotto sugli attacchi dell’11 settembre. Un colpo mortale alla credibilità del sindaco che però sul crimine ha raggiunto dei risultati, dopo che nel 2021 la città aveva visto un esplosione di violenza a mano armata nei mesi successivi alla fine della pandemia. Allo stato attuale Johnson ha recuperato qualche punto di consenso rispetto a febbraio toccando un 26 per cento di approvazione. Come insegna la parabola di Biden, le statistiche contano poco se la percezione non segue i numeri. E per Johnson potrebbe decisamente non bastare per salvare sé stesso e la sua città dall’arrivo della Guardia nazionale.

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