Nel suo ultimo discorso il premier dimissionario ha insistito sul problema del debito, 3.415 miliardi di euro, “un fardello che grava sulle giovani generazioni”. Il presidente della Repubblica cercherà una sponda a sinistra per creare un esecutivo di larghe intese
Parigi. Quando la presidente dell’Assemblea nazionale, Yaël Braun-Pivet, enuncia l’ordine del giorno, l’ala sinistra dell’emiciclo, quella occupata dai partiti del cosiddetto Nuovo fronte popolare, Partito socialista, Verdi, Partito comunista e France insoumise, inizia a rumoreggiare. Sulla tribuna del Palais Bourbon, il palazzo neoclassico che ospita la Camera bassa francese, sta per salire François Bayrou, che due settimane fa, a sorpresa, ha deciso di sottoporre il suo governo al voto di fiducia dei deputati sulla sua proposta di manovra finanziaria per il 2026: un piano di tagli da 44 miliardi di euro per risanare i conti pubblici. Il leader dei centristi del MoDem si avvicina al pulpito con l’aria di chi sa già che sarà il suo ultimo discorso da primo ministro e dunque può dire quel che è necessario. “Signore e signori del Parlamento, avete il potere di rovesciare il governo, ma non avete il potere di cancellare la realtà”, dice il primo ministro francese, difendendo la sua cura d’austerità per la Francia, “un paese in prognosi riservata”, che “non ha un bilancio in pareggio da 51 anni”. “Spendere è diventato un riflesso e, peggio ancora, una dipendenza. Le spese ordinarie del paese, le spese per la nostra vita quotidiana, per i servizi pubblici, per le pensioni, ci siamo abituati a finanziarle a credito”, ha continuato.
Dinanzi a un’aula rumorosa durante tutta la durata del discorso, che ha costretto la presidente dell’Assemblea nazionale a chiedere maggiore disciplina, Bayrou ha insistito sul problema del debito, 3.415 miliardi di euro, “un fardello che grava sulle giovani generazioni”. “Abbiamo infranto il contratto di fiducia tra generazioni che è alla base del contratto sociale”, ha affermato Bayrou, rilanciando un dibattito che nei giorni scorsi aveva suscitato diverse polemiche: l’egoismo dei boomer a detrimento dei giovani che dovranno pagare il debito per tutta la vita. “Sono rimasto colpito da quanto i giovani si sentano una generazione sacrificata e dicano: ‘Noi non avremo nessuna pensione’”, ha sottolineato Bayrou, elencando gli altri problemi del paese: il calo della produzione rispetto ai vicini, la crisi degli alloggi, l’emergenza securitaria e migratoria, gli squilibri tra le grandi città e i deserti rurali. “La Francia è una magnifica cattedrale da ricostruire. Tutte queste questioni sono oggi condizionate alla capacità di controllare le nostre spese e al sovraindebitamento”, ha affermato Bayrou, spiegando che “la sottomissione al debito è come la sottomissione alla forza militare: sottomessi dalle armi o dai creditori, in entrambi i casi perdiamo la nostra libertà”. A un certo punto, durante il suo discorso, il leader del MoDem ha preso di mira la sinistra giacobina e i suoi tic anti ricchi, lanciando anche un messaggio tra le righe al suo successore: “Un paese come il nostro ha bisogno di investitori. Il surplus commerciale nel settore del lusso ammonta a 40 miliardi di euro all’anno. Inoltre, la valorizzazione e l’immagine della Francia, che contribuiscono sia all’industria che al turismo, rappresentano decine di migliaia di posti di lavoro”.
Uno dopo l’altro i leader dell’opposizione sono saliti sulla stessa tribuna da cui il leader centrista aveva appena terminato il suo ultimo discorso da capo dell’esecutivo, a nove mesi dalla sua salita a Matignon tra innumerevoli incertezze e dopo la parentesi brevissima, tre mesi, del gollista Michel Barnier. “La fine dell’agonia di un governo fantasma”, ha dichiarato Marine Le Pen, capogruppo dei deputati del Rassemblement national, secondo cui “per Macron la dissoluzione dell’Assemblea nazionale non è più un’opzione ma un obbligo”. “Votando oggi il no alla fiducia, i socialisti si assumono la responsabilità di affermare che sono pronti, con la sinistra e gli ecologisti, a governare”, ha detto Boris Vallaud, capogruppo del Partito socialista, con cui Macron nei prossimi giorni cercherà una sponda per creare un esecutivo di larghe intese e provare a cercare quella stabilità politica che non ha mai trovato dall’inizio del secondo quinquennio.
364 voti contro, 194 a favore, 25 astenuti, annuncia la presidente dell’Assemblea nazionale poco prima delle 19, ufficializzando la caduta del quarto capo di governo in meno di due anni. Uscendo dalla Sala dei passi perduti, un habitué del Palais Bourbon lascia cadere queste parole: “Ce lo ricorderemo come il primo ministro che ha detto la verità ai francesi”.