Nadia Gresini, la prima donna del Motomondiale

“C’è voluto del tempo, ma hanno capito che anche una donna può gestire un team”, ci dice la ceo del Team Gresini Racing

Nadia, devo dirti una cosa. Se mi succede qualcosa, vendi. Vendi tutto. Prendi i soldi, cresci i nostri figli e mettiti al riparo da questo lavoro. È un ambiente impossibile da gestire”. Ottobre 2020, l’Italia attraversa una nuova ondata di Covid e Fausto Gresini, due volte campione del mondo della 125 e manager della sua Gresini Racing, non ha dubbi: la vita della sua famiglia non dovrà incrociare le piste del Motomondiale. Le cose sono andate diversamente. Gresini è scomparso nel febbraio 2021 e sua moglie oggi è a capo del team da lui fondato nel 1997, prima donna alla guida di una squadra nella MotoGP. Una storia raccontata in Quando la vita si mette in moto, appena uscito per Cairo Editore.

Nadia Padovani Gresini, come aveva vissuto l’ambiente delle corse, prima di allora?


“Quando Fausto correva, io ero giovanissima. Entravo in questo mondo da fidanzata del pilota, quindi mi sembrava tutto molto affascinante: questi ragazzi in moto con le loro tute di pelle mi sono sempre sembrati dei guerrieri che salgono a cavallo dopo avere indossato l’armatura. Anche quando ha smesso di correre l’ho seguito solo ogni tanto, perché nel frattempo lavoravo come infermiera ed era nato il nostro primo figlio. Sono sempre stata al suo fianco, anche se non direttamente coinvolta. Di figli alla fine ne abbiamo avuti quattro e ho dovuto smettere di lavorare, perché gestire una famiglia con un marito sempre via per lavoro non era possibile. Ma Fausto faceva quello che amava fare. Diciamo che lui aveva il suo team che viaggiava in tutto il mondo e io avevo il mio team a casa”.

Perché suo marito diceva che quello delle corse era un ambiente impossibile da gestire?


“Perché a volte le cose potevano andare bene, e altre no. C’era l’aspetto degli sponsor: i momenti in cui si poteva essere sereni e quelli in cui si rischiava di dover chiudere tutto. In questo mondo ci era cresciuto, quindi conosceva bene tutte le dinamiche che lo regolavano. Io le conoscevo soltanto dai suoi racconti”.



Perché ha deciso di non seguire il consiglio di suo marito e ha preso in mano la squadra?


“Fausto ha dedicato la sua vita a questo team, proprio come si fa con un figlio appena nato quando lo si cresce fino a farlo diventare grande. Per lui l’azienda era importantissima. È vero che mi aveva raccomandato di non farlo. Ma avevo appena perso mio marito, vendere l’azienda avrebbe significato perdere tutto di lui. Mi avrebbe fatto un male terribile. Per quella stagione eravamo coperti, perché Fausto e gli altri collaboratori avevano già trovato tutto quello che serviva. E allora mi sono detta: ci provo, ci proviamo”.


“Gresini es una familia”, ha detto Álex Márquez al fratello Marc per convincerlo a seguirlo nel vostro team nella scorsa stagione. Cos’è che rende il vostro team una famiglia? “È sempre stato così, anche quando c’era Fausto. Forse è anche tipico della nostra regione: siamo gioviali, accogliamo le persone. Io sono una mamma e i piloti hanno l’età dei miei figli. Parliamo molto, anche di cose personali. E poi non ci mettiamo pressione l’un l’altro. Ce n’è già tanta. Se una gara non va come previsto, non iniziamo a sottolineare chi ha sbagliato e cosa”.



Qual è stato il momento più bello da quando dirige la squadra?


“La prima vittoria di Enea Bastianini, nel 2022 in Qatar. All’esterno c’era una certa diffidenza nei miei confronti. Cosa farà questa donna? Ora che non c’è più Fausto salterà tutto per aria? Il tenore delle voci era questo. Quando è arrivata la vittoria di Enea, inaspettata, mi sono ritrovata sul podio a piangere. In quelle lacrime c’era tutto: mio marito, quello che avevamo passato, le voci del paddock. Vincere è stato favoloso, anche perché ha vinto proprio Enea, il pilota scelto da Fausto in Moto3”.

Negli anni successivi è cambiata la percezione che il vostro ambiente ha di lei come donna a capo di una squadra?


“C’è voluto del tempo, ma hanno capito che anche una donna può riuscire a fare bene nel mondo delle corse. Quando abbiamo vinto la prima gara dicevano: è stato un caso. Però Enea quell’anno ha vinto altre tre gare. E poi c’è stato Marc Márquez che ha deciso di venire nel nostro team, e non poteva essere un caso. Un’azienda come la nostra è difficile e rischiosa da gestire: non facciamo scatolette di tonno, non c’è un prodotto che permette di avere un ricavo sicuro. Ci sono riuscita nonostante non ci sia più Fausto, la figura attorno a cui tutto ruotava”.



Ci sono delle cose in cui lei è più brava di suo marito?


“Sono più diretta di lui, se ci sono delle problematiche le affronto senza girarci intorno. Se c’era stato un problema in azienda, Fausto era capace di passare il weekend al telefono per parlarne con le persone di cui si fidava. A me invece piace risolvere le situazioni direttamente con le persona coinvolte. Ci possono essere discussioni anche all’interno delle squadre, ma i problemi vanno affrontati subito”.

E in cosa invece Fausto Gresini


resta imbattibile?


“Fausto è stato pilota, conosceva tutti gli aspetti di questo mondo, anche quelli minimi. La sua esperienza pazzesca rimane insostituibile. E poi aveva una visione rivolta al futuro, sempre attenta a cogliere le novità. Da parte mia sto cercando di mettere in pratica alcune delle cose che mi diceva gli sarebbe piaciuto realizzare”.



Nel libro racconta che ci sono stati sponsor che hanno rescisso il contratto dopo aver saputo che la guida del team era stata assunta da una donna. Chi erano questi sponsor? Che motivazione le hanno dato?


“Meglio evitare di fare nomi. La motivazione che mi è stata data è che avevamo una moto dell’anno precedente e quindi non performante. Alla fine abbiamo vinto quattro Gran premi con Enea, quindi anche la moto non doveva essere tanto male”.

Meglio parlare del futuro. Nel libro dice che voi siete una modesta trattoria del Motomondiale. Dove però si mangiano pietanze squisite. E dice che col tempo punterete anche alle stelle Michelin. Dove volete arrivare?


“Col tempo vogliamo arrivare dove vogliono arrivare tutti i team: a vincere il mondiale della MotoGP. È chiaro che non è semplice. L’altr’anno però un team indipendente ce l’ha fatta, quindi è una cosa che può succedere. Per quest’anno invece puntiamo al secondo posto. Sarebbe bello puntare al primo, ma in questo momento Marc Márquez lassù è un alieno”.

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