Dal 2009 i jihadisti ne hanno uccisi oltre 50.000. L’allarme anche su Iran, Cina, Nicaragua e Cuba
La Nigeria è oggi il paese più pericoloso al mondo per i cristiani: qui, nel 2023, si è concentrato il 69 per cento di tutti i cristiani uccisi a livello globale, dal 2009 ne sono stati assassinati oltre 50.000. Solo in un attacco a una chiesa cattolica, avvenuto lo scorso giugno, i morti sono stati più di 2.000. Si registrano situazioni gravi per la libertà religiosa anche in Iran, Cina, Nicaragua e Cuba. Lo ha denunciato in un’intervista Vicky Hartzler, da giugno presidente della US Commission on International Religious Freedom (Uscirf), organismo bipartisan incaricato di monitorare e promuovere il rispetto della libertà religiosa nel mondo. Per la Nigeria, Hartzler ha chiesto al dipartimento di stato americano di designarla come “paese di particolare preoccupazione” e di fare pressione sul suo governo affinché protegga meglio i cittadini e persegua i responsabili di crimini contro la religione. Il mandato della Commissione si estende però a tutte le religioni.
Se in Nigeria i jihadisti hanno un ruolo centrale nella persecuzione, in Iran è il regime stesso: nel 2024 si sono registrate più di 900 esecuzioni e 96 cristiani sono stati condannati a pene detentive per un totale di oltre 260 anni. In Cina, sia cristiani che musulmani subiscono la stretta del regime comunista, impegnato in una campagna di “sinizzazione” che colpisce in particolare i musulmani uiguri nello Xinjiang, ma obbliga anche le chiese – come le moschee – a esporre i ritratti del leader Xi Jinping e a sostituire il culto con la propaganda del Partito. Stephen Schneck, che aveva presieduto l’Uscirf sotto l’Amministrazione Biden, aveva messo in guardia da “una storica impennata della persecuzione religiosa in tutto il mondo” evidenziando anche la persecuzione dei musulmani Rohingya in Myanmar. E’ stata richiamata l’attenzione anche sul Nicaragua, dove il regime del presidente Daniel Ortega arresta sacerdoti, espelle suore e persino monitora le omelie, e sulla repressione in corso a Cuba, che continua a colpire chiese e voci religiose indipendenti.