Dalla giustizia alla carne sintetica, dalla dittatura climatica di Bruxelles al populismo bancario di ritorno. Quando la destra delle scelte coraggiose si nasconde dietro alla destra che rincorre i populismi del passato
Un po’ di qua e un po’ di là. La valvola di sfogo è un dispositivo che si apre automaticamente quando la pressione interna di un contenitore supera un certo limite. Di solito l’apertura della valvola impedisce l’esplosione del sistema e, pur provocando uno shock, aiuta a tenere in sicurezza il resto del contenitore, evitando un’esplosione o meglio un’autoesplosione traumatica. In politica, invece, la valvola di sfogo rappresenta una piccola via di fuga attraverso la quale i partiti cercano di scaricare le proprie tensioni su alcune singole questioni. Di solito vengono utilizzate come armi di distrazione di massa: quando si vuole evitare di discutere troppo di alcune scelte difficili da spiegare, si aprono le valvole di sfogo per spostare l’attenzione da fatti importanti ma complessi a fatti più piccoli e più semplici, da offrire in pasto agli elettori tradizionali. Nel caso del governo Meloni, le valvole di sfogo utilizzate dalla maggioranza per inondare di fumo il dibattito pubblico sono tanto spaventose quanto rivelatrici. Spaventose perché ci ricordano che cosa vuol dire per la destra essere coerente con la sua storia recente e con alcune sue irresponsabili promesse elettorali. Rivelatrici perché quando una valvola viene attivata lo si fa perché il governo ha bisogno di diversivi per giustificare scelte pragmatiche e spesso coraggiose che non sa come spiegare.
Un po’ di qua e un po’ di là. La valvola di sfogo oggi più evidente, lo abbiamo detto, è quella che riguarda il populismo sanitario: quando il percorso del governo verso l’establishment europeo è molto forte, avere un diversivo è importante per provare a dire ai propri elettori: ehi, siamo sempre noi, non siamo cambiati. I diversivi vengono usati quando i populisti del passato si rendono conto dell’incoerenza delle proprie azioni, ed essere europeisti, antiputiniani e poco trumpiani per un governo nato euroscettico e molto trumpiano è spesso un imbarazzo quotidiano.
Nei primi tre anni di governo Meloni i diversivi individuabili sono stati tanti, ed è utile metterli insieme per orientarsi in uno dei giochi più spericolati della maggioranza post nazionalista: andare in una direzione ma fare di tutto per evitare che quella direzione sia percepita come una svolta vera.
Un po’ di qua e un po’ di là. Tra i diversivi utilizzati dal governo e dalla maggioranza per avvolgere le proprie azioni dentro una cortina di fumo ce ne sono di ricorrenti. Il populismo penale serve a camuffare gli eccessi di garantismo. L’evocazione del complotto dei magistrati serve a distogliere l’attenzione dall’austerità modello Monti divenuta ormai un mantra inconfessabile del governo. Il populismo sui vaccini serve a camuffare l’antipopulismo in politica estera. La guerra contro la carne sintetica è un diversivo fondamentale per dimostrare di essere ancora una destra sovranista. La difesa conseguente della cosiddetta sovranità alimentare serve a mascherare l’aumento di importazioni agricole da Paesi extra Ue, favorito anche da accordi europei. La battaglia contro la “dittatura climatica” di Bruxelles viene usata per coprire l’accettazione dei piani Ue su rinnovabili, idrogeno e infrastrutture green. La bandierina dell’Albania, ovvero l’uso dei paesi terzi per governare muscolarmente l’immigrazione, serve a nascondere che il governo Meloni ha archiviato blocco navale e porti chiusi per collaborare con l’Europa.
E lo stesso populismo sulle banche, che torna regolarmente di moda di solito alla fine di agosto con l’evocazione degli extraprofitti, serve a nascondere la trasformazione della destra di governo in una costola del mainstream europeo, e non è difficile da immaginare che nei prossimi giorni una sventagliata contro le banche possa servire anche a nascondere un fatto difficile da ammettere in queste ore: i danni generati dal trumpismo, attraverso i dazi, agli amici del trumpismo in Europa, Italia compresa.
I diversivi indicano insieme un elemento di oscenità e uno di vitalità. Oscenità perché sono giochi pericolosi. Vitalità perché ogni volta che la destra cerca di tornare simbolicamente al passato lo fa anche perché sa che il passato è ormai lontano e ha bisogno di bandierine per illudere i propri elettori che sia ancora presente. Un po’ di qua e un po’ di là. Il gioco è spericolato e pericoloso. Ma non basta, per fortuna, una valvola di sfogo a nascondere la presenza di una destra che prova a cambiare, a volte anche contro la sua stessa volontà, in una destra che rincorre ancora il passato, e che fatica ancora terribilmente a fare i conti con il nemico più pericoloso per ogni populista: la realtà, bellezza.