Il primo ministro israeliano accusa il presidente francese di aver alimentato il “fuoco antisemita” in Francia con il suo annuncio a luglio di voler riconoscere la Palestina come stato autonomo. L’indignazione dell’Eliseo: “Il periodo richiede serietà e responsabilità, non generalizzazioni e manipolazioni”
Parigi. La relazione tra Francia e Israele è entrata negli ultimi giorni in una nuova zona di turbolenze. In una lettera inviata al presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha manifestato la sua preoccupazione per “l’inquietante aumento dell’antisemitismo in Francia”, paese che ospita la più grande comunità ebraica dell’Europa occidentale. “Negli ultimi anni, l’antisemitismo ha devastato le città francesi”, afferma Netanyahu nella missiva, accusando l’inquilino dell’Eliseo di aver alimentato “questo fuoco antisemita” con il suo annuncio a luglio di voler riconoscere la Palestina come stato autonomo in occasione dell’Assemblea generale dell’Onu di settembre.
“Il vostro appello a uno stato palestinese alimenta questo fuoco antisemita. Premia il terrore di Hamas, rafforza il suo rifiuto di liberare gli ostaggi, incoraggia coloro che minacciano gli ebrei francesi e alimenta l’odio per gli ebrei che ora aleggia nelle vostre strade”, ha aggiunto elencando una serie di episodi di antisemitismo verificatisi in Francia negli ultimi tempi a supporto delle sue accuse. A partire dai recenti atti di vandalismo contro gli uffici parigini della compagnia aerea israeliana El Al e dalle aggressioni ai rabbini “per le strade di Parigi”. Netanyahu ha invitato il presidente francese a tornare sui suoi passi in merito alla decisione di riconoscere la Palestina, “e a farlo entro una data precisa: il Capodanno ebraico, il 23 settembre 2025”. La lettera, inviata in un contesto di tensioni diplomatiche che dura da quasi due anni – l’inasprimento della crisi è iniziato con la decisione di Macron di sospendere la fornitura di armi a Israele e vietare alle aziende israeliane la partecipazione al salone militare francese Eurosatory – ha suscitato l’indignazione dell’Eliseo, che ha definito l’accusa di Netanyahu “erronea e abietta” e avvertito che “non resterà senza risposta”. La presidenza della Repubblica ha precisato che Macron risponderà con una lettera formale che verrà inviata direttamente a Netanyahu.
“Il periodo richiede serietà e responsabilità, non generalizzazioni e manipolazioni”, ha aggiunto l’Eliseo, sottolineando che “la Repubblica protegge e proteggerà sempre i suoi concittadini di fede ebraica”. Il ministro degli Affari europei, Benjamin Haddad, ha detto che la Francia “non ha lezioni da ricevere nella lotta contro l’antisemitismo”, invitando Netanyahu a non “strumentalizzare” il tema dell’“antisemitismo che avvelena le nostre società europee”. Dopo aver manifestato la sua solidarietà a Israele in seguito ai massacri del 7 ottobre, Macron ha più volte preso le distanze dalla strategia del governo israeliano. E lo ha fatto anche ieri pomeriggio con un messaggio su X: “L’offensiva militare che Israele prepara a Gaza non può che portare a un vero disastro per i due popoli e trascinerà la regione in una guerra permanente”. Si tratta di un nuovo punto critico nei rapporti tra Francia e Israele e secondo le informazioni di Israel Hayom, il ministero degli Esteri israeliano starebbe valutando l’ipotesi di chiudere il consolato generale francese a Gerusalemme come ulteriore misura di rappresaglia. Anche l’Australia, che si è detta pronta a riconoscere lo stato di Palestina accanto a Francia, Regno Unito e Canada, è sotto il fuoco delle critiche del governo israeliano. Lunedì Canberra si è rifiutata di concedere il visto al deputato israeliano di estrema destra Simcha Rothman. In risposta, Israele ha revocato i visti ai diplomatici australiani presso l’Autorità nazionale palestinese. “La storia ricorderà Albanese (il primo ministro australiano, ndr) per quello che è: un politico debole che ha tradito Israele e abbandonato gli ebrei australiani”, ha scritto sul social X Netanyahu. In risposta, il ministro dell’Interno australiano Tony Burke ha dichiarato che l’attacco del premier israeliano dimostra che è “un leader frustrato che sta reagendo con rabbia”.