La pace di Trump in Congo è durata poco

L’M23, il gruppo armato filoruandese attivo nelle province del Nord e Sud Kivu, si ritira dall’accordo con Kinshasa e il “trionfo” di Washington sfuma

Già vacilla quella pace nella Repubblica democratica del Congo (Rdc) che il presidente americano Donald Trump annovera tra le sei intese per cui ritiene di meritare il Premio Nobel per la Pace. Anzi, era forse l’accordo che sembrava il più solido, siglato il 27 giugno scorso a Washington tra i governi di Kigali e di Kinshasa, in base al quale il Ruanda ha ritirato le sue truppe dalla parte orientale del Congo in cambio della fine del sostegno della Repubblica democratica ai ribelli delle Forze democratiche per la liberazione del Ruanda. L’intesa era stata definita da Trump come “un trionfo glorioso per la causa della pace”, seguita dalla prospettiva di grossi investimenti americani nelle miniere locali di oro, rame e litio. Anche il presidente congolese Félix Tshisekedi, a sua volta, aveva avanzato la richiesta di assegnare a Trump il Nobel.

Solo che quell’accordo era a sua volta legato al cessate il fuoco siglato appena un mese fa a Doha, con la mediazione del Qatar, tra il governo di Kinshasa e il Movimento 23 marzo (M23): il gruppo armato attivo nelle province del Nord e Sud Kivu, che era in realtà il principale contendente del conflitto. Il Ruanda si limitava ad appoggiarlo. Ora però l’M23 ha annunciato il ritiro dai negoziati di pace, accusando le autorità di non aver rispettato le clausole dello stesso cessate il fuoco. “Il governo non vuole la pace”, ha dichiarato il portavoce dell’M23, Lawrence Kanyuka, alla Bbc, denunciando attacchi contro le posizioni ribelli nonostante l’impegno reciproco a sospendere le ostilità. “Ci aspettavamo la firma di questo accordo il 18 agosto”, è la risposta di Kinshasa, “ma l’M23 sta ponendo condizioni inaccettabili per il popolo e il governo congolesi”. Come se non bastasse, nella regione sono attivi anche i miliziani ugandesi delle Forze democratiche alleate (Fda), che tra il 9 e 16 agosto hanno ucciso almeno 52 civili, dopo averne massacrati altri quaranta a fine luglio in una chiesa.

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